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13/04/2005 16:49
 
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Scritto da: fefi87 12/04/2005 21.49
scusa lisa ma leggendo la storia m pare ke manki 1 pezzo.... ma magari m poxo sbagliare....




grazie x avermelo fatto notare[SM=x150401] [SM=x150403]
ora ho aggiustato tutto!![SM=x150403]

Mezz’ora dopo la rabbia che sentivo dentro di me era scivolata fuori dal mio corpo, prigioniera delle lacrime.
Sentii la porta d’ingresso chiudersii e ne dedussi che Luca doveva essere uscito. Mi alzai lentamente, con i muscoli indolenziti. Avevo un cerchio alla testa e le spalle mi dolevano per i troppi singhiozzi.
Andai in salotto e mi sedetti sul divano. Cercavo nel mio cuore le fiamme ardenti di quel risentimento e quell’amarezza che mi soffocavano poco prima…ma non trovavo null’altro che le ceneri. Ero calma.
Quel pomeriggio mi feci tante domande. Domande che prima o poi tutti ci facciamo. Capii che il pensare a Fede, litigare con Luca e provare dentro di me una rabbia immensa e ingiustificata, non erano propriamente le cause della lunaticità che mi prendeva negli ultimi giorni, ma solo le inevitabili manifestazioni di essa.
A quindici anni ero inciampata in me stessa, ero andata a sbattere contro la mia figura, costretta a guardarmi negli occhi e chiedermi: << Io sono un che cosa?>>. Arrivò così, con quella domanda, in un istante: l’età della ragione.
Ero la figlia dei miei genitori, la migliore amica di Luca, la compagna di banco di Mariafrancesca, un alunna del Liceo…ma chi ero io per me stessa?
Ero una ragazzina alla disperata e assidua ricerca del suo posto nel mondo, una bambina che cresceva…o almeno ci provava; perché mi stavo accorgendo che crescere non era affatto facile.
Certo, diventi più alta, ti cresce il seno e ti vengono le mestruazioni, ma…dentro cosa cambia?
Da bambina pensavo che mi sarebbe bastato diventare grande e sarei riuscita a fare di tutto…ma viste da questa prospettiva le cose non erano per niente facili. Mi sembrava di dover dimostrare qualcosa al mondo, e mi mancava il coraggio per farlo.
Ero forse vigliacca, ma la verità era che avevo paura di crescere. Volevo rimanere per sempre bambina…. Dieci anni fa non litigavo con Luca e non c’era nessun Federico a scombussolare i miei pensieri.
Avevo paura del mondo, di quella lunghissima corsa ad ostacoli dove non ti puoi ritirare, soltanto correre…di quell’enorme giostra che gira mossa dalla fredda indifferenza e dal cinismo, a cui non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato…certo non si fermerà aspettando che tu lo ripari. E non puoi neppure urlare: <>. Perché quella giostra continuerà a girare e non ti ascolterà…e forse non ti sentirà neppure. L’unico modo per scendere sarebbe arrendersi alla vita e perdere…e perdere era una cosa che non mi piaceva.
Ma ero io a cambiare o tutto il mondo attorno a me quello che stava mutando????
Mi sentivo triste, debole e piccola…e quanto mai impotente. Non potevo far nulla per cambiare quella situazione, e ciò mi abbatteva ancora di più!
Che fine aveva fatto quella bambina dentro di me che giocava nei prati senza la paura di cadere, perché tanto sapeva che sarebbe riuscita a rialzarsi? Che fine aveva fatto quella bimba che bagnava di lacrime il cuscino perché a darle la buonanotte era la baby-sitter di turno e non la madre? Dov’è era questa bambina?
La cercavo dentro di me, non trovando altro che una ragazzina quindicenne che non sa cosa vuole e tantomeno come ottenerlo. Trovavo solo le insicurezze, i punti deboli e le indecisioni della mia età.
Continuavo a cercare quella bambina nei menadri della memoria, spaventata. E tutto questo perché a volte,per non sprofondare nel presente,ci si aggrappa ai ricordi del passato,a cui ti tieni stretta,per non cadere nelle torbide acque nei momenti che vivi. Hai paura che sia tutto l’alone di una reminescenza e che se apri gli occhi svanirà. E così serri le palpebre, per non vedere l’umanità che c’è fuori e che tanto ti spaventa. Vorresti urlare, rinfacciare al mondo tutto il dolore e il senso di vuoto che senti in quel momento, ma ti tieni tutto dentro, temendo che qualcuno possa individuare la tua fragilità e sferrarti un colpo mortale.
