°fanFiction°....IfYoUcOmEbAcK.....

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alischa
00venerdì 11 marzo 2005 21:38
.Questa è 1idea ke ho “rubato” ad alcuni siti…[SM=x150401] …..
Si tratta di 1ff(fan fiction)ovvero sono storie inventate dai fan con soggetto principale il proprio idolo!!![SM=x150390]
Ho kiesto alla Madda se era possibile fare questo anke qui….e ekko, questa è 1prova!!![SM=x150368]


Questa storia nn l’ho scritta io…[SM=x150401] .l’ho “presa” da 1altro sito e rielaborata1pò…[SM=x150401] ..!!ma a me piace troppo, non so a voi!!
Cmq,aggiungerò 1pò di storia,ogni volta ke passo di qui!!!
Intanto ditemi ke ne pensate!![SM=x150404]


Se questa idea andrà avanti….qlk di voi vuole fare qlk parte come “comparsa”???[SM=x150386] per ora mi servirebbe 1ragazza ke faccia la parte della “sono la più bella”e ke ci prova col russo![SM=x150369] [SM=x150368] ..k si offre??eheh..naturalmente la protagonista sarò io,anke se purtroppo nn mi rispekkia x nulla!![SM=x150368] [SM=x150365]


Cmq,anticipo ke la storia non segue molto la vera vita del nostro russo!!![SM=x150365]


E x finire….ke ne pensate di quest’idea????……e magari..,iniziate pure voi a scrivere qlk!!
alischa
00venerdì 11 marzo 2005 21:39
ed ekko ke si parte......


Driin!!! Drin!!!!drinnnn!
Questa cazzo di sveglia mai una volta che si scordasse di suonare!
Ogni mattina alle 7, 30 è sempre lì pronta con il suo driin driin, e ti strappa bruscamente dalle braccia di morfeo per annunciarti che inizia una nuova giornata in cui devi andare a farti il culo così a scuola! Che rottura!
A me non piace neppure la scuola…e poi oggi ho due ore di disegno e la prof Guerrieri proprio non mi va giù! Quando ha finito di spiegare se ne sta dietro la scrivania a raccontarci l’eroiche gesta di quando lei era ragazza…di come fuggì di casa a 17 anni e andò in Inghilterra dove completò gli studi d’arte e conobbe John, il marito….e poi di come sia tornata qua e abbia avuto il suo unico figlio…bla…bla...bla… come se a me potesse interessare qualcosa!
Ho già la testa piena dei casini miei, non c’è bisogno che ci si mette anche lei a farmi la testa grande due volte il normale raccontandomi di suo figlio, che mi pare si chiami Federico, ma non ne sono sicura. Lei ce ne parla come se fosse il ragazzo più bello e buono del mondo! Puah! Non ci credo neppure se lo vedo! Sarà di sicuro un racchione brutto e antipatico come la madre…ma sarà meglio per me che ora mi alzi dal letto e mi prepari per andare a scuola se non voglio arrivare in ritardo e sorbirmi la ramanzina del vicepreside.

Ecco, sono appena arrivata in classe e sono ancora assonnata da matti! Mi guardo intorno e vedo che tutti i miei compagni sono stanchi proprio come me…in fondo ieri abbiamo fatto tutti tardi alla festa di Luca.
Luca è il mio migliore amico, ha tre anni in più a me ed è un ragazzo fantastico, per me è il fratello grande che non ho mai avuto. Abita nell’appartamento di fronte al mio e siamo sempre insieme! Lo conosco da sempre…non riesco a ricordare un solo momento importante della mia vita in cui lui non sia stato presente. Ricordo ancora quella mattina di tre anni fa, quando andai in bagno e scoprì per la prima volta sui miei slip una macchia rossa…capì subito cos’era…mi ricomposi e senza dire nulla a mia madre feci una corsa da Luca per dargli la notizia. Lui mi guardò ridendo e poi mi disse: << Ok, Lisa, va bene…stai diventando grande e non posso evitartelo, ma promettimi che anche se crescerai non diventerai mai come quelle femmine stupide che pensano di poter far tutto degli uomini solo perché si ritrovano davanti un bel paio di tette…ok ciccia, promesso?>>- Io sorrisi, anche se in quel momento non riuscii a capire a fondo quello che voleva dire Luca davvero, ma gli feci quella promessa ugualmente.

Eccola lì Guerrieri che entra in classe e fa l’appello dando un accento inglese a tutti i nostri nomi…come la odio! Oggi mi sembra più allegra del solito…chissà perché…
…<< Ragazzi-annuncia Guerrieri felice come una Pasqua- da oggi ho intenzione di portarvi nell’aula di disegno per farvi fare un complesso lavoro sulle proiezioni ortogonali, purtroppo siete una classe numerosa e nn riuscirei a seguirvi tutti come vorrei, quindi spero non vi dispiaccia se ho chiesto ad un’altra persona molto competente in materia di aiutarmi a seguirvi nel vostro lavoro…>>
Tutto qui quello che aveva da dire???? Bhe…non me ne importa gran che. Io in disegno ho 9, non per vantarmi ma ho una bellissima mano, e a volte sono io che aiuto gli altri…figurati se ora mi importa che venga un’altra persona ad aiutarci…di sicuro io non mi lascerò aiutare. Sono orgogliosa e il mio lavoro lo voglio svolgere tutto da sola! Chissà però chi avrà chiamato la prof…quasi quasi ora glielo chiedo:<< Professoressa possiamo sapere chi sarà questa persona?>>
<< Ma certo signorina Furlan. Questa persona ha appena finito brillantemente la scuola di geometra,e vi ho molto parlato di lui. È mio figlio, Federico Russo!>>
Oh cazzo! Ci mancava solo bambolo Russo a dar manforte alla madre…però, pensandoci bene, è un’occasione per vedere com’è e sfotterlo un po’…sono sicura che è uno di quei secchioni tutti vestiti a sancarletti con il viso pieni di brufoli, gli occhialoni spessi e i denti sporgenti…confesso la mia fantasia a Mariafrancesca, detta Kikka, la mia compagna di banco, e insieme ci mettiamo a sghignazzare insieme…sai che risate che ci faremo a prendere per il culo bambolo Russo…ehh!!!
alischa
00sabato 12 marzo 2005 11:07
Siamo nell’aula di disegno e bambolo Russo non ancora si è fatto vedere…a quanto pare la puntualità non è il suo forte!
Guerrieri appare un po’ preoccupata e in imbarazzo, ma all’improvviso si apre la porta e una bella e giovane voce maschile saluta classe.
Un mormorio concitato si diffonde subito tra i banchi di noi ragazze, perché si deve dire che bamboloRusso era davvero un gran pezzo di bambolo!
Diamine…stupendo…anzi, stupendo è dir poco!
Figura aitante, e bei muscoli, sorriso dolcissimo, lineamenti delicati e perfetti, capelli scuri ed occhi chiari…cazzo io un pezzo di gnocco così non l’ho mai visto! Mi viene da ridere pensando all’immagine di lui che avevo in testa solo 5 minuti prima…forse, ripensandoci…queste lezioni di disegno non saranno poi così “noiose”…

Finora abbiamo fatto due lezioni di disegno a cui Federico era presente ( si, ora lo chiamo Fede perché bamboloRusso era un nome che non si addiceva ad un pezzo di ragazzo come quello…)
Ho potuto notare in queste ore che a Fede non interessa affatto aiutarci in disegno, e passa il tempo a curiosare nei nostri cellulari e diari, e quando si è stancato si siede dietro la scrivania e mette un paio di occhiali da sole scuri ( quando siamo noi a tenere gli occhiali in classe la madre ci ordina di toglierli…il figlio, invece, sembra non vederlo…) e se ne sta lì con uno strano sorriso fino a che qualche rappresentate del sesso femminile non lo chiama perché “non ha capito come va posizionato il segmento AB…” come se non si sapesse che l’unico motivo per cui lo chiamano è perché vogliono provarci…e tutte in sua presenza sfoderano i loro migliori sorrisini….specialmente quell’odiosa di Mina!
Lei si crede davvero la più bella dell’universo e non perde occasione per chiamare Fede e mettere in bella mostra le sue tette nella scollatura…che oca odiosa!!!
Fortunatamente io per carattere non mi lascio andare a simili atteggiamenti vanesi, anche se devo riconoscere che Fede è davvero un bellissimo ragazzo…
Oops…ora si sta avvicinando a me…prende senza chiedermelo il mio diario e cellulare da sotto al banco, si siede accanto a me e comincia a curiosare. Oddio! Devo riconoscere che visto da vicino è ancora più perfetto! Sto cercando di fare l’indifferente e continuare a disegnare, ma non ci riesco…non so cosa mi prende…la mia mano ha cominciato a tremare e non riesco a tenere la matita.
<< Hey Lisa ma cos’hai??>>. Lisa? Lisa?!?!?!? Mi ha chiamato Lisa!!! Ricorda il mio nome!!!! Com’è possibile???
Non mi trattengo e la domanda mi sfugge dalle labbra prima che io possa dominare le parole:<< Come sai il mio nome?>>- <>. E mi mostra una pagina del diario piena delle mie firme…Che sciocca sono stata a pensare anche solo per un secondo che un ragazzo del genere potesse ricordare il mio nome per qualche ragione particolare!
Ho tentato di ricominciare a disegnare ma la mia mano tremava più di prima. Allora lui si è alzato, è venuto dietro la mia sedia e ha posato la sua mano sinistra alla mia, aiutandomi a tracciare una nitidissima retta sul foglio da disegno, come fanno le madri con i loro bambini che imparano a disegnare…il contatto con il suo corpo, la sua mano così calda e rassicurante, ed il suo tocco così calmo e deciso….Diamine, cosa mi prendeva, non riuscivo a pensare a null’altro che il contatto della mia mano con la sua. Fu lui a irrompere con le parole nei miei pensieri dicendomi: <>. Ma ogni mio tentativo di risposta fu soffocato dal suono della campanella che mi annunciava la fine dell’ora…
::Cecilia Gallagher::
00sabato 12 marzo 2005 20:02
bellissima qst fanfiction lisa!!
ma nn ho capito se l'hai scritta tu o no..
sn stupida..[SM=x150365] [SM=x150365] [SM=x150365] [SM=x150365] [SM=x150365]
alischa
00lunedì 14 marzo 2005 17:39
Re:

Scritto da: ::Cecilia Gallagher:: 12/03/2005 20.02
bellissima qst fanfiction lisa!!
ma nn ho capito se l'hai scritta tu o no..
sn stupida..[SM=x150365] [SM=x150365] [SM=x150365] [SM=x150365] [SM=x150365]




nono...io ho l'ho sl modificata[SM=x150365] [SM=x150365]
alischa
00lunedì 14 marzo 2005 17:47
Tornai a casa un po’ agitata, mangiai pochissimo e di fretta. Non conoscevo precisamente il motivo di questo mio stato d’animo ma sapevo che in qualche modo c’entrava Federico. Allora decisi di fare l’unica cosa che facevo da quindici anni tutte le volte che ero agitata…andare da Luca.
Bussai, ma la porta era aperta ed entrai…purtroppo subito mi accorsi dalle varie voci maschili in sottofondo che Luca non era solo in casa, ma con due suoi compagni di classe, Alex e Simone…lì per lì feci il pensiero di andarmene ma Luca mi aveva sentito entrare e mi chiamò.
Non appena mi videro Simone e Alex cominciarono a fare apprezzamenti sulla mia persona non troppo delicati, quindi inventai una scusa e tornai a casa, da Luca sarei ripassata la sera, quando sarebbe stato solo.
Arrivai nella mia stanza e mi chiusi dietro la porta, feci un paio di passi e mi guardai allo specchio…e si…sapevo di essere maledettamente bella e me ne ricordavo ogni volta che mi guardavo allo specchio. Anche se c’è da dire che fino ad ora la mia bellezza non mi aveva mai portato a nulla di buono, perché il mio fascino i ragazzi più che attirarli li mette in soggezione. Se rivolgo la parola ad una persona di sesso maschile, anche solo per chiedergli l’ora, questo se mi guarda in viso comincia a balbettare e a farsi di mille colori, oppure a guardarmi fisso stupito senza rispondere…o, se ho a che fare con qualcuno sfacciato, il ragazzo ci prova immediatamente. Ecco perché nell’ultimo anno i miei rapporti con l’altro sesso si sono pressappoco ridotti a zero, visto che mi infastidiva terribilmente essere guardata ogni volta come se fossi l’unica donna sulla terra…l’unico ragazzo che conosco immune alla mia bellezza è Luca. Per lui ero un essere asessuale, e mi ripeteva sempre che se non fosse per il fatto che ogni volta che mi prestava le sue magliette gliele ridavo allargate sul petto avrebbe quasi dimenticato che io sono una donna…e ha ragione, perché anche io considero Luca allo stesso modo.
Di Luca posso dire che è simpaticissimo, comprensivo, divertente e un amico fantastico, ma non saprei rispondere se mi chiedeste se è bello o brutto. Per me il corpo di Luca è solo un involucro che racchiude la sua anima e non saprei dare un giudizio su di lui fisicamente.Per me Luca è solo…Luca. Però a detta di molte ragazze Luca è davvero bello. A detta mia è solo il mio migliore amico.
Tornai ad alzare lo sguardo sullo specchio e sorrisi alla mia immagine riflessa, che mi rispose (naturalmente…) e il mio volto mi ricordò quello di un’attrice americana in non so quale film…ma i miei pensieri furono subito interrotti dallo squillo dell’arrivo di un sms sul mio telefonino.
Che scocciatura! Sicuramente uno dei miei 715 pretendendenti che chissà dove ha copiato un’ode da dedicarmi…che rottura essere belle! Ma chi lo ha detto che la bellezza a questo mondo è un grande vantaggio???? A me è solo d’intralcio a una vita normale…ma ora sarà meglio andare a leggere quel messaggio…ehy!Questo numero non lo conosco!Chi sarà mai???

alischa
00venerdì 25 marzo 2005 22:05
Messaggi…ricevuti…hey ma questo numero di chi è??? Leggiamo il messaggio che è meglio:
“CIAO LISA, COME STAI? TI RICORDI DI ME? SONO FEDERICO, IL FIGLIO DELLA TUA PROF DI DISEGNO. MI DICI COSA TI HA PRESO OGGI, SEMBRAVI MOLTO STRANA. RISP, FEDE. P.S. DISEGNI MOLTO BENE.”
Ehmm…qualcuno ha la creanza di spiegarmi cosa succede???? Fede che mi manda un messaggio! Proprio a me! Ma come avrà avuto il mio numero di cellulare? Questa è la prima domanda che mi viene in mente, e non esito a fargliela.
Messaggi…scrivi nuovo…
“HEY CIAO FEDE! CMQ OGGI NON ERA NIENTE, SOLO UN CAPOGIRO…MA TOGLIMI UNA CURIOSITà…COME HAI AVUTO IL MIO NUMERO?”
Inviai il messaggio e rimasi lì, frastornata, con il telefonino tra le mani a rileggere quel messaggio…non mi sembrava vero!!!
Bhe…però come succede sempre quando ti capitano cose di questo genere dopo un po’ cominci a fare brutte ipotesi. E se Fede è uno di quei ragazzi che manda messaggi a tutti per qualsiasi stronzata? E se non è stato affatto Fede a mandarmi questo sms ma qualcuno che vuole farmi uno scherzo???
Ma a questo punto i miei pensieri furono interrotti bruscamente da un altro squillo del telefonino…
“EHM…E’ UNA STORIA LUNGA…QUANDO HO AVUTO IL TUO CELLULARE TRA LE MANI, STAMATTINA, HO FATTO UNO SQUILLO SUL MIO NUMERO…E COSI’ HO AVUTO IL TUO…PASSATO IL CAPOGIRO?”
Controllai nella memoria delle ultime chiamate in uscita ed effettivamente c’era il suo numero…cosa dovevo pensare? Prendeva i numeri di tutte quelle di cui aveva il cellulare tra le mani? Dovevo chiederglielo…ma con furbizia…
“SI, PASSATO TUTTO, SOLO UNA MANCANZA DI ZUCCHERI. E ALLORA E’ QUESTO CHE FAI QUANDO HAI I NOSTRI TELEFONI TRA LE MANI…PRENDI TUTTI I NUMERI E MANDI MESSAGGI…”
Si, pensavo che la domanda posta così poteva andar bene…ecco la risposta:
“NO, DI SOLITO VEDO LE FUNZIONI DI UN CELLULARE PERCHE’ SONO APPASSIONATO DI TELEFONIA. IL TUO e’ IL PRIMO NUMERO CHE PRENDO E SEI LA PRIMA RAGAZZA DELLA TUA CLASSE A CUI MANDO UN SMS…E PENSO CHE RIMARRAI L’UNICA…”
non so perché ma in quel momento l’unica parola che riuscì a pensare fu “merda!”…non mi chiedete il perché. Risposi:
“SCUSA MA PERCHe’ IL NUMERO NON LO HAI CHIESTO DIRETTAMENTE A ME? CERTAMENTE TE LO AVREI DATO! CHE TI FACCIO TANTO L’EFFETTO DELLA RAGAZZA ACIDELLA DELLA CANZONE DEI FLAMINIO MAPHIA?”

“CHI TU! RAGAZZA ACIDELLA? NON LO PENSARE NEPPURE!HAI UN SORRISO DOLCISSIMO! CMQ e’ VERO…IL NUMERO AVREI DOVUTO CHIEDERLO A TE, SCUSA. MA SAI…PENSARE DI FARE CERTE COSE E’ MOLTO FACILE…FARLE E’ UN ALTRO CONTO!COME L’AVRESTI PRESA SE ALL’IMPROVVISO FOSSI VENUTO VICINO A TE E TI AVESSI DETTO:<>”
Questo sms mi fece molto piacere, e riprovai a sorridere allo specchio. Avevo davvero un sorriso dolcissimo?comunque risposi così:
“OH…CERTO NON AVREI RISPOSTO:<< PENSA ALLE FIGURE PIANE INSCRITTE TUE!>> CMQ GRAZIE PER AVERMI DETTO CHE DISEGNO BENE…VADO MOLTO FIERA DEI MIEI DISEGNI”
cazzo! Ero talmente cretina che non sapevo dire null’altro che “grazie per il complimento sui miei disegni…” MERDA! Ma cosa mi prende…mi sto rinconglionendo? Ah…ecco la sua risposta:
“EH SI…PURTROPPO DISEGNI MALEDETTAMENTE BENE!”
“Purtroppo”? Ma che si sta rincoglionendo anche lui?
“PURTROPPO? PERCHe’ DICI PURTROPPO?”

“PURTROPPO PERCHE’ SE FOSSI UN PO’ MENO BRAVA IN DISEGNO STAMATTINA AVREI POTUTO PARLARTI CON LA SCUSA DI AIUTARTI…E INVECE SEI COSI’ BRAVA CHE L’UNICA COSA CHE HO POTUTO FARE E’ STATA RUBARE IL TUO NUMERO”
Questo poi mi lasciava proprio sconcertata… e mi faceva tremendamente piacere…mi misi una mano sul cuore e mi accorsi che batteva all’impazzata. Ero agitatissima. Se quella conversazione forse continuata per sarei morta di infarto. Capii che per quel giorno dovevo finirla lì,e, per quanto avrei voluto continuare a messaggiare con Fede, inventai una scusa per troncare:
“FEDE MI DISPIACE MA PER OGGI NON POSSIAMO PIU’ PARLARE PERCHE’ C’E’ UNA RIUNIONE DI FAMIGLIA A CASA DEI MIEI NONNI E NON PORTO IL CELLULARE. CI SENTIAMO DOMANI?”

“CERTO. VERSO LE 18 DI DOMANI POSSO TELEFONARTI?”