Non ti fidi di nessuno…di nessuno.
Tutta la gente su cui hai contato fino a quel momento ti sembra cambiata…
Perché, cazzo, mi sentivo così?!?!?!?!?
Avevo il morale sottoterra.
Io e Luca avevamo litigato molte volte prima di allora; ma mai prima di quella mattina lui mi aveva attaccato con tanta veemenza e guardata con disprezzo e rabbia. Io cambiavo. Cambiava anche Luca.E’ dura vederti cambiare e non poter far nulla per fermarti, o almeno per guidare questo tuo mutamento interiore. Crescere graffiava dentro.
Improvvisamente mi rendevo conto che ero solo una nullità…una piccola goccia nell’Oceano Pacifico, una sola persona in un mondo in cui ne vivevano milioni. È vero, non ero nessuno. Ma ero me stessa. E in questo ero l’unica.



Mi ero addormentata sul divano, ma lo squillo del telefono provvide a destarmi.
Mi alzai in un movimento pigro e andai a rispondere.
<< Pronto???>>
<< Tesoro! Come va?>>
<< Bene, mamma. Lì da te cosa si dice?>>
<< Oh, nulla. E’ tutto a posto. C’era stato solo un disguido nell’utilizzo delle decorazioni in seta, niente di irrisolvibile… Comunque sarò a casa tra un’oretta. Tesoro preparati, che ti porto a pranzo fuori e poi in boutique per farti vedere l’abito che indosserai al prossimo party. Va bene?>>
<< Certo, mamma. A tra poco, allora>>
<< A tra poco, cara>>.
Abbassai la cornetta. Mi diressi a passi lunghi e leggeri nel bagno ed entrai nella vasca.
Luca non era più tornato, il che significava che non aveva nessuna intenzione di chiedermi scusa…di sicuro non sarei stata io quella ad andare da lui! Eppure sentirlo distante mi turbava…avevo bisogno della sua ala per volare…
Aprii il rubinetto e cominciai a lavarmi.
Speravo solo che la boutique di mia madre non fosse troppo affollata. Se vi avessi trovato tutte le varie contesse e mogli di nonsochì mi avrebbero chiesto certo di sfilare con indosso alcuni modelli. Non mi sarei potuta sottrarre a ciò per volere di mia madre, ma volevo assolutamente evitare simili vetrine…l’ultima cosa che mi mancava era un altro po’ di pubblicità nei salotti dell’alta società. E come se non bastasse ora si aggiungeva anche la moglie del nuovo ambasciatore d’ Inghilterra! All’improvviso mi ricordai del party imminente e provai una fitta di fastidio… di sicuro ci sarebbero stati anche gli immancabili fotografi che non avrebbero perso neppure un’occasione per fotografarmi e pubblicare le mie foto sui rotocalchi e moda&co. magazine. Già riuscivo a vedere le didascalie “La figlia di Clarisse che parla con la duchessa De Carli”, “La figlia di Clarisse che accompagna la madre in passerella”, “La figlia di Clarisse che intrattiene gli ospiti della madre”, “ La figlia di Clarisse…”. E già…null’altro che “la figlia di Clarisse”. Qualcuno poteva ricordare a quei fotografi che io avevo un nome, Lisa, e che non ero solo la figlia di Clarisse, ma una persona con dignità, pensieri e aspirazioni proprie??????
Ogni qual volta le mie foto uscivano su qualche rivista mia madre sprizzava felicità da tutti i pori…non le importava niente che a me non piacesse affatto apparire sui giornali!
Una volta fu proprio lei a convincermi a posare per una bellissima fotografia in costume da bagno, dicendo che voleva solamente mandarla a mio padre per fargliela mettere sulla scrivania… e invece una settimana dopo quella foto era sulla prima pagina di una delle riviste più famose riguardante i personaggi del mondo della moda! Io non ero un personaggio del mondo della moda, cazzo! Che ci andasse mia madre sulle copertine dei giornali!
Io la modella non la volevo assolutamente fare!!!!! E invece quella volta, grazie a mia madre, il mio viso sorrideva a chiunque comprasse quel giornale…e tutti pensarono che anche io volessi intraprendere la carriera di modella…merda! Non era così!!!!!!!!!