“SICURO. ORA VADO”

Posai il cellulare sulla scrivania e il mio cuore cominciava al calmarsi.
Guardai l’orologio. Erano le 19,17. Avevo un urgente bisogno di parlare con Luca . Uscì di casa come un razzo e pochi secondi dopo Luca mi stava già aprendo la porta di casa sua.


alischa
00sabato 26 marzo 2005 10:54
Perché mi sentivo così maledettamente strana??? In fondo non era il primo ragazzo che mi mandava qualche sms…e nemmeno tanto sentimentale per giunta!
Pensandoci bene erano normalissimi sms che si possono scambiare tra amici. Molto probabilmente ha scelto proprio me perché ho una faccia simpatica, e vuole essere solo mio amico, così….si, si, è proprio così. oppure no?
Bhe, vorrei calmarmi perché sto realizzando che la cosa che di più mi interessa non è capire perché lui mi abbia mandato quei messaggi, ma perché io mi sia sentita così agitata e piena di adrenalina nel riceverli! Perché?
Avevo intenzione di raccontare tutto a Luca, perché lui di relazioni uomo\donna se ne intendeva molto di più di me.
Ora Luca mi stava davanti e mi guardava con aria interrogativa, molto probabilmente si aspettava almeno un ciao…ma io rimanevo sulla soglia della porta, pietrificata, senza proferire parola alcuna e persa nei miei ragionamenti.
Dopo qualche secondo fu lui a parlare:<< Allora…per la prima volta dopo quindici anni hai notato quanto sia interessante lo stipite della mia porta di casa e vuoi fermarti qui fuori tutta la notte a contemplarlo oppure ti va di entrare?>>
Io sorrisi, entrai e non dissi nulla. Luca non mi chiese se dovevo parlargli, poiché la stragrande maggioranza delle volte che vado lui non ho proprio nulla da dirgli, ma voglio solo cazzeggiare un po’.
Luca, allora, pensando che fossi lì senza nessun motivo specifico, cominciò a raccontarmi un’idiotissima barzelletta sui carabinieri…che non mi fece ridere affatto. Forse in fondo non era la barzelletta ad essere idiota, ma io che quel giorno non avevo voglia di ridere, perché tutta di un tratto ero diventata triste. Luca mi guardò in viso, si cimentò nel tentativo di un sorriso di compassione che gli riuscì un fiasco, e poi mi chiese: << Cos’hai?>>
Tutt’ad un tratto la mia mente ed il mio cuore si divisero e smisero di consigliarmi assieme. La mia mente, la razionalità, mi diceva di confessare tutto a Luca su Fede e sui miei stai d’animo. Il mio cuore mi diceva di star zitta, perché quelli erano stati d’animo miei, miei e solo miei, e belli o brutti che fossero dovevo viverli da sola…alla fine cuore e mente si incontrarono a metà strada. << Luca…io ho un amica, che non conosci. Questa mia amica non si è mai innamorata veramente, e nell’amore non ha né creduto né mai sperato molto. Però ora ha visto un ragazzo, che non conosce molto bene, anzi, quasi quasi non lo conosce proprio e ci ha scambiato solo un paio di messaggini formali…cmq questa mia amica, ti dicevo, da quando ha visto questo ragazzo comincia a comportarsi in modo strano, è sempre su di giri, con la testa altrove…roba così…tu che ne pensi?>>
Mi sentivo una vera merda: prima di allora in vita mia non avevo mai mentito a Luca, proprio mai. Di solito ero per natura un’ottima attrice, ma con Luca non aveva funzionato, e la mia interpretazione fu un vero skifo! Luca non rispose e si sforzava di guardare insistentemente il pavimento. Aveva un’aria offesa. Mi conosceva troppo bene e aveva capito l’inganno. Vedendo lo sguardo da cucciolo offeso di Luca mi sentii crollare il mondo addoso, ed andai via con la scusa che dovevo studiare.
Naturalmente non studiai. Non mangiai neppure.
Quando fui nel letto, sola con i miei pensieri sul cuscino cominciai a pensare seriamente alla bugia che avevo detto a Luca quel pomeriggio…ero stata ingiusta! Luca non meritava le mie bugie!
Era la prima volta che gli mentivo…cominciai a piangere senza riuscire a capire il vero motivo delle mie lacrime. In fondo era solo una piccola reinterpretazione della relatà ma io mi sentivo come la più grande traditrice della storia. Il problema non era che avevo mentito (cosa che più o meno facevo spesso per divertimento o per trovarmi le scuse), ma che avevo mentito “a Luca”. Mi girai su un lato, mi strinsi il cuscino sulla testa per soffocare il rumore dei singhiozzi e continuai a piangere.
Eh già, avevo proprio mentito a Luca, ma…perché lo avevo fatto?
Quella domanda mi colpì al cuore quasi come uno schiaffo ben assestato può colpire il viso.
Già…perché?
Piansi più forte.

La mattina dopo ero molto stanca, come se avessi passato la notte a lottare contro un qualcosa, a lottare quasi fisicamente contro quella bugia e contro l’espressione offesa di Luca. Indossai il primo pantalone e la prima maglietta che ebbi sottomano senza pensare ad abbinare i colori, afferrai la cartella e uscì di casa.
Stavo per entrare a scuola quando una frase entrò come un fulmine nella mia testa messa a soqquadro dai pensieri notturni, e quella frase diceva solo : PARLA A LUCA, ORA, PARLA A LUCA!
Non saprei dire cosa mi prese in quel momento, neppure il perché e cosa mi stesse passando per la testa, so solo che improvvisamente feci dietrofront e, con passo spedito e senza lasciar detto nulla a nessuno, cominciai ad uscire dal cancello della scuola.
Nessuno cercò di fermarmi, i bidelli ci lasciavano fare ciò che volevamo prima che suonassero le otto e trenta. Erano le otto e un quarto.
Una volta fuori dal cortile scolastico cominciai a correre come una dannata con la cartella che mi pesava sulle spalle. Correvo e non avvertivo la fatica, la gente si spostava al mio passaggio impaurita, ma io non mi rendevo conto di nulla e continuavo a correre perché dovevo riuscire ad arrivare a scuola di Luca prima che lui entrasse in aula. Dovevo!
Al momento non sapevo che importanza aveva riuscire a parlare a Luca quella mattina e non, invece, aspettare il pomeriggio, e non lo saprei dire con certezza tutt’ora, ma penso che avessi solo paura che mente e cuore si dividessero come il pomeriggio precedente e che dovessi approfittare di quell’attimo in cui erano invece in perfetta sintonia.
Arrivai stremata al cancello dell’ Istituto Tecnico e comincia a cercare disperatamente Luca con lo sguardo tra i ragazzi che si accingevano ad entrare in aula. All’improvviso lo vidi in lontananza ed urlai con tutte le mie forze: <>
Lui si voltò, mi vide, mi guardò. Poi si incammino verso di me. Penso sapesse, già dal momento in cui si sentì chiamare, ciò che volevo dirgli.



Quando Luca mi fu vicino non disse una parola, mi prese solo la mano e mi portò via, come quando eravamo bambini…molti anni fa succedeva frequentemente che a causa della mia insolenza mi cacciassi nei guai con qualcuno che non si sarebbe certo fatto scrupoli a menare una bambina magrolina, ma fortunatamente Luca arrivava sempre in tempo per mollare un paio di ceffoni al malcapitato, poi mi prendeva la mano e mi portava via senza dire una parola…proprio come stava facendo adesso. Lo guardai in volto e riconobbi la stessa espressione che aveva in quei momenti…il viso contratto e lo sguardo duro come se volesse sgridarmi, ma poi, quando si girava verso di me e mi guardava, le sue labbra contratte si scioglievano in un sorriso e quegli occhi lasciavano trapelare una quantità immensa di bontà e tenerezza, e si limitava a farmi promettere che non mi sarei più cacciata in guai simili. Io puntualmente glielo promettevo, e puntualmente tornavo ad infrangere quella promessa.
Anche questa volta lui mi guardò con i suoi occhi azzurri e sorridendo mi disse: << Perché ieri non mi hai detto la verità? Sai che a me puoi dire tutto! Promettimi che non lo farai mai più, ti prego, promettimelo>>
A questo punto mi sentii salir al cuore due sentimenti contrastanti: il senso di colpa e la gioia dell’essere stata in cuor suo perdonata; e quando queste due emozioni si incontrarono all’altezza del petto scoppiai in lacrime tra le sue braccia e gli promisi che non gli avrei mai più nascosto la verità, ma questa volta quella promessa ero ben decisa a non infrangerla.

alischa
00sabato 26 marzo 2005 22:06
Ero seduta con Luca al Royal Cafè, e giravo e rigiravo la mia cioccolata per farla raffreddare…Luca era intento a fare lo stesso con il suo caffè.
Alzammo lo sguardo contemporaneamente, e quando i nostri occhi si incontrarono capii che Luca esigeva una spiegazione, e dovevo essere io a dargliela, e non lui a chiedermela.
Ero rilassatissima, presi un bel respiro e cominciai a parlare:<>.
Luca mi guardò e rise per il modo in cui gli avevo fatto la domanda, poi mi disse: <>
<< Chi?>> risposi io.
<>
<< Lui chi, Luca?>>
<< Lisa…”lui”, questo ragazzo di cui non conosco il nome, e che, da quando hai visto, ti fa andare su di giri>>
<< Non proprio su di giri, Luca. Mi sento solo…strana>>
<< Si, ok. Ma ora posso sapere il suo nome?>>
<< Federico Russo>>
<>
Allora gli raccontai tutta la storia della prof Guerrieri, delle lezioni di disegno, del mio tremito quando lui si sedette vicino a me, della sua mano sulla mia, e di quei messaggi.
Luca stette un po’ di tempo senza dir niente a rigirarsi il caffè (che non aveva ancora bevuto) e poi, con un tono di voce indifferente quasi stesse parlando del tempo che farà domani, mi disse:<< Hai mai sentito parlare di amore a prima vista, ali?>>…era sua abitudine chiamarmi ali…visto che era l’abbreviazione del mio soprannome…alischa!
<< Amore a prima vista???? No no, Luca. Non mi freghi, non sono innamorata>>
<< Già. Non lo sei…ancora>>
<< Che ne pensi Luca??>>
<< Penso che hai oramai hai quindici anni e che c’era da aspettarselo da un momento all’altro>>
<< Cosa c’era da aspettarsi Luca???>>
<< Che sarebbe arrivato il ragazzo che fosse riuscito per la prima volta a toccare il cuore di LISA_DONNA_D’-ACCIAIO>>
<< Non mi chiamare LISA_DONNA_D’_ACCIAIO!!!!!>>
<< Ehh…i miei amici ti chiamano tutti così!>>
<< I tuoi amici sono cretini>>
<< Non hanno tutti i torti. Tu per me sei solo Lisa, per loro sei la bellissima, irraggiungibile, straordinaria ragazza che non degna la razza maschile di uno sguardo e tratta gli uomini come una sottospecie di qualcosa di estremamente ripugnante…>>
<< Ah…è così che mi vedono i tuoi amici!>>
<< E’ così che sei!>>
<< Non è colpa mia! Lo faccio per legittima difesa! Se fossi più buona con loro me li ritroverei a farmi le serenate sotto la finestra!!!! Non sarebbe una bella cosa neppure per te, sai….sveglierebbe anche te visto che la tua stanza è adiacente alla mia!>>
<< Ehh…ok, ok donna, sei forte, lo abbiamo capito, ma ora torniamo a Federico>>
<< Cosa vuoi sapere?>>
<< Voglio metterti in guardia>>
<< Da che?>>
<< Da lui>>
<< Perché?>>
<< sai...Fede non è proprio, come si potrebbe dire, uno che nelle ragazze cerca l’amore….mi capisci, no?>>
<< E tu che ne sai?>>
<< Lo conosco>>
<< Lo conosci, cazzo, e me lo dici solo ora?!?!>>
<< Ora, prima che differenza fa…>>
<< Come lo conosci?>>
<< oh, bhe…diciamo che è famoso per le sue conquiste in campo di donne…>>
La discussione stava prendendo una piega che non mi piaceva, ma la curiosità era più forte
<< Spiegati meglio>>
<< Lo sai cosa intendo>>
<< Cosa devo fare?>>
<< Lisa…tu sei troppo bella, troppo brava, troppo simpatica, e fin troppo speciale per diventare solo la numero 146 delle conquiste di Federico!!!>>
<< Tu pensi sia questo che lui voglia far di me?>> Lo dissi a voce bassissima, quasi volessi supplicarlo di rispondermi di no.
<< aly…se io ti guardo non vedo null’altro che te, ma se è lui a guardarti sono sicuro che vede solo una delle più belle ragazze che gli potesse capitare sottomano da far passare sul sedile posteriore della sua macchina un paio di volte, per poi disfarsene e vantarsene con gli amici!>>
<< Io non passerò mai sul sedile posteriore della sua macchina!>>
<< Lo so…è per questo che non fa per te>>
<< Mi stai dicendo di togliermelo dalla testa?>>
<< Ti sto dicendo che puoi fare ciò che vuoi…è solo che mi dispiacerebbe troppo se alla fine di questa storia ci fosse un cuoricino rotto in mille pezzi da riparare>>
Guardai Luca senza parlare. Quel discorso con lui mi aveva lasciato a pezzi.
Ma in fondo c‘era da aspettarselo…Fede era troppo bello, troppo affascinante e troppo sicuro di sé per essere anche “un bravo ragazzo”.
Mi vennero le lacrime agli occhi, ma spinsi con tutte le mie forze il magone in giù prima che Luca se ne accorgesse.
All’improvviso mi ricordai di un piccolissimo problemino, denominato da noi studenti “giustifica post-marina”
<< Luca, la sai fare la firma di mia madre?>>
Lui sorrise perché capì ciò che volevo fargli fare, e prima che io glielo chiedessi stava già prendendo il mio libretto delle giustifiche dalla cartella.


Me ne stavo in camera mia, sul letto, a pensare alle parole di Luca fissando ostinatamente il soffitto.
Sapevo che Luca mi aveva detto la verità sul suo conto, ed era proprio questo ciò che mi spaventava…nelle mani di Fede avrei fatto la fine della bambolina???
Mi coprii il viso con le mani, incapace di pensare ad altro.
Non saprei dire per quanto tempo rimasi così, forse mi addormentai addirittura, so solo che all’improvviso rinvenni da quella sorta di trance perché la mia attenzione era stata attirata dagli squilli del mio cellulare. Guardai l’orologio sulla parete. Cazzo, erano le sei!
Saltai dal letto e presi il cellulare…la scritta “FEDERICO” sul display era un invito irresistibile a rispondere, e tuttavia me ne stavo lì, col dito fermo un centimetro sopra al pulsante per rispondere incapace di premerlo. Il telefono squillò e squillò, ma io pietrificata, non risposi, e alla fine Fede rinunciò e staccò la chiamata. Compresi fino in fondo la grandezza della stronzata che avevo fatto non rispondendo al telefono solo quando sul display apparve “1 CHIAMATA SENZA RISPOSTA”…Merda!
Sbattei il telefono sul letto incazzatissima e cominciai a prendermela con me stessa e con la mia imbecillagine! Perché diamine non avevo risposto!
Dovevo solo premere un tasto e dire “pronto”…Cazzo!Cazzo!Cazzo!
Le mie finissime riflessioni del tutto prive di parole volgari furono interrotte da un suono…lo squillo del telefono!
Lo presi e questa volta risposi senza neppure vedere chi era:
<< Pronto?>>
<< Lisa?>>
<< Ehm, si.Con chi parlo?>>
<< Sono Federico>>
(Evvai!)
<< Ehi, Federico. Come stai?>>
<< Ora che parlo con te meravigliosamente. Ti ho chiamato cinque minuti fa, ma nessuno rispondeva, pensavo non volessi parlami>>
<< E perché mai non avrei dovuto parlarti. Ero sotto la doccia>>
( Ecco la mia vena creativa d’attrice nata che si faceva avanti…)
<< Oh scusa, ti ho disturbata?>>
<< No, no. Affatto, figurati>>
<< Meno male. Hai tempo?>>
<< Tempo? E’ l’unica cosa che non mi manca. Perché?>>
<< Nulla…avevo solo intenzione di parlare un po’ con te. Ti va?>>
Mamma, che voce stupenda…languida, calda, suadente, morbida…..
<< Certo…di cosa vuoi parlare?>>
<< Di te. Volevo conoscerti meglio>>
<< Di me…vediamo un po’…non c’è molto da dire…>>
<< … C’è sempre molto da dire sulla vita di qualcuno>>
<< Facciamo una cosa…fammi qualche domanda>>
<< Ok. Se è proprio una domanda che vuoi…Che fai domani pomeriggio?>>
<< Bella domanda! Nulla di tanto importante da essere ricordato da me in questo momento. Perché?>>
<< Ehh…se la mia era una bella domanda, la tua è davvero una bella risposta. Ti va di vederci?>>
Ti va di vederci? Ti va di vederci?!?!?!?!?!??! E c’era da chiederlo!!! Certo che mi andava!!!!! Ehi ma tutto questo stava succedendo veramente o cosa?!?!?!
<< Vederci…ehm…si…per me va bene. Dove e quando?>>
<>
No,no...un secondo…non mi sarei fatta venir a prendere fino sotto casa!
C’erano le vicine che commentavano ogni mia parola o movimento! Chissà che avrebbero pensato se mi avessero visto salire in macchina con qualcuno…quelle due bigotte avrebbero di sicuro chiamato scandalo!
<< Ehmmm… La conosci la scuola media E.Chini?>>
<< Certo, ci andava mio fratello>>
<< A te va bene se ci vediamo lì alle 18?>>
<< A me va bene qualsiasi posto e qualsiasi ora purchè ci sia tu>>
Che dolce….ma era davvero lo stesso lo ragazzo di cui mi aveva parlato Luca?
<< Bhe, allora…a domani>>
<< Si, a domani. Ciao…Hey, hey, hey, aspetta un attimo non riattaccare>>
<< Cosa c’è?>>
<< Preferisci la macchina o la moto?>>
<< Ah…ho possibilità di scelta?>>
<< Certo mademoiselle…ogni mezzo di trasporto in mio possesso è a sua disposizione>>
C’era da fare una scelta…bhe certamente la macchina, era più comoda.
Stavo per dirgli l’automobile quando mi passarono per la mente le parole di Luca “…una delle più belle ragazze che gli potesse capitare sottomano da far passare sul sedile posteriore della sua macchina un paio di volte, per poi disfarsene e vantarsene con gli amici…”
<< La moto!>> dissi stupidamente…vabbè, almeno le motociclette non avevano il sedile posteriore!
<< Ahh…ti piace la velocità!>>
<> questo era vero.
< A domani allora>>
<< A domani>>
<< Ciao>>
<< Bye!>>
Che cretina! Cosa cambiava se sceglievo la macchina! Mannaggia a Luca che mi metteva in testa strane idee! Quello del sedile posteriore era solo un senso figurato e io stupidamente da imbecille D.O.C. andavo a dire la moto! Oramai avevo detto ciò che avevo detto…e la moto in fondo non mi dispiaceva poi tanto!
Hey hey…un attimo…fermi tutti…io e Fede ci saremo visti il giorno dopo alle sei…era un appuntamento!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Saremo usciti insieme!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Dovevo dirlo a qualcuno immediatamente!
Mi affacciai per veder se Luca era in casa.