Uscii dalla vasca, mi asciugai e mi vestii. Non volevo truccarmi, ma mia madre esigeva che lo facessi quando andavo con lei in boutique; per questo presi il cofanetto del make-up e mi truccai molto leggermente.
Non appena fui pronta mi alzai e mi guardai allo specchio…se ne avessi avuto il tempo mi sarei sicuramente rattristata, ma mia madre era arrivata e non potevo permettermi di sembrare scontenta davanti a lei. Per questo motivo misi su un sorriso finto e le andai incontro.
<< Oh, amore… Sei splendida come sempre. Aspettami in macchina, faccio una telefonata in boutique e andiamo, ok?>>
<< Certo mamma, comincio a scendere>>
Mi chiusi la porta alle spalle e mi avviai lentamente per le scale. Una volta fuori gettai un occhio alla finestra di Luca. Aveva le veneziane serrate. Segno inequivocabile, e tra di noi convenzionale, che non voleva essere disturbato da nessuno.
La presunzione e l’impertinenza di quel gesto mi irritarono. Girai di scatto la testa in un’altra direzione e salii in macchina.
Pochi minuti dopo arrivò mia madre e partimmo.

Sedute al tavolo del ristorante io e mia madre cominciammo una vanesia conversazione sulla nuova collezione che aveva intenzione di presentare al party. O meglio, lei iniziò questa conversazione, perché io non avevo proprio nulla da dire e in più l’argomento non mi interessava minimamente.
<< Sai, tesoro, dopo la nostra collaborazione con i più importanti studi stilistici inglesi ho ritenuto opportuno invitare anche la moglie dell’ambasciatore al prossimo party. Del resto i nostri modelli stanno per essere lanciati anche sul mercato britannico, si sa che lì i vestiti italiani vanno a ruba, no?>>
Perché diamine parlava dei “nostri” modelli? Quei vestiti erano i suoi e basta! Io non ci volevo avere nulla a che fare… eppure ero costretta da lei.
<< Si, lo penso anche io. Ma mamma…quando ci sarà precisamente il party? Hai dimenticato di dirmelo>>
<< Tra tre giorni, cara>>
Tra tre giorni!!!!!! Cazzo, così presto!!!!!!!!! Lei lo sapeva sicuramente da mesi!!!!!!!!!!!! L’aveva fatto apposta ad avvisarmi all’ultimo momento; così non potevo crearmi vie di fuga e impegni imminenti…aveva voluto cogliermi alla sprovvista, porca troia!!!!!!
<< Mamma, tra tre giorni???? Ma ciò significa che dovremo andare a Villa Clara stasera!!!!!>>
Villa Clara era la villa che mio padre fece costruire per mia madre, e che porta il suo nome da bambina ( Clarisse era un nome d’arte che aveva preso il posto di quello di battesimo), però io non ho mai voluto trasferirmi lì sin da piccola, per rimanere vicina a Luca e i miei genitori, sentendosi in colpa per non passare mai del tempo con me, non mi hanno mai forzato. Per questo motivo io e mia madre abitiamo ancora nel nostro vecchio appartamento fuori mano, ma nonostante tutto Villa Clara è la nostra residenza ufficiale, e in più è immensamente grande, quindi i ricevimenti si tengono lì. Io e mia madre ci trasferiamo in quella villa pochi giorni prima di ogni party per guidare i lavori di allestimento; inutile dire che in questi giorni mi annoio a morte perché non ho Luca con me, ma questa volta sarebbe stata diversa: anche se fossi rimasta a casa non saremmo stati insieme ugualmente…
<< Io ci andrò domani mattina presto, tesoro, per guidare gli addetti al catering. Tu potresti seguirmi nel pomeriggio ,dopo la scuola>>
Abbozzai un sorrisetto di circostanza e mia madre sembrò soddisfatta, di sicuro non si aspettava salti di gioia…
Pagammo il conto del ristorante, prendemmo la macchina e ci dirigemmo verso il centro della città, dove c’era la boutique di mia madre. Ci mettemmo un’eternità ad arrivare per via del traffico; ma finalmente, dopo circa due ore, entrammo in quell’immenso salone illuminato dai forti neon.
La passerella era spoglia; ciò significava che per quel giorno non si prevedevano sfilate e che non sarebbe venuto quasi nessuno, ma non si sapeva mai.
Le due dipendenti di mia madre, Claudia e Diana, ci vennero incontro.
<< Buongiorno, Clarisse>> dissero all’unisono.