alischa
00sabato 2 aprile 2005 11:11
Quando Luca mi aprì la porta era in mutande. Non che a me facesse effetto vederlo così poco vestito, ma la vista di un ragazzo che ti apre la porta in mutande è sempre un po’ comica, e perciò risi.
<< Cosa c’è? I miei boxer non sono di tuo gradimento?>>
<< A dire il vero preferivo gli slip con le automobiline e gli orsacchiotti che portavi circa 10 anni fa…>>
<< Oh si…proprio l’altro giorno volevo comprarne un paio uguali, ma la commessa mi ha informato che della mia misura, mutande del genere non le fanno…>>
<< Cretino>>
<< Ah! Tu cominci questo discorso idiota e poi il cretino sarei io?>>
<< Io parto sempre dal presupposto che tra uomini e donne il più intelligente degli uomini sarà sempre inferiore alla più stupida delle donne…>>
<< Tipico discorso sessista e femminista degno di Lisa Furlan…>>
<< Su, dai scherzo! C’è un’ eccezione…tu come uomo sei più intelligente di Valeria Marini!>>
<< Oh…vorrei tanto prenderlo come un complimento, ma guarda caso non ci riesco proprio…>>
<< Comunque non sto qui per parlare di mutande e di Valeria Marini, ma ho una novità>>
<>
<< Domani alle 18 mi vedo con Fede>>
<< “ Stupendo”>>
<< Cos’era quel tono sarcastico della tua voce mentre pronunciavi la parola “stupendo”, Luca?>>
<< Allora non vuoi proprio dare retta al tuo miglior amico e lasciar perdere Fede, vero?>>
<< Diamine Luca! Non è come pensi tu! Tu lo conosci solo di fama, io invece l’ho visto e poco fa gli ho parlato a telefono…e da come parla non riesco proprio a credere che sia quel tipo di ragazzo che dici tu!>>
<< Dopo anni e anni di conquiste si è specializzato a trattare con le donne…>>
<< Luca, su, perché sei sempre così pessimista?>>
<< Perché so cosa è capace di fare Federico ad una ragazza, e immagino che lo farà anche a te! Ti farà male, ali! Ti farà male proprio lì!>> E con l’indice indicò il mio cuore.
<< Dai, Luca! Per chi mi hai preso! Penso di averti dimostrato che dalla razza maschile mi so difendere molto bene, no?>>
<< Lui..lui…lui non è un uomo…è diverso…è…è…come dire…è Federico Russo! Quel ragazzo è unico nel suo genere!>>
<< Su Luca! Domani sarà la prima volta che gli parlerò faccia a faccia…cosa vuoi che mi possa fare?>>
<< Ah…io credo, anzi, ne sono sicuro, che non appena ti vedrà arrivare ti chiederà come stai…e subito dopo cercherà di sfilarti il reggiseno senza troppi complimenti!>>
<< E’ molto difficile sfilare il reggiseno ad una ragazza che non ha nessuna intenzione di farselo togliere, sai Luca?>>
<< Io non capisco come tu faccia ad essere così tranquilla!>>
<< Non lo sono affatto>>
All’improvviso l’espressione di Luca cambiò dall’ allarmata, al preoccupata, e mi disse, con un tono quasi paterno:
<< Senti aly, non posso impedirti di uscire con Fede domani, non posso farlo, ma anche se potessi non lo farei, perché se è vero che sbagliando si impara, voglio che tu impari da sola… per quanto mi riguarda Federico delle tue tette può farci quello che vuole, ma non lasciare che ti tocchi quello che c’è sotto, aly…non lasciare che ti tocchi il cuore…sai… ho imparato a mie spese che il cuore di una persona è come un diamante. I diamanti sono il materiale più duro del mondo, potresti batterli con un martello a vita e non si romperebbero…ma basta la pressione di un ago lungo il piano di sfaldatura e andrà in mille pezzi per sempre… il tuo cuore,lisa, è stato preso a martellate molte volte…ed è ancora intatto… non lasciare che Federico lo distrugga con un misero ago>>
Quasi quasi mi commossi a quelle parole.
Guardai Luca senza parlare e gli sorrisi. Avanzai piano verso il divano su cui era seduto e mi accoccolai nelle sue braccia, l’unico posto in cui avevo trovato sempre un rifugio sicuro durante tutta la mia vita.
<< Luca, sai- dissi sorridendo- penso che tu faccia bene a sperare che Fed non mi faccia male perché altrimenti saresti tu a dover subire i miei sfoghi…ehh…>>
<< Ah! Ma allora non hai capito proprio nulla! E’ proprio per questo che non voglio che tu soffra! Quanto pensi me ne possa importare del tuo dolore da uno a dieci?>>
Io e Dunk scherzavamo sempre così tra di noi
<<< Uhmm…non so…1,00000001?>>
<< No! Sbagliato! Mi sottovaluti! 1,00000002!>>
<< Mannaggia ci ho sbagliato di poco!>>
<< Ehi Ali>>
<< Si??>>
<< Mi sta venendo un’idea fulminante…>>
<< Spara!>>
<< Che ne diresti di Crepes calde con la nutella?>>
<< Lo sai cosa diceva Oscar Wilde a proposito delle cose tipo crepes alla nutella, Luca?>>
<< Illuminami>>
<< L’unico modo per liberarsi dalla tentazione è cedere…>>
Ci guardammo, divertiti entrambi da come riuscivamo a far sembrare una cosa futile come le crepes alla nutella una questione di vita o di morte…
<< Chi arriva ultimo in cucina mangerà una crepes in meno!>>
Ci alzammo entrambi di scatto e corremmo verso la cucina.
Se qualcuno di voi fosse passato sotto la nostra finestra cinque minuti dopo avrebbe potuto sentire le mie urla contro Luca che mi aveva rubato il barattolo di nutella…

Driin! Driin: sette e mezza. Di nuovo quella maledetta sveglia! Merda io ho sonno! E per giunta oggi a scuola non abbiamo neppure disegno! Ma disegno non era proprio quella materia che solo una settimana fa dicevo di odiare e che ora, invece, “improvvisamente” aspetto con tanta ansia???
Va bè…meglio alzarsi altrimenti faccio tardi!

Le ore a scuola sembrano non passare mai… ad un certo punto mi è venuto il dubbio che l’orologio si fosse fermato…ma non era così!
La prof parla di frazioni algebriche e merdacce varie, ma io sono distratta e non riesco proprio a concentrarmi perché è solo uno il mio pensiero fisso da ieri sera:FEDE!
Tra poche ore lo avrei rivisto! Mitico!
Il mio cuore andava in fibrillazione all’idea di rivedere Fede, eppure avevo paura. E se Fede si fosse davvero rivelato il latin lover-leggenda di cui mi parlava Luca? In cuor mio, però, non riuscivo proprio a crederci… non poteva essere così…non doveva…
… Finalmente! La campanella! LIBERTA’!!!!!!

Arrivata a casa mangia qualcosa di fretta e corsi in bagno…ma quattro ore non erano troppe per prepararsi ad un appuntamento?!?!?!
Comunque riempii la vasca da bagno quasi fino all’orlo e misi nell’acqua i sali rilassanti, strofinai il corpo con il bagnoschiuma profumato di mia madre per rendere la pelle più morbida e liscia. Lavai i capelli con molta dolcezza, li risciacquai e passai il balsamo. Quando uscii dalla vasca mi asciugai per bene il corpo e ci passai sopra una crema idratante. Poi strizzai i capelli per bene e cominciai ad asciugarli , con molta cura, e non come facevo di solito, senza pettinarli e a testa sotto pensando ai fatti miei!!!
Quando fui pulita e profumata misi l’accappatoio ed andai nella mia stanza per una questione di vitale importanza : la scelta degli abiti.
Di solito non davo molta importanza a come mi vestivo, un po’ per sciatteria, un po’ perché ero consapevole che mettendo solo un jeans e una felpa e senza trucco ero comunque molto più bella delle altre ragazze che la mattina perdevano ore per scegliere i vestiti e per truccarsi.
Non mi ero mai presa troppo cura del mio corpo perché mi ero sembrata sempre troppo bella per natura, ma ora, tutto ad un tratto, quel “troppo” non mi sembrava “abbastanza”, almeno non per Fede…
Oddio…perché tutto ad un tratto mi creavo tanti problemi?????
Presi dall’armadio una maglietta bordeaux che lasciava scoperta la schiena, la mia schiena magra, bianca e liscia come quella delle ragazze delle pubblicità; e un jeans color bronzo a vita bassa, che, a detta degli amici di Luca, mi stava maledettamente bene.
Mi vestii, poi mi misi davanti allo specchio e presi i cosmetici.
Nonostante non mi truccassi frequentemente con il make up ci sapevo fare davvero…
Creai sugli occhi varie sfumature che richiamavano l’abbigliamento, poi stesi sulla palpebra una sottile e nitida linea di eye-liner. Misi sulla ciglia il mascara e poi la matita nera. Sulle guance un po’ di fard e infine…matita per labbra e rossetto… da schianto!
Camminai fino al lato opposto della stanza e poi mi rivoltai lentamente verso lo specchio sorridendo, feci un paio di passi e poi rimasi lì, in mezzo la stanza, come se fossi dovuta entrare in una fotografia…
Guardai l’orologio..CAZZO MANCAVANO 3 MINUTI ALLE SEI!!!!
Presi la borsa, uscii di casa e bussai alla porta di Luca, sapeva che sarei dovuta uscire con Fede a quell’ora, ma volevo comunque avvisarlo che stavo scendendo. Ad aprire la porta non fu Luca, ma Simone…dal suo sguardo fisso su di me e la bocca spalancata dedussi che così vestita non dovevo fare proprio schifo…
<< Ehhmm…Simone, dov’è Luca?>>
<< Ehhhh…è…è…in b-b-ba-bagno>>
Era tardi…non potevo aspettarlo.
<< Digli che sto uscendo, ok?>>
<< S-s-si…t-t-tutto q-quello che v-v-vu-vuoi…>>
Balbettò qualche altra cosa, ma non riuscii a capirlo perché mi ero già lanciata per le scale nel tentativo disperato di raggiungere la E.Chini in 1minuto…in fondo era solo dietro l’angolo.
Quando svoltai, vidi davanti alla scuola una bellissima Honda rossa fiammante…e sopra c’era….o Madonna mia!
Non mi sentivo più ferma sulle gambe, mi tremavano le mani, e avevo tutt’ad un tratto perso la sicurezza che avevo poco prima davanti allo specchio. Ero a pochi passi da Federico…lui si accorse della mia presenza e si voltò verso di me. Fu un bene che avesse gli occhiali da sole…perché se fossi riuscita a guardare i suoi stupendi occhi azzurri mi sa che sarei svenuta.
<< Ciao>>
<< Ehmm..ciao>>
Si tolse gli occhiali.
Lui mi guardò. Io lo guardai. Ci guardammo.

alischa
00domenica 3 aprile 2005 13:47
Ci guardammo, si. E in quell’eterno attimo riuscii a scorgere nei suoi occhi la sorpresa e l’emozione… forse il suo era lo stesso sguardo che avevo anch’io. I suoi occhi esprimevano tutto quello che le parole non sarebbero mai riuscite a dire. In quei profondi abissi azzurri potevo vedere il fuoco gelare e il ghiaccio ardere.
Rimanemmo lì, inchiodati, a guardarci, a studiarci, a spiare i nostri volti per non so quanto tempo. E tutto senza dire una parola.
Di solito il silenzio tra due persone che si sono appena incontrate è imbarazzante…ma quello no, non lo era. Quel silenzio era il suono dell’emozione che nasce nel petto, si espande lungo tutto il tuo corpo, trapela dalla pelle e poi esplode in un fremito impercettibile attraverso gli occhi. Purtroppo non poteva durare in eterno…uno di noi due si sarebbe dovuto decidere a parlare. Lo feci io.
<< Ehm…Come va?>>
Lui non mi rispose subito, rimase qualche altro secondo a guardarmi negli occhi e poi, quasi si stesse svegliando solo in quel momento, parlò:
<< Mai stato meglio…sai… vorrei farti qualche complimento…ma “sei bellissima” mi sembra quasi un’offesa… conosci un termine che supera il concetto di “divino”? Se lo conosci per piacere dimmelo perché voglio ripetertelo…>>
Oddio…oddio…oddio…divina? A me? Me lo aveva detto proprio lui????
Sorrisi, abbassai lo sguardo, ma mi accorsi che oramai guardare i suoi occhi era quasi una necessità…e per questo rialzai subito il volto per continuare a guardarlo…non avevo mai guardato così intensamente qualcuno…lo guardavo quasi come se avessi paura che dovesse sparire da un momento all’altro e fossi ben decisa a fermami la sua immagine nella memoria come un marchio a fuoco…e lui faceva lo stesso con me.
Non sapevo se sentirmi lusingata, imbarazzata, felice, sollevata…in quel momento mi sentivo proprio come quella volta che Fede mise la sua mano sulla mia per tracciare quella retta…mi sentivo me stessa…un piccolo puntino che esprime l’essere perso nell’infinito del tempo…
<< Allora che ti va di fare?>> mi disse lui.
<< Non saprei proprio…hai qualche idea?>>
<< Oh… se qualcuno mi avesse fatto questa domanda dieci minuti fa avrei risposto certamente di si…ma da quando ti ho vista mi si è svuotata completamente la testa….>>
Quella frase mi colpì veramente, e ancora di più perché me la disse con un tono quasi sognante, quasi come se io non lo stessi ascoltando…
Improvvisamente Fede sembrò uscire da una specie di trance, scosse velocemente la testa come per svegliarsi, mi guardò di nuovo e arrossì imbarazzato, come se si fosse reso conto solo ora di avermi detto quella cosa poco prima che in condizioni normali si sarebbe assolutamente tenuto per sé.
<< Allora, che ne dici di andare a fare una passeggiata sul lungo mare…è molto bello a quest’ora>> Sembrava essere tornato in se stesso e il suo tono aveva acquistato sicurezza.
<< Certo…non chiedo di meglio>>
Mi porse il casco, e mi diede la mano per aiutarmi a salire sulla moto…davvero una gran pezzo di moto ( anche se paragonabile neppure lontanamente in bellezza con il padrone…).
Saltai in sella, e mi strinsi a lui mentre accendeva il motore ( forse un po’ troppo stretta e un po’ troppo vicina…ma parliamoci chiaro: quella del tenermi per non cadere era solo una scusa per, in qualche modo, abbracciarlo…)