<< Ciao ragazze, guardate un po’ qui chi vi ho portato…>> e così dicendo mi indicò.
<< Ma guarda un po’ chi abbiamo oggi!!! – disse Diana – Sei venuta a vedere il vestito che Clarisse ti ha riservato per il party, vero? E’ stupendo, Lisa, il più bello della collezione, vieni, dai, che te lo mostro…ehm…oppure vuoi farglielo vedere tu, Clarisse?>>
<< Portamelo qui coperto, se non ti dispiace; ma voglio mostarglielo io>>
<< Certo…se non ricordo male l’abbiamo messo al piano di sopra e sull’etichetta c’è scritto…>>
<<… Riservato alla signorina Furlan>>
<< Ehm, già…torno tra un attimo>>
Diana scomparve su per le scale e io mi andai a sedere sul grosso divano in velluto riservato alle clienti durante le passerelle per l’acquisto degli abiti.
Mi guardai in giro. L’ambiente era asettico, tutti gli oggetti erano al loro posto, in perfetto ordine, sembrava quasi di stare sul set di un film tanto era la perfezione che regnava in quel luogo… a dire il vero, però, tanta precisione lo rendeva un po’ freddo, non riuscivo a sentirmi a mio agio…preferivo di gran lunga la mia stanza piena di vestiti spiegazzati dappertutto.
Pochi minuti dopo Diana fu di ritorno, con un vestito coperto da un telo tra le mani. Mia madre mi guardò e mi fece cenno di avvicinarmi al bancone in ciliegio. Prese delicatamente l’abito dalle mani di Diana e cominciò a scartarlo con gesti quasi teatrali. Quando ebbe finito riuscii a vedere un abito bellissimo, uno di quelli che tutte le ragazze sognano di indossare almeno una volta nella vita… tutte tranne me.
Era di un color porpora accesso, la gonna, di media lunghezza, scendeva morbida,con i bordi asimmetrici;in vita era stretto, ma il vero pezzo forte di quel vestito era il corpetto:monospalla, con il decollete bordato da finissimi ricami. Era davvero incantevole. Scorsii gli sguardi di Diana e Claudia, e capii, dai loro occhi bramosi, che avrebbero dato di tutto per poter essere loro ad indossare quel vestito al party.
Mi madre non attese un mio commento e prese,non so da dove, un paio di sandali dal tacco fine che si allacciavano alla schiava.
<< Con questi, e con l’ultimo regalo di tuo padre – disse- dovrebbe essere tutto>>
<< E già…non so cosa dire, mamma. E’ splendido, ma non pensi che mi renderà un po’ troppo….non so….un po’ troppo…>>
<< ….un po’ troppo incantevole, vuoi dire???? – il suo tono era sarcastico ed era visibilemte seccata- Tesoro, quante volte devo dirti che non mi piacciono queste tue idee sul non volere apparire in pubblico al massimo delle tue possibilità! Ti è stato fatto dono della bellezza, no? Sfruttala!>>
<< Mi è stato fatto dono anche di una testa non tanto vuota, se è per questo!!!!!!!>>
<< Oddio amore mio, tu e questi discorsi sulla scuola, i libri e tutto il resto!!!! Non che l’istruzione, non sia importante, è ovvio, ma tu esageri! Io non ho mai finito le superiori eppure sono una donna felice!>>
Il discorso che mi stava facendo mia madre era stupido e superficiale!!!! La moda era la sua felicità, non la mia! Come faceva a considerare così inutili cose in cui io credevo davvero,come la scuola? Non ci potevo fare nulla se ero bella! Non avevo chiesto io di esserlo! Ma il mio futuro lo avrei deciso con la mia testa, bellezza o non bellezza, e non avrei lasciato che mia madre mi impedisse di continuare gli studi che avevo scelto!!!!!!
<< Ognuno di noi trova la felicità in qualcosa di diverso. Se la tua è stata in passerella di certo non lo sarà la mia>>
Con quella frase la nostra discussione si era conclusa.
Mia madre prese il vestito e mi riaccompagnò a casa. Durante tutto il viaggio di ritorno non mi disse una sola parola.
Mia madre mi aveva riaccompagnata a casa e poi era tornata in boutique, lasciandomi il vestito sul tavolo.
Mi avvicinai e cominciai ad osservarlo…all’improvviso sentii crescere in me il desiderio irrefrenabile di provarlo…
Senza indugiare un secondo di più tolsi in fretta i vestiti che avevo addosso, rimanendo in biancheria, poi presi l’abito e lo portai con me davanti allo specchio.