Fede sapeva guidare davvero bene! La corsa fu piacevole… e breve!
Il lungomare non era poi così lontano e in meno di dieci minuti eravamo già arrivati. Mannaggia! Io volevo stare un altro po’ avvinghiata alla sua schiena!!! Non è giusto!
Comunque lui parcheggiò, spense il motore e si levò il casco, mentre io dietro facevo lo stesso. Tolto il casco dal capo chiusi gli occhi e scossi leggermente la testa per ravvivare i capelli... e quando li riaprì vidi che lui mi guardava sorridendo con aria estasiata…sorrisi anch’io, ma ero imbarazzata e penso di essere visibilmente arrossita.
Lui mi prese il casco dalle mani e lo posò nel baule, poi mi porse la mano per aiutarmi a scendere con un gesto riverente e disse:
<< Mademoiselle permetta…>>
Io risi e accettai il suo aiuto… Diamine! Aveva un accento francese adorabile…
<< Quante lingue sai parlare, Fede?>>
<< Io bhe…l’italiano, l’inglese che mi ha insegnato mio padre e il francese che ho imparato a scuola…e tu?>>
<< L’italiano…a stento…>>
Lui mi guardò sorridendo e poi disse:
<< A stento??? Bhe…non ho ancora dialogato con te abbastanza per sapere come lo parli, ma di sicuro lo scrivi benissimo>>
<< Lo scrivo? E tu che ne sai di come scrivo io…?>>
<< Ehm...mia madre e la tua insegnante d’italiano, Fortuna D’Apice, sono molto amiche , penso che lo sai…>>
Stavo incominciando a capire…
<< Si, lo so. E allora?>>
<< Bhe… Fortuna non è sposata e spesso dopo la scuola passa la giornata a casa mia ed io per caso…diciamo che…bhe... potremmo dire che ho letto dei temi che lei aveva in borsa…>> E dicendo questo la sua voce tradì un leggero imbarazzo.
<< “ per caso”, certo…e potremmo dire che sempre “ per caso” tra quei temi ci fosse anche il mio, vero? E sentiamo… quanti altri temi hai letto?>> dissi scherzando.
Lui arrossì violentemente, mi prese per il braccio e cominciò a camminare lungo il litorale senza rispondere…non mi guardava in viso, chissà a cosa stava pensando…Ma io sono come il Piccolo Principe, che non rinuncia mai ad una domanda, e per questo tornai all’attacco, e sorridendo dissi:
<< Allora, scusa, non ricordo bene quanti altri temi hai detto che hai letto?>>
Lui mi guardò negli occhi e sorrise. Sembrava aver superato l’imbarazzo.
<< Diamine, da te non si scappa, eh?>>
<< uhmm…non si scappa??? Bhe..diciamo che si deve essere molto abili…>>
<< Tanto la verità l’hai capita…>>
<< Verità? Quale verità? La verità non era quella del “per caso” che mi hai detto poco fa?>> e risi divertita nuovamente…
<< Allora…se ti dicessi che ho rotto le scatole a Fortuna un’intera settimana per convincerla a farmi leggere qualche tuo tema, e che una volta che lei me li ha portati mi sono preso la briga di ricopiarli e di leggerli circa dieci volte al giorno, tu cosa faresti?… intendiamoci, non che questa sia la verità, sia chiaro, era solo un’ipotesi…perché io i tuoi temi li ho trovati “per caso”…>>
Gli strinsi la mano, rallentai il passo e mi voltai verso di lui. Fede fece lo stesso. Ci guardammo negli occhi sorridendo alla storia di quel “per caso”. Non so a cosa stesse pensando lui in quel momento, ma io mi chiedevo se quell’angelo che avevo davanti era davvero il diavolo di cui mi aveva parlato Luca.
La sera intanto stava calando, e con essa, anche l’umidità…e improvvisamente un brivido di freddo percosse il mio corpo. Subito dopo mi ritrovai sulle spalle un qualcosa di caldo…il suo giubbotto!
Feci per rifiutare quel gesto, ma lui, quasi intuendo ciò che avevo intenzione di fare, mi strinse il giubbotto sulle spalle con un braccio e mise il dito sul mio naso per zittirmi, e scuotendo la testa con aria non curante disse:
<< Io il freddo non lo soffro mai…>>
Sapevo che non era vero e che mi aveva dato il giubbotto per galanteria, ma dopo quel gesto non avevo più il coraggio di rifiutare la sua cortesia…un po’ mi faceva anche piacere, e mi strinsi addosso quel giubbotto caldo che fino a pochi minuti prima era posato sulle sue larghe spalle. Lo guardai come per dirgli grazie e sfoderai uno de miei sorrisi migliori, quelli che mi facevo allo specchio e che mi ricordavano un’attrice americana. Lui mi guardò in silenzio, poi d’improvviso distolse lo sguardo e si toccò i capelli come se lo avessi sorpreso a fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare…non era affatto così: mi piaceva l’idea del suo sguardo posato su di me. Mentre stavo già perdendomi nei miei pensieri di sguardi e corpi sentii cingermi la vita con un gesto sicuro dal suo braccio, che mi strinse dolcemente sul suo fianco mentre continuavamo a camminare con il mare sulla destra e le stelle curiose sopra le nostre teste… mi sentivo davvero bene.
<< Allora…parlami un po’ della tua vita… cosa ti piace fare?>>
Non sapevo cosa rispondere a quella domanda… a dire il vero in quel momento la cosa che mi piaceva di più fare era stare attaccata al suo fianco…ma questo certo non glielo avrei detto!
<< Oh bhe…mi piace molto leggere>>
<< Davvero? Anche a me! Qual è il tuo libro preferito?>>
<< Se te lo dico ridi!>>
<< Ma scherzi..non riderei mai del tuo libro preferito..su dimmi, qual è?>>
Ero sicura che se glielo avessi detto sarebbe scoppiato a ridere come facevano tutti! Non era mica colpa mia se il mio libro preferito era…
<< Harry Potter. Il mio preferito è questo. e il tuo?>> disse lui tutto d’un fiato.
Rimasi di stucco! Davvero il suo libro preferito era Harry Potter? Oddio…
<< Voglio sperare che tu stia scherzando! Harry Potter non può essere il tuo libro preferito…>>
<< Senti, lo so che molti lo considerano un libro per bambini, ma non è così…non posso farci niente se la storia di quel maghetto mi piace da matti. Te lo ho detto perché non pensavo avessi riso di me anche tu…>>
<< Ehi! Un attimo! Calma…stop, stop….Non ti ho chiesto se scherzavi perché Harry Potter è un libro per bambini, ma perché è proprio quello il mio libro preferito…>>
<< No!?!?!>>
<< Eh si invece!>>
<< Ma è stupendo! Penso sia una cosa bellissima avere lo stesso libro preferito in comune!>>
<< Già…e io che non volevo dirtelo perché pensavo fosti stato tu quello a ridere di me…>>
<< I casi della vita…>>
Ridemmo insieme, sorpresi.
<< Parlami tu per primo della tua vita>>
<< Uhmm…non c’è molto da dire…>>
<< …c’è sempre molto da dire sulla vita di una persona…>>
Lui rise; molto probabilmente sorpreso dal fatto che ricordassi quella sua frase.
<< Eh già! Questa frase l’ho già sentita ma non riesco proprio a ricordare dove…>>
Ridemmo ancora. Non potevo immaginare nulla di più bello è più semplice che stare lì con lui a parlare di tutto e di niente. Mi strinsi di più al suo fianco. A lui parve far piacere quel gesto, perché mi sfiorò lievemente il fianco con la mano, per poi risalire e giocare con i miei capelli lunghi che venivano mossi dalla leggera brezza marina della sera.
Buttai un occhio verso il mare, e poi tornai a guardare lui, ma subito distolsi lo sguardo per paura di venire scoperta e le mie guance si colorarono di un rosso impudico…stavo lì con lui, e stavo bene. Questo era tutto ciò che riuscivo a pensare in quel momento…
Mezz’ora dopo camminavamo ancora abbracciati sotto le stelle, e Fede mi aveva già raccontato un po’ di sé: aveva finito l’anno prima gli studi di geometra, gli piaceva giocare a calcio e cantare, cantare specialmente. Anche a Luca piaceva cantare, a volte improvvisava anche canzoncine con Alex e Simone.
<< Vorresti qualcosa?>> questa domanda mi colse di sorpresa e non ne colsi il senso.
<< Qualcosa che?>>
<< Pizza, panino, gelato, patatine, frappè, non so…cosa ti piace?>>
<< Grazie, ma non ho mai appetito a quest’ora>>
<< Sicura?>>
<< Ma certo!>>
<< A che ora ceni di solito?>>
<< Bhe…dipende…a volte alle dieci, a volte alle undici… a volte pranzo direttamente il giorno dopo!>>
<< E i tuoi non dicono nulla che non ceni con loro?>>
<< Ehmm... i miei non ci sono quasi mai a casa per cena. Mio padre lavora a Milano a Piazza Affari, e mia madre ha una boutique d’alta moda. Di solito dopo la chiusura passa sempre da qualche amica per giocare a carte, e torna quando io già dormo>>
<< E non ti rattrista passare tutta al giornata in casa da sola?>>
<< Non sono sola, c’è Luca>>
<< E chi è Luca, tuo fratello?>>
<< No, ma è come se lo fosse. E’ il mio migliore amico, lo conosco da sempre e abita accanto a me>>
<< Ed è con lui che passi la tua giornata>>
<< La maggior parte delle volte si>>
<< Ma tu e Luca, cioè…voglio dire…tra te e lui…non so se hai capito…>>
<< Siamo come fratello e sorella se è questo che vuoi sapere>>
<< Ah>> non so perché ma sembrò molto sollevato.
<< Sai…è un po’ insolito il fatto che una ragazza abbia come migliore amico un ragazzo…>>
<< Già… è vero…hai trovato una delle poche….>>
<< Si… Luca…non mi è nuovo come nome… quanti anni ha?>>
<< Ne ha fatti diciotto la settimana scorsa>>>
<< Ma questo tuo amico frequenterà mica l’Istituto Tecnico?!?!?!>>
<< Ehmm…si perché?>>
<< Perché lo conosco!>>
Merda! Ci mancava solo questa!
<< Oh…davvero?>> Finsi di essere sorpresa e assunsi un atteggiamento rilassato…almeno ci provai…
<< Begli amici che ti vai a scegliere…>>
Ehi, ehi…stop! Non permettevo a nessuno di disprezzare Luca davanti a me, e non avevo intenzione di far eccezione per Federico.
<< Ehm…scusa, cosa vorresti dire con questo?>>
<< No, nulla. Sai non lo conosco di persona, ma di fama…sai lui è uno che con le ragazze….>>
<< Continua la frase per piacere>>
<< Bhe…non so…penso che lo sai se siete amici…bhe…lui è uno che ne cambia molte…diciamo così>>
<< Diciamolo meglio>> Fede era visibilmente in imbarazzo ma io volevo andare fino in fondo a quella storia…cos’erano quelle voci su Luca!
<< Bhe… uno di quelli che comunque in una ragazza cerca solo il…ehm…il sesso>>
Che?!?!?!?!? No! Questa no! Quella situazione era inverosimile!
Fede che mi diceva su Luca le stesse che Luca diceva su Fede…. No!
Come poteva Luca….no, era impossibile, Fede molto probabilmente si confondeva con qualcun altro!
Bhe… pensandoci bene Luca era uno che di ragazze ne cambiava molte…di solito non parlavamo mai delle sue conquiste…e io non sapevo come erano realmente i suoi rapporti con le ragazze… in fondo io avevo un’opinione di Luca basata sul comportamento che lui aveva con me…da amico. Cosa ne sapevo io di come si comportava con le altre ragazze? Era davvero come mi diceva Fede? E perché Luca diceva lo stesso di Fede?
<< Lisa…ehm…tutto bene?>>
<< Oh…si si certo…scusa, ero soprappensiero>>
<< Figurati…vieni, sediamoci su quella panchina!>>
<< Buona idea!>>
Quelle cose su Luca mi avevano davvero sconvolto…comunque era inutile pensarci ora, ne avrei parlato con lui non appena fossi tornata a casa (speravo molto tardi…), certo Luca non mi avrebbe negato la verità…ora era meglio pensare a Fede, però…avevo una domanda da fargli che da un po’ di tempo mi frullava in testa…sarei mai riuscita a fargliela…
<< Ehm…Fede?>>
<< Si, Darling?>>
Darling? Darling! Mi aveva chiamato darling!!! In inglese significa tesoro, vero?
<< Ehmm...vedi…bhe…io mi chiedevo perché…>>
<< Si?>>
<< No, niente>>
<< Voglio saperlo>>
<< L’ho dimenticato>>
<< So che non è vero>>
<< Credilo>>
<< Non è giusto! Voglio sapere di cosa ti chiedevi il perché!>>
<< Ti giuro, non mi ricordo!>>
<< Prima o poi me lo dirai>>
<< Forse…>>
<< Promettimi che prima o poi me lo dirai!>>
<< Ti prometto che prima o poi te lo dirò…più poi che prima, però>>
<< Ma lo sai che sei anche simpatica?>>
<< Anche? E quale sarebbe quella mia altra qualità?>>
<< QuellE tuE altrE qualità… parlerei al plurale se fossi in te!>>
<< Allora...quali sarebbero?>>
<< Bella..anzi stupenda, intelligente, dolce, aggraziata, elegante, femminile…potrei continuare all’infinito>>
Restammo su quella panchina a parlare per ore…ci restammo fino a che Federico non guardò l’orologio e disse:
<< Le undici. Ora avrai sicuramente fame. E se non ce l’hai ti consiglio di fartela venire, perché io ce l’ho, e ho intenzione di portarti nel mio ristorante preferito e pretendo che tu mangi tutto!!! Antipasto, primo, secondo, contorno, dessert e frutta! E non una briciola di meno!>>
<< Ma non mangio mai così tanto!>>
<< Per stasera farai un’eccezione!>>
<< Non devi dirlo a me ma al mio stomaco!>>
<< Ok… non parlo molto bene lo stomachese ma ci proverò…>>
Appoggiò la testa sul mio ventre e cominciò a dire parole senza senso, dopo si mise una mano dietro l’orecchio e fece finta di ascoltare attentamente qualcosa. A me venne da ridere!
<< Cosa ridi tu?!? Parlare agli stomaci è una cosa seria, sai? Proprio ora ho finito di parlare con il tuo e l’ho convinto a lasciarti mangiare tutto stasera…>>
<< Fede, dai…>>
<< “Dai” cosa? Su che è già tardi per la cena, andiamo a prendere la moto!>>
Quel ragazzo era sorprendente…mi piaceva ogni secondo di più!
Mi alzai dalla panchina con tutta la grazia possibile e cominciai a camminare di fianco a lui…
<< Ehi così non va!>>
<< Fede…”così non va” cosa?>>
<< Resta ferma, non muoverti!>>
Non sapevo cosa avesse intenzione di fare, ma restai ferma comunque…
<< Guarda...guarda…è una cosa terribile!Tra me e te ci sono circa 20 centimetri di spazio! Sono troppi!>> E così dicendo mi attirò a sé e con la mano spinse la mia testa sulla sua spalla, poi mi guardò dolcemente e disse:
<< Ecco…io così sto molto meglio, e tu?>>
Io non risposi, mi limitai a sorridere, ma devo ammettere che anche io, si, anche io così stavo molto meglio…

Il ristorante era davvero carino, e il cibo ottimo… ma troppo!
Pareva quasi che Fede si divertisse ad ordinare quanta più roba possibile!
<< Fede, per piacere, per me basta!>>
<< Devo vederti implorare pietà!>>
<< Dai, non sono abituata a mangiare così tanto, potrei sentirmi male>>
Lui mi guardò sottecchi e sorrise…
<< Come vuoi tu…>>
Era passata la mezzanotte già da molto tempo.
<< E’ tardi, sei stanca?>>
<< Non direi, no.>>
<< A che ora devi tornare a casa?>>
<< Anche domani…mia madre ha raggiunto mio padre a Milano per il week-end…non c’è nessuno che mi controlla>>
<< Che figlia!!! – ridemmo - Bhe…se non sei stanca e abbiamo così tanto tempo voglio farti vedere una cosa…>>
<< Cosa?>>
<< Sorpresa…>>
<< Dai dimmelo!>>
<< No!>>
<< Perché?>>
Lui mi guardò maliziosamente e non rispose… cosa aveva in mente???
Uscimmo dal ristorante.
Non parlammo sulla moto per il semplice motivo che non riuscivamo a sentirci, e io ne approfittai per godermi quel momento abbracciata alla sua schiena. Non sapevo dove mi stesse portando, e per un attimo ripensai con agitazione alle parole di Luca, ma scacciai subito quel pensiero dalla mia testa. Quell’Honda rossa aveva da poco abbandonato la città, e ora sfrecciava libera e veloce verso le strade di periferia.
Man mano che avanzavamo i viali alberati e i prati pettinati lasciavano spazio alle rocce impervie della scogliera.
Ma dove diamine mi stava portando??????
Non so per quante ore rimanemmo sulla moto, ma albeggiava già quando ci fermammo.
<< Vieni>>
<< Dove?>>
<< Non preoccuparti>>
<< Come faccio a non preoccuparmi! Siamo quasi a strapiombo sul mare!>>
<< Strapiombo…no, guarda>>
E mi indicò una piccola strada diroccata che scendeva verso il mare che se non me l’avesse indicata non sarei mai riuscita ad individuare.
La discesa non fu certo di quelle che io definisco “facili” e ci saremmo potuti far male, ma Fede sembrava davvero conoscerla bene, mi indicava tutti i punti dove appoggiarmi e mi aiutava tantissimo.
Alla fine arrivammo su una piccola piattaforma rocciosa, levigata ai lati dal mare…eravamo così vicini all’acqua che se mi sporgevo potevo toccarla col braccio. Erano le quattro e mezza del mattino e il sole cominciava a dare i primi segni della sua esistenza…
<< Ecco…siamo arrivati!>>
<< Ehm…” siamo arrivati”? Cosa vuoi farmi vedere precisamente?>>
Fede rise, penso si aspettasse quella domanda…
<< Donna di poca fede! Sediamoci e aspettiamo>>
<< Aspettare chi?>>
<< Diamine come sei curiosa! Pazienta…>>
Ci sedemmo, senza dire una parola…quella situazione era davvero strana…chi cazzo dovevamo aspettare???
Ehmm…un attimo…cosa stava dicendo Federico??? Stava cominciando ad emettere strani suoni con la bocca…tipo come fanno le balene o i delfini…I DELFINI!!!
Rimasi inchiodata sullo scoglio incapace di proferir parola mentre sei delfini saltavano abilmente nell’acqua dando spettacolo a me e Fede.
Cavolo erano stupendi! Non avevo mai visto i delfini in vita mia!
Non c’erano parole per esprimere la bellezza di quelle pinne argentate che saltavano nell’acqua, illuminate dalla tenue luce rosata del sole che sorgeva appena…non c’erano parole…non c’erano parole davvero.
Non so che espressione avessi dipinta sul viso…ero sorpresa, estasiata, emozionata…ero…ero felice.
Fede dovette capire come mi sentivo, perché mi posò una mano sulla spalla e all’ orecchio mi sussurrò:
<< Ti piacciono?>>
Non riuscii a rispondere, ma lui ovviamente capii che mi piacevano eccome!
I delfini smisero di saltare, Fede li chiamò e loro si avvicinarono.
Penso, anzi, ero sicura, che non fosse la prima volta che Fede veniva là a vedere i delfini, perché questi sembravano riconoscerlo e si lasciavano accarezzare le pinne, e in più lui li chiamava per nome.
<< Vieni, accarezzali anche tu se vuoi, sono molto amichevoli, dai>>
Leggendomi negli occhi il timore e l’indecisione mi prese le mano e me la poggiò dolcemente sulla pinna di un delfino…era bagnata ma calda, e non viscida come poteva sembrare.
<< Questa è Shania, è incinta, partorirà a giorni, e quello lì è Flipper, come il delfino della televisione…>>
<< Come li conosci?>>
<< Ci vengo spesso. Penso che io sia l’unico a sapere della loro esistenza sotto questa scogliera…a parte te, ovviamente. Ora lo sappiamo in due.>>
<< E le altre ragazze?>>
<< Quali altre ragazze?!?!?!>> Sembrava offeso…mi intimidii.
<< Bhe…no, è che pensavo di….come dire>>
<< Sei la prima che porto qui se è questo che vuoi sapere>>
La stessa domanda che stavo per fargli sulla panchina ora mi ritornò in mente e mi uscì dalla bocca prima che potessi fermarla:
<< Perché proprio io?>>
Sembrò colpito da quella mia domanda…alzò lo sguardo dai delfini e mi fissò negli occhi.
<< Perché sei tu>>
<< Ah…questa è davvero un’ottima ragione>> Dissi sarcasticamente, e cercai di ritornare a concentrarmi sui delfini…la mano di Fede era ancora sulla mia, e me la strinse forte. Mi girai verso di lui e lo sorpresi a guardami intensamente. Lui non distolse lo sguardo. Non lo feci neppure io.
Cosa sono le emozioni? Nulla. Non puoi vederle,non puoi toccarle, non puoi ascoltarle…eppure sono così grandi che non puoi neppure distruggerle…Quello che sentii in quel momento guardando Fede negli occhi fu una di queste grandissima emozioni. Mi si seccò la gola, il battito del cuore accelerò, la mia mente correva come un cane che è stato tenuto al guinzaglio una vita e che viene per la prima volta liberato…la mia mente correva così…non sapevo dove stava andando e non riuscivo a fermarla. Essa correva…aveva raggiunto i meandri del cuore ed ora pensieri ed emozioni giravano assieme vorticosamente…l’amore…cos’è l’amore??
Se il giorno prima mi aveste fatto questa domanda non avrei saputo rispondervi…non conoscevo l’amore. Ma ora sapevo di per certo che l’amore era quello, che l’amore era quell’emozione che ballava instancabilmente con i tuoi pensieri nel petto e che non riuscivi a fermare...che ti confondeva e ti faceva sentire come mai avresti potuto immaginare di sentirti…
Mi spiace Luca…non ero riuscita a mantenere la mia promessa; mi ero innamorata...
°nemy°fede°
00lunedì 4 aprile 2005 16:34
anke io mi sto appassionando tr...ma dv l'hai trovata qsta storia??
alischa
00lunedì 4 aprile 2005 22:07
Era possibile? Come potevo innamorarmi di una persona che conoscevo da poche ore??? Non volevo crederci…volevo estirpare quel sentimento dal mio petto, rigettare il senso di infinito che sentivo in quel momento…ma non potevo!
Fede ed io continuavamo a guardarci…il suo viso si avvicinava sempre più al mio, sempre di più…e all’improvviso le sue labbra sulle mie…
Non fu un bacio di quelli da film, uno di quelli passionali pieno di slinguazzamenti vari…ma fu un bacio dolce, lungo e casto. Le nostre labbra erano semplicemente unite…ma unite da qualcosa di più di un contatto epidermico…erano unite dalle nostre anime che si fondevano attraverso il respiro…erano unite da quell’atmosfera magica, dal sole che era ormai quasi sorto del tutto e che illuminava con i suoi teneri raggi il circostante…erano unite dalle onde del mare, che infrangendosi contro gli scogli trovavano sempre la forza di riprovarci…erano uniti da Flipper e Shania che avevano ripreso a saltare felici nell’acqua salata, quasi per regalare un’emozione in più a quel momento magico.
Aprimmo contemporaneamente gli occhi, e ci guardammo. Sorrisi.
<< Non so cosa mi succede- sussurrò lui con le sue labbra contro le mie – Non mi sono mai sentito così bene come mi sento ora qui con te>>
Quelle parole mi accarezzarono il cuore…
<< Non era mia intenzione farlo>> Risposi io.
<< Fare cosa?>>
<< Farti sentire…e sentirmi così,anch’io>>
Questa volta fu lui a sorridere.
D’improvviso un’onda ci investì, e ci allontanammo l’uno dall’altra bagnati fradici.
<< Non vorrei più lasciarti…ma in queste condizioni penso sia meglio tornare a casa>> E indicò i suoi vestiti inzuppati.
E già, aveva proprio ragione. Mi strizzai i capelli e poi arruffai i suoi. Lui rise e mi abbracciò…poi mi baciò di nuovo. Questo bacio, però, non aveva nulla in comune con il precedente. Fu molto più passionale e coinvolgente e soprattutto…non affatto “casto”.
Quando ci staccammo lui mi disse:
<< Dimmi che sei vera. Dimmi che è vero che io sono qui con te. Dimmi che non è solo un sogno.>> Il suo tono era quasi supplichevole. Io non dissi nulla. Guardai il sole alto nel cielo e mi resi conto solo allora che avevo passato la notte con lui…la notte più bella della mia vita.
Lui si alzò, poi mi prese tra le braccia per aiutarmi a fare lo stesso. Incominciammo quella sorta di scalata che ci avrebbe riportato su…fu molto più dura della discesa, ma finalmente riuscimmo a raggiungere la moto, io stanca morta.
In moto l’aria fredda mi colpiva la pelle umida e i vestiti inzuppati facendomi gelare, e per Fede che stava davanti doveva essere ancora peggio.
Quando arrivammo sotto casa mia, la prima cosa che feci scendendo dalla moto fu starnutire…mi ero beccata il raffreddore!
<< Oddio no! Ora non starai bene! Mi sento in colpa! Sono io che ti ho portato lì e ti ho fatta bagnare!>> E starnutì a sua volta…anche lui si era beccato il raffreddore!
<< A quanto pare non sarò l’unica a prendere un’aspirina tra poco…comunque non devi sentirti in colpa… Questo raffreddore non è nulla in confronto alla bellissima notte che mi hai regalato!>>
<< Oh…sono io che devo ringraziarti. Ti potrò rivedere?>>
<< Certo…la prossima serata libera ce l’ho il 15 Luglio 2017, ti va di vederci quella sera?>> scherzai io. Lui stette al gioco e rispose:
<< 2017? Così presto?!?!? Ma io non ho una serata libera fino al 2029!!!>>
<< Mi sa che di questo passo ci incontreremo alla posta per la fila della pensione!>> Lui rise, ma io starnutii di nuovo.
<< Cosa fai lunedì?>>
<< Cosa proporresti di fare?>>
<< Possiamo vederci? Ti passo a prendere allo stesso posto e stessa ora di oggi, cioè, volevo dire ieri, ti va?>>
<< A me va di sicuro, ma non so se il mio raffreddore sarà d’accordo!>>
<< Già, anche il mio…etchiù! >>
<< Ci sentiamo per telefono>>
<< D’accordo>>
<< Ehmm, Fede…un’altra cosa>>
<< Dimmi>>
<< Sono stata benissimo stasera con te, ma preferirei che non si sapesse in giro…intendo nella mia classe>>
<< Ti capisco. Non avrei detto nulla anche se non me lo avessi chiesto. Volevo evitarti le battutacce tipo “Lisa si tiene il figlio della prof”>>
<< Già…>>
<< In condizioni normali a questo punto ti avrei augurato la buona notte,ma in questa occasione penso che il buongiorno sai più indicato. Buongiorno!>>
<< Buongiorno anche a te! Io ora vado a dormire, sono esausta>>
<< Sogni d’oro>>
Mi tolsi il suo giubbotto e lo appoggiai sulla moto, mi sporsi e senza dir nulla gli sfiorai lievemente le labbra con le mie. Poi mi voltai e mi avviai verso il portone di casa mentre sentivo il suo sguardo incollato alla mia schiena.
Ero distrutta ma felice.