Cominciai ad infilarmelo dal collo lentamente e con molta calma, per paura di romperlo. Quando mi fu scivolato addosso del tutto stavo per guardarmi allo specchio, ma in un repentino cambiamento d’idea volsi lo sguardo dalla parte opposta. Non era ancora tutto…
Calzai i sandali alla schiava ( che ,contrariamente a ciò che si poteva pensare nel vederli, al piede erano abbastanza comodi) e poi andai ad aprire il portagioie… quel gioiello di Cartier luccicava fiero sugli altri, quasi volesse dire “ Prendimi”.
Misi quel collier e poi ritornai allo specchio… ciò che vidi mi fece allo stesso tempo maledettamente piacere e immensamente male…inutile dire che ero stupenda. Un singhiozzo inaspettato mi arrivò alla gola, seguito da un altro, e un altro ancora… e poi la prima lacrima…
Perché, per almeno una volta in vita mia, non potevo guardarmi allo specchio e pensare “ Merda! Quanto sò cozza!”????????
Perché ero sempre ammaliante anche quando non lo volevo?????
Ed era inutile mettere felpe larghe per dissimulare il seno sodo e non usare il trucco…la perfezione del mio aspetto l’aveva sempre vinta…non riuscivo ad essere brutta nemmeno se lo volevo!
E pensare che tutte le mie amiche mi dicono sempre che vorrebbero essere come me…cazzo, che ne sanno loro di quanti problemi dia il mio aspetto?!?!?!?! Ero io quella a voler essere come loro…. Uomini di ogni età che si voltano a guardarmi ovunque vada, signore quarantenni che mi lanciano occhiate e poi bisbigliano fra loro al supermercato, ragazzine piene di invidia che mi trafiggono con sguardi malevoli, ragazzi che balbettano quando gli rivolgo la parola…dite a queste ragazze che tanto mi invidiano che facciamo a cambio quando vogliono!!!!
Guardai la mia immagine nello specchio piena di rabbia…era colpa sua se non potevo avere una vita normale!!!!!!
In quel momento ero una pentola a pressione piena d’ira repressa, non potevo più contenermi, dovevo sfogare in qualche modo e…. CRASH!!!!!!!
Tenevo il pugno chiuso e sanguinante contro lo specchio…i frammenti di vetro continuavano a cadere sul pavimento; mentre i rivoli di sangue caldo scorrevano lungo il mio braccio…l’avevo fatto davvero…avevo rotto lo specchio con un pugno…cosa mi prendeva…CAZZO!!! COSA DIAMINE MI PRENDEVA!!!!
Volevo distruggere la mia immagine e invece avevo solo peggiorato le cose…perché ora i miei occhi mi guardavano stupiti a centinaia da tutti i piccoli frammenti di specchio sul pavimento…non avevo distrutto il mio problema, lo avevo solo moltiplicato…prima gli occhi a guardarmi erano solo due…
Avvertii il bruciore alle nocche e corsi in bagno tenendomi la mano.
Disinfettai tutti i graffi…per fortuna non erano profondi e non avevo bisogno di fasciature.
Lo stato d’animo che avevo in quel momento era di completa rassegnazione…quei mille occhi che mi guardavano dai frammenti di specchio mi avevano fatto capire che non potevo distruggere ciò che ero…
Ansimavo. Il mio petto si alzava e si abbassava sotto il peso della collana…non potevo distruggere ciò che ero…non potevo distruggere ciò che ero…non potevo distruggere ciò che ero…
Per quanto lo odiassi quel viso faceva parte di me, ed era attraverso quella bocca che esprimevo i miei pensieri al mondo…se solo quella bocca fosse stata un po’ meno carnosa e delineata…
… Poi mi ricordai di Federico, e tutto cambiò.
Mi sfilai il vestito di dosso e lo posai dov’era prima, e così feci anche con i sandali ed il collier…
Mi accarezzai delicatamente la mano destra, sentendo al tatto i ruvidi cumuli di sangue rappreso. Com’ero stata sciocca. Cosa avrei detto ora a mia madre riguardo allo specchio???? Bhe…a dire il vero quello era l’ultimo dei miei problemi; mia madre non entrava nella mia stanza da mesi, chi diceva che volesse farlo proprio mentre lo specchio non era al suo posto? Con un po’ di fortuna avrei avuto tutto il tempo per comprarne un altro uguale.