noemi....l'ho trovata sul sito dei blue!![SM=x150403] [SM=x150401]
°nemy°fede°
00martedì 5 aprile 2005 16:54
Re:

Scritto da: alischa 04/04/2005 22.07
noemi....l'ho trovata sul sito dei blue!![SM=x150403] [SM=x150401]



grazie!!..andrò a farci 1 giretto!!
t stiamo mettendo a lavoro, ne lisa??!!..è molto bella cm storia..ogni tanto mi si incrociano glio okki, ma ne vale la pena!!!!!![SM=g27828] [SM=g27811]
alischa
00martedì 5 aprile 2005 17:44
Re: Re:

Scritto da: °nemy°fede° 05/04/2005 16.54


grazie!!..andrò a farci 1 giretto!!
t stiamo mettendo a lavoro, ne lisa??!!..è molto bella cm storia..ogni tanto mi si incrociano glio okki, ma ne vale la pena!!!!!![SM=g27828] [SM=g27811]





ora purtroppo il forum è chiuso x via di fan d meneguzzi ke sono riusciti ad entrare in possesso dei codici!![SM=x150344] [SM=x150344]




Già…ero davvero felice.
Non appena aprii la porta di casa mi sentii calare addosso la stanchezza di chi non dorme da venti ore. Per tutta quella notte non mi ero sentita stanca e assonnata neppure per un minuto…ma ora dovevo assolutamente dormire!
Non mi spogliai neppure e mi gettai sul letto. Mi sarei addormentata immediatamente se il campanello della porta non avesse interrotto il mio tentativo di andare a fare una bella visitina al mondo dei sogni…non sarei andata ad aprire. Molto probabilmente era solo il lattaio. Richiusi gli occhi…ma il campanello tornò a suonare! Questa volta rabbiosamente e con insistenza. Di sicuro chi stava fuori dalla mia porta non se ne fregava granchè del mio sonno e reclamava di essere assolutamente aperto. Mi alzai a fatica dal letto e andai ad aprire. Era Luca!
Mi fulminò con lo sguardo, era molto arrabbiato. Senza dir nulla mi afferrò per il braccio e mi portò in salotto, mi sbattè sul divano e comiciò ad urlare e ad inveire contro di me senza che io capissi una sola parola di quello che lui stesse dicendo.
<< Luca… perché sei così furioso?>> gridai, cercando di sovrastare le sue urla.
<< Perché??? PERCHE’?????? hai il coraggio di chiedermi il perché?!?!?!?! E c’è bisogno che te lo dica?!?!?!?>>
Avevo la mente chiusa dalla stanchezza e non riuscivo a fare nessun ragionamento…c’era proprio bisogno che me lo dicesse lui!
<< Luca, spiegami perché sei così arrabbiato>>
<< Sei un’irresponsabile! Un’incosciente! Ti sembra questa l’ora di tornare a casa!?!?!?! Non ho chiuso occhio tutta la notte dalla preoccupazione! Ho provato a chiamarti un’infinità di volte ma il cellulare risultava spento! E in più ti sapevo nelle mani di quel maniaco sessuale che chissà…>>
<< NON E’ UN MANIACO SESSUALE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!>> urlai piena di rabbia con tutta la voce che avevo in corpo. Luca si stupì e stette zitto, e per questo, incoraggiata, continuai:
<< Non è affatto un maniaco sessuale! E’ una persona dolcissima! E per tua informazione stanotte non ha provato nemmeno a mettermi una mano sul culo!!!! L’UNICA COSA CHE C’È STATA STASERA SONO STATI DUE MISERI BACETTI E LUI NON SEMBRAVA SMANIOSO DI FARE ALTRO CON IL MIO CORPO!>>
<< Questa non è una buona ragione per stare fuori tutta la notte, signorina! Mentre tu te la spassavi e facevi chissà cosa con quel coglione dei miei stivali….>>
<< NON CHIAMARLO COGLIONE!!!!!>>
<< D’accordo…con quel Fede dei miei stivali io mi rivoltavo nel letto non sapendo dove fossi e stavo morendo di preoccupazione! Stavo per chiamare la polizia e i tuoi genitori!>>
<< Chi ti credi di essere per potermi sgridare così!!!! Io non chiamo certo la polizia quando sei tu quello a passare la notte fuori!>>
<< Ragazzina io ho 3 anni più di te e la notte non la passo con persone del genere!>>
Io e Luca sembravamo giocare a “CHI-URLA-PIU’-FORTE”. Gettavamo le parole fuori dall’animo piene di veleno…specialmente Luca…
<< Potevi farmi una cazzo di chiamata con quel merda di cellulare che hai!>>
<< Era scarico!>>
<< Cosa ti ha fatto?>>
<< Chi?>>
<< SAI BENE CHI!!!>>>
<< Cosa cazzo pensi che avrebbe potuto farmi, Fede???? Stuprarmi per caso???>>
<>
<< Luca tu non sai cosa stai dicendo!!!!!>>
<< Illuminami allora!!!! Come diamine le avete passate tu e quello lì le ultime quattordici ore????>>
<< Cosa ti interessa!?!>>
<< E come se mi interessa! Se ti fosse successo qualcosa cosa avrei detto ai tuoi genitori che contano su di me quando sono via per farti controllare, eh? Che ti ho lasciato uscire con un sessuomane???>>
<< NON E’ UN SESSUOMANE!>>
<< E cosa avete fatto allora tutto questo tempo?!?!? TI HA PORTATO A VEDERE LA SUA COLLEZIONE DI FARFALLE?!?!?!>>
<< No, caro mio, mi ha portato a vedere i delfini!!!>>
<< I delfini???? Ma chi credi di prendere in giro!!!>>
Luca in fondo aveva ragione, avevo passato la notte fuori senza avvisarlo…gli dovevo delle spiegazioni, ma non ora.
Cambiai il mio tono di voce dall’acido e arrabbiato allo gentile, sottomesso, stanco e supplichevole e dissi:
<< Luca, ti racconterò tutto, ti giuro. Ma ora ti prego, va via e lasciami riposare perché sono venticinque ore che non dormo e ho bisogno di riordinarmi le idee>>
<< Come vuoi>>Il suo tono era tutt’altro che gentile, e dopo aver detto questo uscì da casa mia sbattendosi la porta alle spalle senza attendere risposta. Venti secondi dopo stavo già profondamente dormendo.



Quando mi svegliai erano le nove di sera. Mi alzai dal divano e andai in bagno, dove feci la doccia.
L’acqua calda che scorreva sulla mia faccia e scivolava lungo il mio corpo fino a finire nel tubo di scolo portava via con sé tutti gli sbattimenti stronzi che mi aveva fatto passare Luca quella mattina…eh si, Luca: cosa gli avrei raccontato ora? La verità, era ovvio. Ma come?
Uscii dalla doccia, mi asciugai frettolosamente,indossai un jeans e una maglietta e andai da Luca con i capelli ancora bagnati.
Lui mi aprì la porta senza una parola e cominciò a camminare davanti a me verso il salotto, quasi volesse guidarmi. Si sedette sul divano e io presi posto sulla poltrona di fronte a lui.
<< Allora – mi disse – ritorniamo con la mente alle 18 di ieri, quando ti ho sentito bussare alla porta e dire a Simone che uscivi…voglio sapere tutto, e ripeto TUTTO quello che è successo dopo>>
<< Sembra un interrogatorio della Gestapo!>>
<< Sembra quello che è!>>
<< E cosa sarebbe?>>
<< La preoccupazione di un ragazzo che sa che sua sorella adottiva ha passato l’intera notte fuori di casa con una persona poco raccomandabile!>>
<< Stando alle parole di Federico quello poco raccomandabile saresti proprio tu!>>
<< Cosa cazzo ti ha detto quello stronzo?!?!?!>>
<< Perché mai ti scaldi tanto Luca…qualcosa da nascondere???>>
<< Non ti ho mai nascosto nulla, lo sai>>
<< Nascosto no…ma forse a volte hai accuratamente evitato la verità con il silenzio delle parole non dette…>>
<< Cosa vuoi dirmi???>>
<< Ricordi Luca quelle cose che mi dicesti su Federico al Royal cafè? Il fatto che lo conosci di fama per le sue grandi conquiste in campo sessuale…>>
<< Certo che mi ricordo…e con questo?>>
<< Bhe…Federico dice le stesse cose su di te!>>
<< Cosa?!?!?!>>
<< Luca la recitazione non è mai stata il tuo forte…quel “cosa?!?!?” era patetico e non ti faceva sembrare per nulla sorpreso>>
<< Sono cose che alcuni dicono su di me>>
<< Parla chiaro>>
<< Bhe…a volte le cose, passando di bocca in bocca vengono ingigantite…>>
<< E queste cose prima di passare di bocca in bocca e venire ingigantite quanto piccole sono???>>
<< Perché stiamo affrontando questo discorso?>>
<< Perché si>>
Luca sembrava davvero imbarazzato… non mi aveva mai parlato della sua vita sessuale, né io gli avevo mai chiesto di farlo.
<< Bhe…se è questo che vuoi sapere allora…>>
<< E’ proprio questo che voglio sapere, Luca, e ti pregherei di dirmelo>>
<< Ehmm…da dove cominciare…>>
<< Dall’inizio>>
<< Dall’inizio, si. Allora…come ben sai tutti i sabato sera vado in discoteca con i miei amici…e lo sai, no…una volta lì balliamo, ci scateniamo, a volte beviamo anche un po’…>>
<< …A volte prendete qualcosina che non dovreste…e non negare che tanto lo so!>>
<< Bhe… a volte è capitato…ma mai nulla di pesante, giuro! Mai preso pasticche o cocaina!>>
<>
<< Bhe…in discoteca non ci vanno solo maschi…ma anche ragazze…allora può capitare che un ragazzo e una ragazza che non si conosco si piacciano e comincino a ballare insieme…e a parlare un po’…>>
<< E dopo? Cosa succede dopo??>>
<< Dopo…ehhm…dopo, nella maggior parte dei casi si va via insieme, in qualche altro posto…e poi, si sa, l’alcol e l’adrenalina fanno la loro parte, e succede quel che succede…>>
<< Specificami quel “ succede quel che succede”>>
<< Bhe…lo sai, no? Hai capito ciò che voglio dire…>>
<< Si, l’ho capito, ma voglio sentirmelo dire da te!>>
<< Allora, succede che si va a letto insieme e poi il giorno dopo chi si è visto si è visto, ecco!>>
<< Bravo… Per la serie “Evviva il sentimento”>>
<< Ma non è come pensi tu!>>
<< E com’è allora?>>
<< E’ un po’ anche la situazione, si esce comunque da una discoteca…>>
<< Toglimi una curiosità Luca…è una diversa tutti i sabati?>>
Luca era davvero in difficoltà. Sapevo che avrebbe fatto di tutto per non rispondere a quella domanda, ma io ero lì, di fronte a lui, ed esigevo una risposta. Alla fine lui si fece coraggio e con un filo di voce disse:
<< Si…quasi sempre è una ragazza diversa>>
Non ero sconvolta, non ero sorpresa, non ero arrabbiata. Non provavo nessuna emozione in quel momento, solo un senso di calma… tra poco sarebbe stato il mio turno e sarei stata io quella a dover raccontare riguardo la notte precedente. Mentalmente stavo benissimo, ma fisicamente non era così. Avevo continuato a tremare tutto il tempo, avevo i brividi e mi faceva male la testa. Starnutì. Mi sa che avevo la febbre.


<< Sicura di star bene, Lì?>>
<< Non molto>>
<< Perché non asciughi i capelli e poi continuiamo il nostro discorso?>>
<< Buona idea>>
Andai in bagno, presi l’asciugacapelli di Luca e cominciai ad asciugarmi i capelli. Luca mi seguì, si sedette sullo scalino del bagno e mi osservava accipigliato. Quando la mia chioma fu completamente asciutta mi sedetti accanto a lui mettendogli la testa ancora calda in grembo e lui cominciò ad accarezzarmi i capelli senza chiedermi nulla.
<< Luca>>
<< ???>>
<< Andiamo da me, a quest’ora potrebbe chiamare mia madre dall’aereoporto di Milano>>
<< Già!>>
Mi alzò in piedi di peso e andammo a casa mia.
<< Allora?>>
<< Non avevi qualcosa da dirmi???>>
<< Vuoi saperlo????>>
<< C’è da chiederlo?>>
<< Non è come pensi tu>>
<< Non penso nulla>>
<< Pensi male di Federico>>
<< Se mi facessi la grazia di cominciare a raccontare c’è la remota possibiltà che io possa cambiare idea sul suo conto!!!>>
Cominciai a raccontare. Tutto. Da quando l’avevo visto sull’ Honda rossa, alla camminata sul lungomare, dal ristorante ai delfini…e al bacio.
Luca non disse una parola per tutto il racconto, ma mi sembrò davvero impressionato quando gli raccontai dei delfini.
<< Allora – dovetti dirgli io finito il mio racconto – cos’hai da dire a riguardo>>
<< Che devi rispettare l’undicesimo comandamento>>
<< Cioè?>>
<< Non far fesso il tuo migliore amico!!!>>
<< Luca ma è la verità! >>
<< Giuramelo!>>
<< Lo sai che non sono bugie!>>
<< Non voglio crederci!>>
<< Devi!>>
<< Non è un comportamento tipo per quel genere di ragazzo!>>
<< Luca mi stai facendo davvero incazzare!>>
Mi alzai in piedi di scatto, ma ebbi un capogiro e persi l’equilibrio. Sarei sicuramente caduta sul pavimento se Luca non mi avesse preso così tempestivamente.
<< Merda, Lì! Ma tu scotti!!!>>
<< Mi sa proprio che ho preso la febbre al ritorno sulla moto, ero ancora bagnata>>
<< Ma allora è vero!!!>>
<< Vero che??>>
<< Tutto quello che mi hai raccontato!!!!!!!!!>>
<< Luca, cazzo, certo che è vero!!!!>>
Squillò il telefono e Luca andò a rispondere. Mi passò il telefono. Era mia madre.
<< Tesoro, passato bene il week-end?>>
<< Meravigliosamente, mamma>> non era una bugia.
<< Mi fa piacere. Il mio aereo sta per partire. Sarò a Napoli per le 23,30>>
<< Bene mamma. Vorrei aspettarti alzata ma ho la febbre e penso che tra poco andrò a letto>>
<< La febbre, amore? Come mai?>>
<< Non so mamma, un colpo di vento>>
<< Come ti senti? È molto alta?>>
<< Non so mamma, non l’ho ancora misurata>>
<< Oh tesoro, prendi una tisana calda e vai subito a letto. Ho un regalo per te da parte di papà. Sarebbe voluto venire questa settimana, ma è sempre così impegnato, lo sai…>>
<< Lo so mamma. A domani>>
<< A domani tesoro>>
< Buonanotte>>
Mi voltai e non vidi più Luca in salotto. Dove era finito?????
<< Luca???>>
<< Sono in cucina>>
Andai in cucina e lo trovai ad armeggiare con il bollitore…mi stava preparando la tisana.
<< Luca…attento a non incendiare nulla>>
<>
Mi porse una tazza fumante, mi baciò sulla guancia e disse:
<< Io vado, chicca. Bevila tutta e poi vai dritta di filato a letto. Vengo da te domani dopo la scuola>>
<< ‘Notte Luca>>
<< Sogni doro>> E così dicendo uscì da casa mia.
Bevvi la tisana. Mi ero svegliata solo da poche ore ma l’unica cosa che potevo fare in quel momento era andare a letto.


alischa
00mercoledì 6 aprile 2005 21:03
Mi giravo e rigiravo nel letto non riuscendo a prendere sonno. Era mezzanotte meno un quarto e mia madre non era ancora arrivata. Di sicuro l’aereo aveva avuto un ritardo. A telefono mi aveva detto che aveva un regalo per me da parte di papà…un altro! Ecco tutto quello che mi dava mio padre: soldi e regali a non finire e basta. Era sempre occupatissimo con il suo lavoro, e lo vedevo raramente. Mia madre non mi portava mai a Milano con lei perché temeva che l’aria piena di smog di quella città avesse potuto far male al mio apparato respiratorio già cagionevole di per sé.
Mio padre dal canto suo veniva a Napoli una volta ogni due mesi per pochi giorni. Quando è qui mi porta a cena fuori nel ristorante più in della città, dove è d’obbligo l’abito da sera, e al tavolo cominciamo una delle nostre tipiche non-conversazioni che iniziano con un “Stai bene?” e si concludono con un “ Ti serve qualcosa?”. Da anni, quando mio padre mi porge l’ultima domanda sorrido e scuoto la testa, anche se vorrei tanto dirgli che l’unica cosa che mi serve è un padre…ma è meglio lasciar perdere.
Mio padre mi adora, lo so. Ma adora il suo lavoro più di me. Non posso farci nulla.
Di solito prende l’aereo per Milano in mezza mattinata, quando io sono a scuola, e quando torno trovo sulla mia scrivania una decina di pacchi di varie grandezze con un biglietto di saluti firmato “papà”…eh, si…”papà”; non sarebbe meglio dire “ individuo di sesso maschile che ha fecondato un’ovulo da cui sono nata io?”…”papà” non mi sembra adeguato!
Mi siedo alla scrivania e apro i pacchi lentamente; ci trovo cellulari, gioielli, cd, periferiche per il pc…e tutta roba che costa un bel po’. L’unica cosa che mio padre non mi regala sono i vestiti, perché quelli sono di competenza di mia madre che, avendo una boutique, se ne intende di più.
Mia madre si chiama Clarisse,è una donna stupenda, e ha fatto la modella fino a quando non ha deciso di avere me. Quando ancora sfilava era una delle top-model italiane più pagate. Ora ha una botique d’alta moda in centro e vorrebbe che io intrapendessi la strada della moda…un mondo che non fa per me!
Mia madre storce il naso ogni volta che mi vede addosso i jeans strappati e le magliette con le stampe; desidererebbe che avessi più interesse per il mio aspetto fisico, di cui mi frego altamente.
Però ho più volte sfilato in passerella per farle piacere. In quegli abiti sofisticati e sui tacchi finissimi non mi sento granchè a mio agio, ma mi fa molto piacere vedere il volto di mia madre che si illumina d’orgoglio ogni volta che entro in passerella. Sfilare non mi piace non solo perché si sta sui tacchi, ma anche perché tutte le donne presenti sanno di chi sono figlia, e non la smettono più di indicarmi e lanciarmi occhiate curiose. Mia madre frequenta donne sofisticate per necessità di lavoro, e spesso organizza party per promuovere l’ultima collezione della sua botique. A queste feste è necessaria anche la mia presenza con indosso uno dei modelli più belli di mia madre. Di solito mi aggiro distratta tra i presenti con i capelli raccolti in una sofisticata acconciatura finchè qualche cliente di mia madre, sapendo chi sono, mi ferma e comincia a farmi complimenti per il mio portamento e conclude dicendo che diventerò una modella fantastica… e mi guarda sempre incredula quando rispondo che non è nei miei progetti fare la modella. Quasi come fosse d’obbligo diventarlo solo perché mia madre lo era! Non se ne parla neppure! Non mi dà molto fastidio stare a sentire le signore d’alta borghesia che elogiano ad alta voce le mie doti fisiche, ma quello che odio di più sono gli sguardi invidiosi delle loro figlie sul mio corpo. Non so perché, ma le ragazze giovani d’alta società non sono mai carine. La maggior parte di loro ha un fisico magro per le continue diete e le ore in palestra, ma una struttura ossea alquanto lontana dalla perfezione e lineamenti del viso grossolani, dissimulati dal trucco pesante. Ai party queste ragazze si dividono in gruppetti di due o tre e cominciano a lanciarmi occhiate invidiose e commentare il mio corpo bisbigliando tra loro…è una cosa che mi dà su i nervi! L’ho fatto più volte notare a mia madre, ma l’unica risposta che ho ottenuto da lei è stata che dovrei essere fiera di essere invidiata per la mia bellezza dalle signorine dell’alta società. Figuriamoci se ora mi metto ad andare fiera di essere invidiata da quattro smorfiose dalle facoltà mentali tutt’altro che indiscusse! Quelle lì sanno pensare solo alle diete, al trucco, ai vestiti e al costo dei loro gioielli e non riescono ad articolare un discorso composto da più di tre frasi al presente indicativo! Ricordo che una volta avevo indosso un vestito nero molto scollato sulla schiena, che faceva capire che sotto non portavo reggiseno, nonostante tutto il mio seno se ne stava composto e alto sotto al drappo di fine seta nera e una ragazza sui venti anni si avvicinò a me e, bisbigliando, mi chiese l’indirizzo del chirurgo che mi aveva rifatto il seno. Io non mi ero rifatta il seno, cazzo! Era così naturalmente! Lo dissi alla ragazza, che mi rispose come una che ha mangiato la foglia, non credendo neppure per un secondo alle mie parole, pensando solo che non volevo ammettere che avevo il seno al silicone.
Era per questo che odiavo i party e le sfilate, ma nonostante tutto vi prendevo parte perché erano l’unica cosa che mia madre mi chiedeva di fare.
Odiavo quel mondo di apparenze e ipocrisia e odiavo la mia maledetta bellezza che attirava su di me l’invidia della gente e le aspettative di mia madre. Odiavo quel mio viso perfetto che tante volte, presa dalla rabbia, avrei voluto deturpare con uno sfregio, mancando di coraggio per farlo. Odiavo il mio seno, pieno e tondo, che anche senza sostegni se ne stava sotto i vestiti alto, liscio e fiero. Odiavo il mio ventre magro e i fianchi dalla curva sinuosa e decisa. Odiavo le mie gambe lunghe e scolpite. Odiavo il mio sedere tondo e sodo. Mi odiavo, mi odiavo… o almeno mi ero odiata fino a che non ho incontrato Fede, perché, per quanto lo odiassi, era proprio quello il corpo su cui Fede posava il suo sguardo incandescente. Era quello il volto che gli sorrideva facendolo arrossire impudicamente… forse per questo lo amavo anche un po’! Amavo e odiavo il mio corpo…è una contraddizione! Una cosa difficile da capire,lo so…eppure è proprio così! Ieri odiavo il mio corpo e basta. Oggi lo amo, eppure non ho smesso di odiarlo.



Aprì gli occhi. Mi ero appena svegliata da un lungo sonno, mi sentivo accaldata e mi sa che avevo ancora la febbre. Mi alzai piano dal letto e andai la finestra. Aprii le tende e lasciai che il giorno entrasse nella mia stanza, che il sole mi invadesse il corpo attraverso gli occhi e mi illuminasse con la sua luce pura e ingenua di astro che ci guarda dall’alto, inconsapevole spettatore delle nostre vite…chissà se il sole potesse pensare cosa direbbe di noi umani…che pensiero stupido, lo scacciai dalla mente scuotendo la testa. Ma era così stupido, in fondo?
Uscii dalla mia stanza e vidi mia madre appoggiata al balcone, assorta e sorridente, con la mente chissà su quale passerella… indossava ancora la sua camicia da notte di seta e pizzi color avorio che ricopriva il suo corpo ancora perfetto. La tenue luce dell’alba le illuminava gli stupendi tratti del volto… in quel momento sembrava davvero un quadro degli impressionisti. Aveva un nonsochè di surreale, però, quasi di metafisico… era talmente bella ed elegante da non sembrare vera. Mi avvicinai silenziosamente e le toccai la spalla. Trasalì.
<< Hey tesoro, non ti avevo vista>>
<< Me ne ero accorta…>>
<< Come stai? - E non aspettando la mia risposta mi toccò la fronte – Sei molto calda>>
<< Penso di avere ancora la febbre>>
<< Lo penso anche io>>
<< Credo che sia bene che tu non vada a scuola oggi>>
Risi, non ci sarei andata anche se non fosse stata lei a dirmelo.
<< Come stava papà?>>
<< Come sempre tesoro…lavora troppo, ha sempre la mente su azioni e indici di borsa. Lo hanno assorbito completamente. Oramai non riesce più a fare un discorso di cinque frasi evitando di dire le parole MIBTEL e NASDAQ almeno quattro volte>>
<< Lo so…>>
Mia madre colse la tristezza nelle mie parole e mi accarezzò il viso.
<< Che ne dici se oggi non vado a lavoro e passo la giornata qui con te? E’ da molto che non stiamo un po’ insieme>>
Mia madre che non andava a lavoro per restare con me???? Ma era stupendo!!!!!!!! Anche se io non le parlavo molto di me, mi piaceva stare con mia madre, e lasciavo che fosse lei a parlare. Mi raccontava delle più recenti collezioni degli stilisti più noti e dei problemi che aveva in boutique con le clienti più altezzose e roba di questo genere…e anche se a me questi argomenti non interessavano un granchè ascoltavo con piacere il suono della sua voce e il suo accento elegante. Benchè mia madre fosse l’antitesi del mio modello ideale di donna l’adoravo. Era impossibile non adorarla. Era naturalmente dotata di un carisma e un fascino eccezionale, e tutti ne rimanevano affascinati.
Mia madre andò al telefono per avvisare che quel giorno non sarebbe andata in boutique, e già pregustavo quella giornata in sua compagnia,quando la vidi attaccare con un’aria colpevole e dispiaciuta.
<< Già so cosa stai per dirmi>> Dissi, cercando di nascondere la mia delusione.
<< Tesoro mi dispiace davvero…non ricordavo che oggi venisse in boutique la contessa Van Holpen…lo sai per clienti del genere la mia presenza è d’obbligo ed io…>>
<< Non fa niente, mamma. Ti capisco, sono le esigenze del tuo lavoro. Và pure e non preoccuparti per me, ci sarà Luca a tenermi compagnia>>
<< Già, Luca…non so che fine avresti fatto a quest’ora senza di lui, figlia mia….>>
Aveva ragione…Luca era l’unico apporto affettivo stabile e profondo che avevo, ed era l’unica persona che conosceva la parte più profonda di me, che aveva asciugato le mie lacrime e visto le mie risa… era l’unica persona davvero importante della mia vita. Dove sarei a quest’ora senza di lui? Cosa sarei?
Mia madre mi baciò delicatamente la fronte e corse a preparasi per andare a lavoro. Io ritornai nella mia stanza; guardai fuori dalla finestra e starnutì…chissà cosa stava facendo Fede in quel momento….



Nulla mi piaceva di meno che restare a casa sapendo che Luca era scuola. Non che avessi la cronica necessità che Luca fosse sempre a pochi metri da me, ma avevo il bisogno di sapere che nel caso avessi avuto bisogno di lui ci sarebbe stato…e sapere che lui era scuola mentre io ero a casa mi innervosiva.Molto probabilmente se Luca fosse rimasto a casa sua non sarei andata neppure da lui, ma sapere di non poterlo fare se lo avessi voluto mi dava su i nervi davvero…è un concetto un po’ difficile da capire. Passai la mattinata a cercare di leggere un libro. Dico “a cercare” di leggere un libro perché la mia mente era altrove… era in fondo ad una scogliera con Fede…e già, Federico. Cercai di scacciarlo dalla mente ma non ci riuscii, o forse non volevo riuscirci. Ciò che non volevo ammettere neppure a me stessa era che dipendevo esclusivamente dal ricordo di quella notte. Non riuscivo a capire come avevo potuto resistere quindici anni senza riuscire ad assaporare un ricordo del genere, perché oramai non ne potevo fare assolutamente a meno. Ogni cosa mi riportava alla mente il volto angelico di Fede, il suo tocco sul mio fianco e le sue labbra sulle mie.
Pensavo al suo sguardo e al suo sorriso…chissà se lui pensava ai miei…
Dopo poco capii che era inutile cercare di leggere e decisi di dedicarmi con tutta me stessa all’attività che in quel momento sentivo più necessaria per la mia sopravvivenza: pensare a Fede. Rivivevo quel primo bacio tra di noi come in un dolce replay… se chiudevo e gli occhi e mi concentravo riuscivo quasi a sentire il calore delle sue labbra e gli schizzi di acqua salata sul viso…perché era durato così poco?!?!?!
Con mio grande disappunto lo squillo del cellulare interruppe bruscamente i miei pensieri. Chi era quel gran pezzo di coglione che osava interrompere le romantiche fantasie di una quindicenne innamorata?
Scoprii ben presto che questo coglione era Lucia, una delle mie migliori amiche. Risposi:
<< Lù?>>
<< Hey, Lì! Niente scuola oggi?>>
<< No, ho la febbre>>
<< Anche tu??>>
<< Cosa vorresti dire con quell’ “anche tu?”. Chi altro ce l’ha?>>
<< Guerrieri…>>
<< Guerrieri ha la febbre? Ma non è umana, lei! Non può ammalarsi!>>
<< No, non lei! Il figlio! E’ stata preoccupatissima per tutta l’ora. Ci ha raccontato che il figlio si è ritirato alle otto e mezza di ieri mattina dopo che aveva passato la notte fuori, infreddolito e con la febbre alta>>
No!!! Povero Fede!!!!!! Aveva la febbre anche lui!!!
<< Lì, secondo te con chi l’ha passata la notte il nostro figo preferito???>>
Cosa voleva intendere con quel “nostro”…mi dava maledettamente fastidio sentire chiamare Fede figo da qualche altra ragazza.
<< Non lo so, fatti suoi>>
Finsi di essere assolutamente disinteressata, ma Lucia tornò all’attaco:
<< Secondo me con una ragazza sicuro! Secondo te con quali tipi di ragazze esce Fede, Lì?>>
<< Non lo so, non ne ho idea>>
La situazione si faceva difficile ma le bugie aiutano sempre. In fondo Lucia era una delle mie migliori amiche e avrei potuto dirle la verità, ma preferii tenermi per me il ricordo della notte scorsa, quasi avessi paura che confessandolo a qualcun altro potessi perderlo.
<< Io penso che Fede frequenti le ragazze più grandi di lui, quelle un po’ di facili costumi, che hanno un vocabolario costituito da circa cinquanta parole, tra cui “make up”, “mini gonna” e “tintura biondo platino”>>
Mi venne un po’ da ridere…
<< Su, Lucy…con chi uscirà Federico saranno pure fatti suoi!>>
<< Vero…ciccia l’intervallo è finito, devo rientrare in classe>>
<< Bye>>
Però chissà con che tipi di ragazze usciva di solito Fede…
Il resto della mattina lo passai nella vasca piena di acqua calda… a pensare a Federico, naturalmente.
D’improvviso sentì bussare al campanello…Evviva: era arrivato Luca!
Urlai con tutto il fiato che avevo in gola che ero nella vasca da bagno, non so se riuscì a sentirmi; fatto sta che uscii e mi asciugai in fretta e furia, e quando andai ad aprire con l’accappatoio addosso era ancora lì.
<< E oggi abbiamo scoperto che anche Lisa Furlan ogni tanto si lava…>>
<< Gnorri…casomai quello che non si lava sei tu!>>
<< Come puoi dire questo! L’ultima volta mi sono lavato è stata a Natale di tre anni fa! Sono ancora pulito!>>
<< Vai in salotto, nel frattempo io mi vesto>>
Mi sentivo molto meglio rispetto al giorno prima, molto probabilmente la febbre era calata. Andai in camera mia e misi il solito jeans strappato e la felpa con la stampa che mia madre tanto disdegnava e andai in salotto da Luca.
Lo abbracciai forte e cominciai a ricoprirlo di baci schioccanti su tutta la faccia.
<< Come mai questa dimostrazione d’affetto, donna d’acciaio?>>
<< Te l’ho già detto che non sopporto che mi si chiami così!>>
<< Dai, vieni qui!>>
E così dicendo cominciò a farmi il sollettico.
<< Vuoi la guerra Luca…E guerra sia!>>
E cominciammo in questo modo a farci la guerra del solletico, arte bellica praticata sin dalla notte dei tempi dai bambini che hanno voglia di divertirsi…io e Luca non eravamo certo più bambini, ma la voglia di divertirci l’avevamo lo stesso. E poi, diciamoci la verità, se tutte le guerre fossero così al mondo tutti soffrirebbero di meno…
Dopo pochi minuti ci allontanammo l’una dall’altro,stremati e felici…si sa che ridere stanca.
<< Luca…>>
<>
<< Te l’ho mai detto che ti voglio bene?>>
<< Quando eravamo piccoli…non me lo ripeti da circa cinque anni>>
<< Bhe, è arrivato il momento di ricordatelo: ti voglio bene e grazie per tutto quello che fai per me>>
<< Io non ti voglio bene invece…>>
Cosa cazzo era quella storia??????
<<…ti voglio tantissimo bene!>>
Ora si!
Guardai Luca senza dire una parola e poi ricominciai a…fargli il solletico!
<< Basta! Basta Lì, per piacere!!!>> disse tra una risata e un’altra.
<< Ti arrendi????>>
<< Alle tue condizioni…qualunque esse siano!>>
<< Allora…siccome sono circa quaranta ore che non mangio e ho tanta fame dovrai cucinarmi il timballo di taglietelle al forno con sugo, piselli e funghi!>>
<< Ma è un piatto complicatissimo!>>
<< E allora io ti faccio il solletico!>>
<< No, no…per carità. Facciamo così: io cucino e tu lavi i piatti>>
<< Non possiamo fare: tu cucini e io mangio??>>
Luca rise.
<< Bhe…allora: io cucino, io e te mangiamo, e poi tu lavi i piatti. Aggiudicato?>>
<< Aggiudicato>>
<< Al lavoro allora>>
Luca si alzò dal divano e andò in cucina, mentre io accendevo la televisione. Sullo schermo vidi le immagini di una scogliera e il mare blu…merda! Era lo stesso posto dove ero stata con Fede!!!

alischa
00mercoledì 6 aprile 2005 21:11
Luca cucinò ed io lavai i piatti…come d’accordo.
Poco dopo pranzo Luca andò in palestra e io rimasi nuovamante sola…sola con il pensiero di Fede.
Presi il cellulare. Come mai erano due giorni che non si faceva sentire?
Ed ecco mille nuovi dubbi attanagliarmi la mente…e se non gli interessavo? Se mi riteneva sciocca? Se non voleva più uscire con me? Erano bugie tutte quelle cose carine che mi aveva detto l’altra notte?
In quel momento volevo tanto averlo lì con me…e se fossi stata io a telefonarlo?
Stavo per fare il numero quando mi porsi un’altra domanda…e se non gli piacevano le ragazze appiccicose? Se non voleva che io lo telefonassi?
Ma la voglia di sentirlo fu più forte del dubbio e composi il numero. Il telefono squillava senza che nessuno rispondesse…ecco qui: non voleva parlare con me!Sentivo le lacrime salirmi agli occhi…
Stavo per attaccare quando sentì una voce rispondermi dall’altro capo del telefono. Il cuore mi balzò in petto!
<< Fede???>>
<< Darling!>>
Mamma mia! Mi aveva chiamato un’altra volta Darling!
<< Ehm…ciao. Ti disturbo per caso?>>
<< Tu non disturbi mai! E in più avevo tanta voglia di sentirti. Tra cinque minuti ti avrei chiamato io>>
<< Volevo sapere come stavi…ho saputo che hai la febbre>>
<< Oh…le voci girano in fretta>>
<< Diciamo che è una certa prof di disegno di nostra conoscenza a farle girare…>>
<< Oddio! Mia madre non sta mai un po’ zitta!>>
<< Io non l’ho saputo da tua madre, comunque. Ma da una mia amica a cui lo ha detto tua madre. Io stamattina non sono andata a scuola>>
<< Come mai???>>
<< Febbre>>
<< Anche tu!>>
<< Già, ma penso che ora mi sia passata, sto abbastanza bene. E tu?>>
<< Non posso dire lo stesso…dall’altra mattina la mia temperatura non è mai scesa al di sotto dei 38°>>
<< Mi sento colpevole! Se ti avessi ridato il giubbino ora non staresti così male!>>
<< Non dirlo neppure per sogno! Se non avessi tenuto addosso il mio giubbino ora saresti tu quella ad avere la febbre alta! E poi a me fa comodo avere la febbre perché mia madre non mi costringe ad andare all’università…l’unico inconveniente è che non posso incontrarti. Ho tanta voglia di vederti, mi sento un po’ stupido a dirlo, ma…sai…in un certo senso…mi manchi>>
Cosa starebbe a significare quell’ “in un certo senso”!Lui a me mancava in tutti i sensi!
<< In un certo senso????>>
<< Vuoi sapere sempre le cose come stanno, eh?>>
<< Lo hai detto tu che da me non si sfugge…>>
<< Lo sai che dopo quella notte, quando sono andato a dormire, bhe…ti ho sognata>>
<< Che incubo!>>
Lui rise.
<< Spero che tu stia scherzando! Per me è stato un sogno fantastico!>>
<< E con chi ero in questo sogno?>>
<< Con me>>
<< E cosa facevamo???>>
<< Segreto…>>
Mi sentii il arrossire…penso di sapere cosa stavamo facendo nel suo sogno…e non so se la cosa mi faceva piacere o no.
<< Hmmmm…non me lo vuoi proprio dire?>>
<< Inutile che fai l’ingenua. L’ho capito che sei furba e afferri anche ciò che gli altri non dicono…quindi non far finta di non aver capito…>>
<< Sfacciato!>>
Lo sentì ridere. Ci fu un breve silenzio e poi lui continuò, più serio che mai:
<< Da quando ti ho riaccompagnato a casa non faccio altro che pensare a te>>
A queste parole mi sentii il cuore esplodere…anche io non facevo altro che pensare a lui…cosa dovevo dirgli? Decisi di buttarla sul ridere:
<< Davvero non hai null’altro di meglio a cui pensare?!?!?!>>
<< Oddio! Oddio! Cosa sentono le mie orecchie! Come se non sapessi che…>>
Si zittì di botto e sentii dei rumori provenire dalla sua stanza attraverso il telefono, come di una porta che si apre, e riuscii a distinguere delle voci…
“Chi è amore?”… “ Nessuno, mamma, un mio amico”…” Ti ho portato lo sciroppo”… “ Si, mamma, un attimo”.
<< Luigi, allora ci vediamo quando sto meglio, ok?>>
<< Ah…mi hai cambiato anche il nome adesso!>>
Lui soffocò una risata.
<< Luigi, ora devo lasciarti, ok?>>
<< Vabbè…ho capito che non vuoi far capire che sono io a tua madre! Ci sentiamo…e mi raccomando: prendi tutto lo sciroppo!>>
<< Certo Darl…ehmm, Luigi>>
<< Ciao>>
<< Bye>>
Attaccai. Quella telefonata era stata allo stesso tempo positiva e negativa. Positiva perché parlare con lui mi aveva fatto un piacere immenso; negativa perché ora mi mancava più di prima!!!!!
Dopo cinque minuti il mio telefono squillò. Era Fede!!!!
<< Ehi Federico! Preso tutto lo sciroppo?>>
<< Certo Luigi…>>
<< Non mi prendere per il culo!>>
<< Dai…ti ho chiamato così perché è entrata mia madre, non mi va di farle sapere che io e te ci sentiamo…e ci vediamo>>
<< Neanche a me farebbe molto piacere se lei lo venisse a sapere>>
<< No problem, Darling, non le dirò niente>>
Dall’altra parte sentii il rumore del campanello della porta.
<< Ah…ecco il medico! Mia madre mi tratta ancora come un bambino! Sono due giorni che mi rimpinza di medicinali e ora ha chiamato pure il medico! E’ solo un po’ di febbre!>>
<< Su… E’ solo preoccupata per te! In fondo rimani sempre il suo bambino…>>
<< “Bambino”…questa te la faccio pagare signorinella!>>
<< Non dire così che mi metti paura! Come me la vorresti far pagare?>> dissi io maliziosamente.
<< Questa volta sei tu quella che non deve prendere per il culo me!>>
<< Dai, scherzavo>>
<< Lo so…oh, tesoro…sento i passi nel corridoio, stanno per entrare qui, devo lasciarti>>
<< Ci sentiamo>>
<< Ti mando un bacio per telefono, lo accetti?>>
<< Dipende…dove me lo dai?>>
<< Dove lo vuoi?…. Oh cazzo! Hanno bussato! Ciao ciao, Darling>>
<< Ciao>>
Attaccai per l’ennesima volta…quanto avrei voluto che fosse lì con me in quel momento…
Sentii le chiavi girare nella toppa della porta. Era mia madre. Come mai era già di ritorno?????
La vidi avanzare attraverso il corridoio illuminato nel suo vestito di chiffon panna tutto svolazzi…sembrava un angelo.
<< Come va amore?>>
<< Stupendamente, mamma. La febbre è calata>>
<< Meno male>> sembrava sollevata più del necessario…cosa aveva in mente?
<< Cos’hai in programma?>>
<< Chi?>>
<< Tu>>
<< Io??? Cosa intendi tesoro??? Non ho in programma proprio nulla>> Anche mia madre, come me, era un’ottima attrice. Ma io sapevo riconoscere le bugie quando ne sentivo una. Lasciai correre…per il momento.
<< Cosa hai mangiato oggi amore mio?>>
<< Timballo di tagliatelle al forno…fatto da Luca! Però a me è toccato lavare i piatti…>>
Mia madre rise. Quando rideva diventava ancora più bella…per quanto fosse possibile diventare ancora più bella di quello che già era.
<< Su….non è mica una tragedia lavare i piatti!>>
<< Che ne sai tu! Usi sempre la lavastoviglie!>>
<< Perchè non lo fai anche tu?>>
<< Perché non so accenderla!>>
E già… ero un asso per quanto riguardava telefonini, stereo e computers…ma con gli elettrodomestici tipo lavatrici, lavastoviglie e frullatori ero proprio negata…
Mia madre mi guardava senza espressione, assorta nei suoi pensieri, poi sembrò ricordarsi improvvisamente di un qualcosa di molto importante…
<< Oh tesoro! Non ti ho ancora dato il regalo di papà!>>
Me ne ero completamente dimenticata.
Mia madre andò nella sua stanza e tornò poco dopo con un pacchetto…era di Cartier, un gioiello sicuramente.
Lo aprii davanti a lei, nell’astuccio trovai uno stupendo collier a cascata di oro bianco e brillanti. Doveva valere una fortuna…per le tasche di mio padre erano comunque briciole.
Mia madre prese mi il collier dalle mani e lo avvicinò al mio collo.
<< Tesoro ma è bellissimo! Guarda…non hai visto il biglietto>>
Presi il biglietto dall’astuccio, che prima non avevo notato. Era scritto con la calligrafia rigida e spigolosa di mio padre.Diceva:

HO VISTO IL NUOVO VESTITO. TI HO COMPRATO QUESTO GIOIELLO PENSANDO A COME POTEVA STARTI INDOSSO CON QUEL FANTASTICO ABITO. NON CHE TU NE ABBIA BISOGNO; SARESTI INCANTEVOLE ANCHE VESTITA DI STRACCI.
PAPA’
Vestito???? Quale vestito????????
Ora capivo l’eccessivo sollievo di mia madre alla notizia che non avevo più la febbre: aveva programmato un altro cazzo di party!!!




questo è in particolare per roby perkè così saprà cosa fare domani a scuola[SM=x150401] [SM=x150403]

ora però dovrete aspettare 1pò perkè devo ancora trascrivere i pezzi nuovi!![SM=x150401]
::Cecilia Gallagher::
00mercoledì 6 aprile 2005 21:18
Re:

Scritto da: alischa 06/04/2005 21.11
questo è in particolare per roby perkè così saprà cosa fare domani a scuola[SM=x150401] [SM=x150403]



eheh[SM=x150401] [SM=x150401] [SM=x150401] grazie..[SM=x150403]
DolceAry
00giovedì 7 aprile 2005 21:18
Bella vai avanti!!!!!!
Io facevo parte del forum dei blue ma adesso ha problemi...[SM=g27813]
alischa
00venerdì 8 aprile 2005 21:27



<< Ehmm…mamma. Di quale vestito parla papà?>>
<< Oh…è vero tesoro, non ho avuto il tempo di parlartene. Bhe…è arrivato il momento per la nostra botique di presentare la nuova collezione invernale, e sai…>>
<< Mamma non mi dire che si tratta di un altro party perché io non ci sarò!>>
Mia madre sembrò offesa, ma penso che si aspettasse quella risposta.
<< Su tesoro, non puoi farmi questo…non questa volta!>>
<< Perché mamma, chi ci sarà questa volta??? Quale contessa? Quale moglie di commendatore??? Perché anche questa volta sarà assolutamente necessaria la mia presenza???Ne ho piene le scatole di essere squadrata da cima a fondo da quelle quattro galline senza cervello!!! Mi dispiace mamma, questa volta dovrai fare a meno di me!>>
Ero visibilmente arrabbiata e risoluta. Non avevo mai risposto a mia madre in quel modo. Lei si sbalordì, non diceva una parola ed evitava il mio sguardo. Vidi all’improvviso lo scintillio di una lacrima scendere sul suo volto…avevo fatto piangere mia madre! Ero una vera stronza! Non avrei dovuto risponderle così…in fondo era solo un party…un paio d’ore e sarebbe finito tutto!
<< Su, mamma…dai, per piacere…io non volevo…cioè…non intendevo…>>
Mia madre scoppiò in singhiozzi e mi guardò negli occhi.
<< Non pensavo che disprezzassi il mio lavoro fino a questo punto, sai, in fondo è proprio il mondo della moda che ci permette di mantenere un alto tenore di vita…>>
<< Mamma per piacere, non dire bugie e non fare la vittima, so benissimo che solo un quarto dei soldi di papà basterebbero per mantenere quattro cameriere,due cuoche e un maggiordomo, per piacere…non prendermi in giro>>
<< Non è per questo, ma per favore,tesoro,questa volta è davvero importante. Ci sarà la moglie del nuovo ambasciatore inglese… è una potenziale cliente davvero importante per la boutique. C’è bisogno della presenza di entrambe…ti prego, tesoro… tutti rimangono affascinati dal tuo candore e la tua bellezza…non puoi non esserci. Fallo per me>>
“Fallo per me”…e per chi lo avrei fatto per tutti questi anni? Per me, forse?
<< E quindi tu mi chiedi di sorbirmi le moine dell’ambasciatore e consorte…>>
<< L’ambasciatore non ci sarà. E’ sempre così impegnato. La signora verrà accompagnata dal figlio.>>
<< Cosa cambia???Quindi tu mi chiedi di sorbirmi per un’intera sera le moine della moglie e prole dell’ambasciatore per procurarti una nuova cliente che spenderà decine di milioni nella tua botique quando già hai centinaia di persone altrettanto ricche ed importanti che spendono miliardi nei tuoi capi di vestiario…tutto chiaro>>
<< Non è una questione di soldi, tesoro, ma di prestigio, sarebbe una bellissima vetrina per la boutique>>
<< Mamma…come vuoi tu>>
Mia madre singhiozzò per l’ultima volta e poi mi abbracciò. Anche questa volta non avevo trovato dentro di me la forza per dirle di no.
<< Amore, non andare a scuola neppure domani. Ti porto con me in boutique per farti vedere l’abito che ho scelto per te. Voglio un tuo parere, possiamo cambiarlo se non ti piace>>
Di sicuro non ce ne sarebbe stato bisogno…gli abiti di mia madre erano sempre stupendi.
Il campanello suonò. Era Luca. Mi alzai per andare ad aprire.



<< Luca, che piacere! Da quanto tempo non ci vediamo?>> disse mia madre, radiosa come se non avesse affatto pianto fino a qualche secondo prima.
<< Non so, Clarisse, penso un paio di settimane>>
<< Già, pare anche a me… Allora, che mi dici di nuovo sulla mia dolce pargoletta???>>
<< Che riesce a mangiare quantità enormi di timballo di tagliatelle e nonostante tutto mantiene la linea!>>
Mia madre rise alla frase scherzosa Luca.
<< Questione di metabolismo. E di te che mi dici? Come va con le ragazze?>>
<< Ci sono solo due donne importanti nella mia vita: mia madre e tua figlia>>
<>
<< Alle Barbados >>
<< Beata lei che ha il tempo per far questi viaggi! Io non ho mai un minuto libero!>>

La madre di Luca, dovete sapere, si chiama Luca. Duncan non ha mai conosciuto suo padre di persona. Questo tizio era un certo signor Donini, che mise incinta Fiona e poi sparì nel nulla. L’unico contatto che Luca ha avuto con lui è stata una telefonata circa due anni e mezzo fa. Il signor Donini aveva chiesto a Luca di incontrarlo, ma lui non si sentiva pronto e rifiutò l’invito del padre. Deve essere un bel colpo sentire la voce di tuo padre per la prima volta a 15 anni! Da allora il signor Donini non ha più cercato Luca , ne è stato lui a farlo. Un giorno gli chiesi perché non volle incontrare il padre, e lui mi rispose che secondo lui un figlio si deve amare sin dal concepimento. Se lui lo aveva rifiutato così freddamente quando era ancora nel ventre della madre chi gli assicurava che lo volesse dopo 15 anni? E poi lui adorava sua madre e non aveva bisogno di altro.
Secondo me aveva ragione.
Anche Fiona da giovane faceva la modella, e qualche volta aveva lavorato con mia madre. Ora aveva deciso di godersi lunghi viaggi in giro per il mondo…e Luca non aveva voluto seguirla.

All’improvviso squillò il telefono e tutti e tre ci voltammo verso l’apparecchio. Mia madre alzò il ricevitore.
All’improvviso assunse un’espressione atterrita e l’unica cosa che riuscì a dire fu: arrivo subito.
Il mio primo pensiero fu che fosse successo qualcosa a mio padre, e mi preoccupai molto:
<< Mamma cosa succede?>>
<< Niente tesoro, c’è stato un disguido con la sartoria che confeziona i nostri modelli…hanno sbagliato a cucire gli abiti e molto probabilmente non riusciranno a rimediare per la presentazione in passerella. Devo correre subito lì per risolvere il problema>>
Meno male…pensavo fosse successo qualcosa di più grave. Vabbè che per mia madre questa era una vera tragedia…
Cinque minuti dopo quella stupenda donna mi salutava con un bacio sulla fronte e usciva di casa con una piccola valigia nella mano destra.
Guardai Luca.
<< Vedi com’è… quando si decideranno a fare il mestiere dei genitori?Mi sono scocciata di avere il padre disoccupato e la madre part time…>>
<< Da me il posto di padre è vuoto e mia madre è in ferie…bella situazione anche la mia, no?>>
<< Già…>> E così dicendo lo abbracciai…era più alto di me di tutta la testa.
<< Luca?>>
<< Si?>>
<>
<< Ehh???>>
<< Dormi con me? Come quando eravamo bambini, tutti e due nel mio letto. Dai!>>
<< Non siamo più bambini, Lì. Non ci entriamo più in due nel letto!>>
<< Ci stringeremo un po’! Per piacere Luca, stanotte non mi va di dormire da sola!>>
Luca aveva uno sguardo fisso sul pavimento e sembrava stesse valutando la mia proposta.
Quella notte la passammo nel mio letto abbracciati come due bimbi, dormendo sonni tranquilli, ognuno perso nei suoi sogni contorti…proprio come quando eravamo bambini; non era cambiato nulla. Ci facevamo ancora il solletico e dormivamo ancora insieme. Luca era il mio presente, era stato il mio passato, e di sicuro sarebbe stato anche il mio futuro. Crescendo insieme, sostenendoci l’un l’altro, eravamo diventati angeli con un ala sola, che per volare dovevano necessariamente restare abbracciati…
Quando mi svegliai si era già alzato. Lo trovai in cucina che armeggiava con il bricco del latte.
<< Buongiorno dormigliona!>>
<< ‘Giorno, Luca. Cosa combini?>>
<< Cercavo di fare la cioccolata>>
<< Buona idea!>>
<< Che programmi hai per oggi, Rosaspina?>>
Sorrisi perché mi aveva chiamato Rosaspina, come la bella addormentata nel bosco. Sapevo che quei “programmi” erano riferiti a Fede. Voleva sapere se oggi sarei uscita con lui.
<< Ha la febbre alta>>
Luca mi guardò e sorrise maliziosamente. Non pensava che capissi la sua domanda così presto.
<< Te l’ho mai detto che sei troppo perspicace per i miei gusti, signorina?>>
<< Era quello che volevi sapere, no? Di che ti lamenti se ti ho risposto?>>
Luca mise sul tavolo due tazze di cioccolata senza dire una parola. Ci sedemmo e immersi il cucchiaino nella mia tazza. Nessuno dei due parlava.
<<….ehm….Luca? Qualcosa che non va?>>
<< Che ne sai che ha la febbre?>>
<< Non lo avrei saputo se un certo Graham Bell non avesse inventato il telefono>>
<< Ah! Ora gli telefoni pure!>>
<< Era solo per sapere come stava!>>
<< Non hai mai chiamato me per sapere “come stavo”!>>
<< E certo che non l’ho mai fatto! Che senso avrebbe avuto se facendo solo dieci passi avrei potuto chiedertelo di persona?>>
<< Tu non hai mai chiamato nessun ragazzo!>>
<< C’è sempre una prima volta>>
<< Non è da te>>
<< Luca! E’ solo una telefonata, mio Dio!>>
<< Non è solo una telefonata, Lì. Tu stai cambiando, te lo leggo negli occhi! E l’artefice di questo cambiamento è Fede… Stai perdendo la testa!>>
<< Non ho perso la testa Luca, so dove si trova…sul mio collo!>>
<< Battuta da quattro soldi…>>
<< Lascia perdere, ok?>>
<< Non lascio perdere nulla, invece. Ti avevo solo chiesto di non innamorarti di lui…e tu lo hai fatto>>
Mi sentivo colpevole…era un crimine l’amore?
<< Senti, Luca…non lo ho deciso io! Non era mia intenzione perdere la testa per qualcuno!>>
<< Potevi controllarti!>>
<< Non potevo, Luca! Non potevo e non posso! Ma che ne sai tu di come funziona l’amore…per te le ragazze durano una sola notte!>>
<< SMETTILA!>>
Si era alzato dalla sedia e aveva sbattuto le mani sulla tavola. Era incazzatissimo.
<< PER ME LE RAGAZZE NON DURANO UNA SOLA NOTTE! E NON PARLARE DI COSE CHE NON CAPISCI, RAGAZZINA!>>
In quel momento mi guardava come non mi aveva mai guardato prima, quasi con odio, era furioso con me e con le parole che gli avevo detto poco fa. Quello che avevo davanti non era il Luca che io conoscevo, era fuori di sé…possibile che quella mia frase lo avesse fatto tanto imbestialire?
Tutt’ ad un tratto ebbi paura di lui. Mi alzai di scatto e corsi nel bagno, chiudendo a chiave la porta. Mi sedetti sul tappetto e mi raggomitolai in angolo. Portai le gambe al petto e le abbracciai. Cominciai a dondolarmi in un movimento spasmodico e continuo con lo sguardo perso nel vuoto, come facevo sempre quando era affranta. Non posso dire cosa stavo provando in quel momento, perché in verità non provavo nulla. Mi sentivo vuota, priva di qualsiasi emozione. Senza ricordi e senza pensieri. Poi quel vuoto cominciò a riempirsi di risentimento ed amarezza. Risentimento ed amarezza verso Luca, che mi aveva assalito in quel modo poco prima; verso mia madre, che mi costringeva a sembrare una persona che non ero; verso mio padre, che mi faceva da papà solo dieci giorni l’anno…e verso tutti. Mai come in quel momento sentii l’odio radicato nel mio animo. Sentii la sua grandezza e la sua inutilità. Fino a quel momento non ero mai stata capace di odiare qualcuno intensamente. Potevo diprezzare, ma non odiare; perché l’odio che in quel momento stavo scoprendo era un senzazione autodistruttiva e logorante che a null’altro poteva portare se non ad altro odio. Ero consapevole di quanto fosse negativo quel sentimento che sentivo crescermi dentro, e nonostante tutto non riuscivo a non cedere al suo fascino. Quell’astio e quella rabbia prendevano tutta me stessa, sfinendomi. Continuavo a dondolarmi mentre una lacrima mi rigava il volto. Stavo per scivolare in un’altra crisi di pianto. Cercavo di non singhiozzare per non far capire a Luca, che era di là in salotto, il mio stato d’animo. Sentii la mia prima lacrima bagnarmi le labbra. L’assaggiai. Era salata. Come l’odio.