Avvertii un suono familiare…lo squillo del mio telefonino!
Indovinate chi era…
<< Pronto?>>
<< Buongiorno, Darling! Come va la febbre?>>
<< Tutto passato. E a te come vanno le cose? Fatto paura il dottore?>>
<< Spiritosa…anche io sto abbastanza bene….>>
Sembrava volesse continuare quella frase e dire qualcos’altro, ma non lo fece.
<< Fede????>>
<< Si?>>
<< Volevi dirmi qualcosa?>>
<< Bhe, io mi chiedevo se….sai, mi domandavo se tu…>>
<< Cosa ti chiedevi, scusa?>>
<< Cioè, insomma…poteva essere che, sai….Allora: io sto morendo dalla voglia matta di rivederti. Possiamo vederci domani pomeriggio???>>
Disse quell’ultima frase tutto d’un fiato,quasi l’avesse imparata a memoria…sorrisi; ma certo che volevo rivederlo! Stavo per dirgli di si quando mi ricordai di uno spiacevole particolare…domani pomeriggio sarei stata a Villa Clara…Mannaggia a mia madre e quei suoi party di stì cazzi!!!!!!
<< Ehm, Fede, veramente io…non che non mi va di uscire con te, ma vedi…è che domani pomeriggio io dovrei, cioè…>>
<< Non preoccuparti, capisco>> Sembrava un po’ deluso.
<< Mi dispiace davvero, ma sai è che io domani…>>
<< E dopodomani?>>
A momenti piangevo…dopodomani sarei stata ancora rinchiusa in quella cazzo di Villa!!!!
<< Oh Fede davvero mi dispiace tanto, ma vale lo stesso discorso di domani…ho già un impegno, purtroppo…>>
<< Ok, fa nulla. Allora tra tre giorni? Oh, no scusa, tra tre giorni non posso io…ho dimenticato che devo…ehm, no niente>>
<< Di questo passo ci vedremo davvero alla posta per la pensione!>>
Rise, ma la sua risata non esprimeva gioia.
<< Mi manchi davvero, Darling…io non so cosa mi succede, è che io, non so…se resto qualche altro giorno senza vederti mi sa che muoio>>
Ma diceva sul serio??? Oddio che dolce! Ero, non al settimo, ma all’ottavo cielo!!!! Anche a me lui mancava da matti!
<< Oh, Fede…>>
<< Cosa stavi facendo quando ti ho telefonato?>>
Non potevo certo dirgli che avevo appena rotto uno specchio con un pugno…
<< Stavo leggendo>>
<< Cosa???>>
<< Nulla di speciale, un libro che mi ha regalato una mia zia, sono ancora all’inizio…>>
<< Certo non sarà mai bello quanto il nostro Harry!>>
E già…il “nostro” Harry…
<< Come Harry nessuno mai!>>
<< Ben detto Luigi!>>
<< Federico!!! Non mi va che mi chiami così!>>
<< Dai, era solo per prenderti un po’ in giro…>>
<< E tu cosa facevi?>>
<< Pensavo ad una persona…>>
<< Chi???>>
<< Uhm…mi sa che la conosci, sai…>>
Non poteva essere come pensavo io….non poteva…sarei morta dalla felicità…
<< Davvero? Posso avere un indizio????>>
<< Un indizio, dici? Vediamo un po’…le sto parlando in questo momento. Hai capito chi è??? Su che ti ho aiutato molto!!!>>
Si!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Evvai!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
<< Ehm…con chi stai parlando oltre a me in questo momento??????>>
Fede rise…questa volta di gusto.
<< Sciocchina…non sai cosa darei per essere con te in questo momento…>>
Anche io…
Assaporai il dolce suono delle sue ultime parole…aveva una voce meravigliosa, come il resto di sé…
Sentii bussare alla porta. Era uno scampanellio discreto ed educato…di certo non era Luca!
<< Penso di sapere, sai, chi ha bussato alla tua porta in questo momento!>>
<< Come fai a saperlo se neppure io ne ho la più pallida idea!>>
<< Ehm…diciamo che ho un sesto senso…vai ad aprire, su…io ti lascio qui, con mio grande rammarico!>>
<< Oh…bhe, come vuoi…allora, ci sentiamo?>>
<< Si ci sentiamo, e spero anche di vederti, il prima possibile! Bye bye Darling!>>
<< Ciao Fede>>
Chiusi la telefonata ed andai ad aprire…

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