[Modificato da alischa 13/04/2005 16.47]

fefi87
00martedì 12 aprile 2005 21:49
scusa lisa ma leggendo la storia m pare ke manki 1 pezzo.... ma magari m poxo sbagliare....
alischa
00mercoledì 13 aprile 2005 16:49
Re:

Scritto da: fefi87 12/04/2005 21.49
scusa lisa ma leggendo la storia m pare ke manki 1 pezzo.... ma magari m poxo sbagliare....




grazie x avermelo fatto notare[SM=x150401] [SM=x150403]
ora ho aggiustato tutto!![SM=x150403]

Mezz’ora dopo la rabbia che sentivo dentro di me era scivolata fuori dal mio corpo, prigioniera delle lacrime.
Sentii la porta d’ingresso chiudersii e ne dedussi che Luca doveva essere uscito. Mi alzai lentamente, con i muscoli indolenziti. Avevo un cerchio alla testa e le spalle mi dolevano per i troppi singhiozzi.
Andai in salotto e mi sedetti sul divano. Cercavo nel mio cuore le fiamme ardenti di quel risentimento e quell’amarezza che mi soffocavano poco prima…ma non trovavo null’altro che le ceneri. Ero calma.
Quel pomeriggio mi feci tante domande. Domande che prima o poi tutti ci facciamo. Capii che il pensare a Fede, litigare con Luca e provare dentro di me una rabbia immensa e ingiustificata, non erano propriamente le cause della lunaticità che mi prendeva negli ultimi giorni, ma solo le inevitabili manifestazioni di essa.
A quindici anni ero inciampata in me stessa, ero andata a sbattere contro la mia figura, costretta a guardarmi negli occhi e chiedermi: << Io sono un che cosa?>>. Arrivò così, con quella domanda, in un istante: l’età della ragione.
Ero la figlia dei miei genitori, la migliore amica di Luca, la compagna di banco di Mariafrancesca, un alunna del Liceo…ma chi ero io per me stessa?
Ero una ragazzina alla disperata e assidua ricerca del suo posto nel mondo, una bambina che cresceva…o almeno ci provava; perché mi stavo accorgendo che crescere non era affatto facile.
Certo, diventi più alta, ti cresce il seno e ti vengono le mestruazioni, ma…dentro cosa cambia?
Da bambina pensavo che mi sarebbe bastato diventare grande e sarei riuscita a fare di tutto…ma viste da questa prospettiva le cose non erano per niente facili. Mi sembrava di dover dimostrare qualcosa al mondo, e mi mancava il coraggio per farlo.
Ero forse vigliacca, ma la verità era che avevo paura di crescere. Volevo rimanere per sempre bambina…. Dieci anni fa non litigavo con Luca e non c’era nessun Federico a scombussolare i miei pensieri.
Avevo paura del mondo, di quella lunghissima corsa ad ostacoli dove non ti puoi ritirare, soltanto correre…di quell’enorme giostra che gira mossa dalla fredda indifferenza e dal cinismo, a cui non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato…certo non si fermerà aspettando che tu lo ripari. E non puoi neppure urlare: <>. Perché quella giostra continuerà a girare e non ti ascolterà…e forse non ti sentirà neppure. L’unico modo per scendere sarebbe arrendersi alla vita e perdere…e perdere era una cosa che non mi piaceva.
Ma ero io a cambiare o tutto il mondo attorno a me quello che stava mutando????
Mi sentivo triste, debole e piccola…e quanto mai impotente. Non potevo far nulla per cambiare quella situazione, e ciò mi abbatteva ancora di più!
Che fine aveva fatto quella bambina dentro di me che giocava nei prati senza la paura di cadere, perché tanto sapeva che sarebbe riuscita a rialzarsi? Che fine aveva fatto quella bimba che bagnava di lacrime il cuscino perché a darle la buonanotte era la baby-sitter di turno e non la madre? Dov’è era questa bambina?
La cercavo dentro di me, non trovando altro che una ragazzina quindicenne che non sa cosa vuole e tantomeno come ottenerlo. Trovavo solo le insicurezze, i punti deboli e le indecisioni della mia età.
Continuavo a cercare quella bambina nei menadri della memoria, spaventata. E tutto questo perché a volte,per non sprofondare nel presente,ci si aggrappa ai ricordi del passato,a cui ti tieni stretta,per non cadere nelle torbide acque nei momenti che vivi. Hai paura che sia tutto l’alone di una reminescenza e che se apri gli occhi svanirà. E così serri le palpebre, per non vedere l’umanità che c’è fuori e che tanto ti spaventa. Vorresti urlare, rinfacciare al mondo tutto il dolore e il senso di vuoto che senti in quel momento, ma ti tieni tutto dentro, temendo che qualcuno possa individuare la tua fragilità e sferrarti un colpo mortale.
Non ti fidi di nessuno…di nessuno.
Tutta la gente su cui hai contato fino a quel momento ti sembra cambiata…
Perché, cazzo, mi sentivo così?!?!?!?!?
Avevo il morale sottoterra.
Io e Luca avevamo litigato molte volte prima di allora; ma mai prima di quella mattina lui mi aveva attaccato con tanta veemenza e guardata con disprezzo e rabbia. Io cambiavo. Cambiava anche Luca.E’ dura vederti cambiare e non poter far nulla per fermarti, o almeno per guidare questo tuo mutamento interiore. Crescere graffiava dentro.
Improvvisamente mi rendevo conto che ero solo una nullità…una piccola goccia nell’Oceano Pacifico, una sola persona in un mondo in cui ne vivevano milioni. È vero, non ero nessuno. Ma ero me stessa. E in questo ero l’unica.



Mi ero addormentata sul divano, ma lo squillo del telefono provvide a destarmi.
Mi alzai in un movimento pigro e andai a rispondere.
<< Pronto???>>
<< Tesoro! Come va?>>
<< Bene, mamma. Lì da te cosa si dice?>>
<< Oh, nulla. E’ tutto a posto. C’era stato solo un disguido nell’utilizzo delle decorazioni in seta, niente di irrisolvibile… Comunque sarò a casa tra un’oretta. Tesoro preparati, che ti porto a pranzo fuori e poi in boutique per farti vedere l’abito che indosserai al prossimo party. Va bene?>>
<< Certo, mamma. A tra poco, allora>>
<< A tra poco, cara>>.
Abbassai la cornetta. Mi diressi a passi lunghi e leggeri nel bagno ed entrai nella vasca.
Luca non era più tornato, il che significava che non aveva nessuna intenzione di chiedermi scusa…di sicuro non sarei stata io quella ad andare da lui! Eppure sentirlo distante mi turbava…avevo bisogno della sua ala per volare…
Aprii il rubinetto e cominciai a lavarmi.
Speravo solo che la boutique di mia madre non fosse troppo affollata. Se vi avessi trovato tutte le varie contesse e mogli di nonsochì mi avrebbero chiesto certo di sfilare con indosso alcuni modelli. Non mi sarei potuta sottrarre a ciò per volere di mia madre, ma volevo assolutamente evitare simili vetrine…l’ultima cosa che mi mancava era un altro po’ di pubblicità nei salotti dell’alta società. E come se non bastasse ora si aggiungeva anche la moglie del nuovo ambasciatore d’ Inghilterra! All’improvviso mi ricordai del party imminente e provai una fitta di fastidio… di sicuro ci sarebbero stati anche gli immancabili fotografi che non avrebbero perso neppure un’occasione per fotografarmi e pubblicare le mie foto sui rotocalchi e moda&co. magazine. Già riuscivo a vedere le didascalie “La figlia di Clarisse che parla con la duchessa De Carli”, “La figlia di Clarisse che accompagna la madre in passerella”, “La figlia di Clarisse che intrattiene gli ospiti della madre”, “ La figlia di Clarisse…”. E già…null’altro che “la figlia di Clarisse”. Qualcuno poteva ricordare a quei fotografi che io avevo un nome, Lisa, e che non ero solo la figlia di Clarisse, ma una persona con dignità, pensieri e aspirazioni proprie??????
Ogni qual volta le mie foto uscivano su qualche rivista mia madre sprizzava felicità da tutti i pori…non le importava niente che a me non piacesse affatto apparire sui giornali!
Una volta fu proprio lei a convincermi a posare per una bellissima fotografia in costume da bagno, dicendo che voleva solamente mandarla a mio padre per fargliela mettere sulla scrivania… e invece una settimana dopo quella foto era sulla prima pagina di una delle riviste più famose riguardante i personaggi del mondo della moda! Io non ero un personaggio del mondo della moda, cazzo! Che ci andasse mia madre sulle copertine dei giornali!
Io la modella non la volevo assolutamente fare!!!!! E invece quella volta, grazie a mia madre, il mio viso sorrideva a chiunque comprasse quel giornale…e tutti pensarono che anche io volessi intraprendere la carriera di modella…merda! Non era così!!!!!!!!!
Uscii dalla vasca, mi asciugai e mi vestii. Non volevo truccarmi, ma mia madre esigeva che lo facessi quando andavo con lei in boutique; per questo presi il cofanetto del make-up e mi truccai molto leggermente.
Non appena fui pronta mi alzai e mi guardai allo specchio…se ne avessi avuto il tempo mi sarei sicuramente rattristata, ma mia madre era arrivata e non potevo permettermi di sembrare scontenta davanti a lei. Per questo motivo misi su un sorriso finto e le andai incontro.
<< Oh, amore… Sei splendida come sempre. Aspettami in macchina, faccio una telefonata in boutique e andiamo, ok?>>
<< Certo mamma, comincio a scendere>>
Mi chiusi la porta alle spalle e mi avviai lentamente per le scale. Una volta fuori gettai un occhio alla finestra di Luca. Aveva le veneziane serrate. Segno inequivocabile, e tra di noi convenzionale, che non voleva essere disturbato da nessuno.
La presunzione e l’impertinenza di quel gesto mi irritarono. Girai di scatto la testa in un’altra direzione e salii in macchina.
Pochi minuti dopo arrivò mia madre e partimmo.

Sedute al tavolo del ristorante io e mia madre cominciammo una vanesia conversazione sulla nuova collezione che aveva intenzione di presentare al party. O meglio, lei iniziò questa conversazione, perché io non avevo proprio nulla da dire e in più l’argomento non mi interessava minimamente.
<< Sai, tesoro, dopo la nostra collaborazione con i più importanti studi stilistici inglesi ho ritenuto opportuno invitare anche la moglie dell’ambasciatore al prossimo party. Del resto i nostri modelli stanno per essere lanciati anche sul mercato britannico, si sa che lì i vestiti italiani vanno a ruba, no?>>
Perché diamine parlava dei “nostri” modelli? Quei vestiti erano i suoi e basta! Io non ci volevo avere nulla a che fare… eppure ero costretta da lei.
<< Si, lo penso anche io. Ma mamma…quando ci sarà precisamente il party? Hai dimenticato di dirmelo>>
<< Tra tre giorni, cara>>
Tra tre giorni!!!!!! Cazzo, così presto!!!!!!!!! Lei lo sapeva sicuramente da mesi!!!!!!!!!!!! L’aveva fatto apposta ad avvisarmi all’ultimo momento; così non potevo crearmi vie di fuga e impegni imminenti…aveva voluto cogliermi alla sprovvista, porca troia!!!!!!
<< Mamma, tra tre giorni???? Ma ciò significa che dovremo andare a Villa Clara stasera!!!!!>>
Villa Clara era la villa che mio padre fece costruire per mia madre, e che porta il suo nome da bambina ( Clarisse era un nome d’arte che aveva preso il posto di quello di battesimo), però io non ho mai voluto trasferirmi lì sin da piccola, per rimanere vicina a Luca e i miei genitori, sentendosi in colpa per non passare mai del tempo con me, non mi hanno mai forzato. Per questo motivo io e mia madre abitiamo ancora nel nostro vecchio appartamento fuori mano, ma nonostante tutto Villa Clara è la nostra residenza ufficiale, e in più è immensamente grande, quindi i ricevimenti si tengono lì. Io e mia madre ci trasferiamo in quella villa pochi giorni prima di ogni party per guidare i lavori di allestimento; inutile dire che in questi giorni mi annoio a morte perché non ho Luca con me, ma questa volta sarebbe stata diversa: anche se fossi rimasta a casa non saremmo stati insieme ugualmente…
<< Io ci andrò domani mattina presto, tesoro, per guidare gli addetti al catering. Tu potresti seguirmi nel pomeriggio ,dopo la scuola>>
Abbozzai un sorrisetto di circostanza e mia madre sembrò soddisfatta, di sicuro non si aspettava salti di gioia…
Pagammo il conto del ristorante, prendemmo la macchina e ci dirigemmo verso il centro della città, dove c’era la boutique di mia madre. Ci mettemmo un’eternità ad arrivare per via del traffico; ma finalmente, dopo circa due ore, entrammo in quell’immenso salone illuminato dai forti neon.
La passerella era spoglia; ciò significava che per quel giorno non si prevedevano sfilate e che non sarebbe venuto quasi nessuno, ma non si sapeva mai.
Le due dipendenti di mia madre, Claudia e Diana, ci vennero incontro.
<< Buongiorno, Clarisse>> dissero all’unisono.
<< Ciao ragazze, guardate un po’ qui chi vi ho portato…>> e così dicendo mi indicò.
<< Ma guarda un po’ chi abbiamo oggi!!! – disse Diana – Sei venuta a vedere il vestito che Clarisse ti ha riservato per il party, vero? E’ stupendo, Lisa, il più bello della collezione, vieni, dai, che te lo mostro…ehm…oppure vuoi farglielo vedere tu, Clarisse?>>
<< Portamelo qui coperto, se non ti dispiace; ma voglio mostarglielo io>>
<< Certo…se non ricordo male l’abbiamo messo al piano di sopra e sull’etichetta c’è scritto…>>
<<… Riservato alla signorina Furlan>>
<< Ehm, già…torno tra un attimo>>
Diana scomparve su per le scale e io mi andai a sedere sul grosso divano in velluto riservato alle clienti durante le passerelle per l’acquisto degli abiti.
Mi guardai in giro. L’ambiente era asettico, tutti gli oggetti erano al loro posto, in perfetto ordine, sembrava quasi di stare sul set di un film tanto era la perfezione che regnava in quel luogo… a dire il vero, però, tanta precisione lo rendeva un po’ freddo, non riuscivo a sentirmi a mio agio…preferivo di gran lunga la mia stanza piena di vestiti spiegazzati dappertutto.
Pochi minuti dopo Diana fu di ritorno, con un vestito coperto da un telo tra le mani. Mia madre mi guardò e mi fece cenno di avvicinarmi al bancone in ciliegio. Prese delicatamente l’abito dalle mani di Diana e cominciò a scartarlo con gesti quasi teatrali. Quando ebbe finito riuscii a vedere un abito bellissimo, uno di quelli che tutte le ragazze sognano di indossare almeno una volta nella vita… tutte tranne me.
Era di un color porpora accesso, la gonna, di media lunghezza, scendeva morbida,con i bordi asimmetrici;in vita era stretto, ma il vero pezzo forte di quel vestito era il corpetto:monospalla, con il decollete bordato da finissimi ricami. Era davvero incantevole. Scorsii gli sguardi di Diana e Claudia, e capii, dai loro occhi bramosi, che avrebbero dato di tutto per poter essere loro ad indossare quel vestito al party.
Mi madre non attese un mio commento e prese,non so da dove, un paio di sandali dal tacco fine che si allacciavano alla schiava.
<< Con questi, e con l’ultimo regalo di tuo padre – disse- dovrebbe essere tutto>>
<< E già…non so cosa dire, mamma. E’ splendido, ma non pensi che mi renderà un po’ troppo….non so….un po’ troppo…>>
<< ….un po’ troppo incantevole, vuoi dire???? – il suo tono era sarcastico ed era visibilemte seccata- Tesoro, quante volte devo dirti che non mi piacciono queste tue idee sul non volere apparire in pubblico al massimo delle tue possibilità! Ti è stato fatto dono della bellezza, no? Sfruttala!>>
<< Mi è stato fatto dono anche di una testa non tanto vuota, se è per questo!!!!!!!>>
<< Oddio amore mio, tu e questi discorsi sulla scuola, i libri e tutto il resto!!!! Non che l’istruzione, non sia importante, è ovvio, ma tu esageri! Io non ho mai finito le superiori eppure sono una donna felice!>>
Il discorso che mi stava facendo mia madre era stupido e superficiale!!!! La moda era la sua felicità, non la mia! Come faceva a considerare così inutili cose in cui io credevo davvero,come la scuola? Non ci potevo fare nulla se ero bella! Non avevo chiesto io di esserlo! Ma il mio futuro lo avrei deciso con la mia testa, bellezza o non bellezza, e non avrei lasciato che mia madre mi impedisse di continuare gli studi che avevo scelto!!!!!!
<< Ognuno di noi trova la felicità in qualcosa di diverso. Se la tua è stata in passerella di certo non lo sarà la mia>>
Con quella frase la nostra discussione si era conclusa.
Mia madre prese il vestito e mi riaccompagnò a casa. Durante tutto il viaggio di ritorno non mi disse una sola parola.
Mia madre mi aveva riaccompagnata a casa e poi era tornata in boutique, lasciandomi il vestito sul tavolo.
Mi avvicinai e cominciai ad osservarlo…all’improvviso sentii crescere in me il desiderio irrefrenabile di provarlo…
Senza indugiare un secondo di più tolsi in fretta i vestiti che avevo addosso, rimanendo in biancheria, poi presi l’abito e lo portai con me davanti allo specchio.
Cominciai ad infilarmelo dal collo lentamente e con molta calma, per paura di romperlo. Quando mi fu scivolato addosso del tutto stavo per guardarmi allo specchio, ma in un repentino cambiamento d’idea volsi lo sguardo dalla parte opposta. Non era ancora tutto…
Calzai i sandali alla schiava ( che ,contrariamente a ciò che si poteva pensare nel vederli, al piede erano abbastanza comodi) e poi andai ad aprire il portagioie… quel gioiello di Cartier luccicava fiero sugli altri, quasi volesse dire “ Prendimi”.
Misi quel collier e poi ritornai allo specchio… ciò che vidi mi fece allo stesso tempo maledettamente piacere e immensamente male…inutile dire che ero stupenda. Un singhiozzo inaspettato mi arrivò alla gola, seguito da un altro, e un altro ancora… e poi la prima lacrima…
Perché, per almeno una volta in vita mia, non potevo guardarmi allo specchio e pensare “ Merda! Quanto sò cozza!”????????
Perché ero sempre ammaliante anche quando non lo volevo?????
Ed era inutile mettere felpe larghe per dissimulare il seno sodo e non usare il trucco…la perfezione del mio aspetto l’aveva sempre vinta…non riuscivo ad essere brutta nemmeno se lo volevo!
E pensare che tutte le mie amiche mi dicono sempre che vorrebbero essere come me…cazzo, che ne sanno loro di quanti problemi dia il mio aspetto?!?!?!?! Ero io quella a voler essere come loro…. Uomini di ogni età che si voltano a guardarmi ovunque vada, signore quarantenni che mi lanciano occhiate e poi bisbigliano fra loro al supermercato, ragazzine piene di invidia che mi trafiggono con sguardi malevoli, ragazzi che balbettano quando gli rivolgo la parola…dite a queste ragazze che tanto mi invidiano che facciamo a cambio quando vogliono!!!!
Guardai la mia immagine nello specchio piena di rabbia…era colpa sua se non potevo avere una vita normale!!!!!!
In quel momento ero una pentola a pressione piena d’ira repressa, non potevo più contenermi, dovevo sfogare in qualche modo e…. CRASH!!!!!!!
Tenevo il pugno chiuso e sanguinante contro lo specchio…i frammenti di vetro continuavano a cadere sul pavimento; mentre i rivoli di sangue caldo scorrevano lungo il mio braccio…l’avevo fatto davvero…avevo rotto lo specchio con un pugno…cosa mi prendeva…CAZZO!!! COSA DIAMINE MI PRENDEVA!!!!
Volevo distruggere la mia immagine e invece avevo solo peggiorato le cose…perché ora i miei occhi mi guardavano stupiti a centinaia da tutti i piccoli frammenti di specchio sul pavimento…non avevo distrutto il mio problema, lo avevo solo moltiplicato…prima gli occhi a guardarmi erano solo due…
Avvertii il bruciore alle nocche e corsi in bagno tenendomi la mano.
Disinfettai tutti i graffi…per fortuna non erano profondi e non avevo bisogno di fasciature.
Lo stato d’animo che avevo in quel momento era di completa rassegnazione…quei mille occhi che mi guardavano dai frammenti di specchio mi avevano fatto capire che non potevo distruggere ciò che ero…
Ansimavo. Il mio petto si alzava e si abbassava sotto il peso della collana…non potevo distruggere ciò che ero…non potevo distruggere ciò che ero…non potevo distruggere ciò che ero…
Per quanto lo odiassi quel viso faceva parte di me, ed era attraverso quella bocca che esprimevo i miei pensieri al mondo…se solo quella bocca fosse stata un po’ meno carnosa e delineata…
… Poi mi ricordai di Federico, e tutto cambiò.
Mi sfilai il vestito di dosso e lo posai dov’era prima, e così feci anche con i sandali ed il collier…
Mi accarezzai delicatamente la mano destra, sentendo al tatto i ruvidi cumuli di sangue rappreso. Com’ero stata sciocca. Cosa avrei detto ora a mia madre riguardo allo specchio???? Bhe…a dire il vero quello era l’ultimo dei miei problemi; mia madre non entrava nella mia stanza da mesi, chi diceva che volesse farlo proprio mentre lo specchio non era al suo posto? Con un po’ di fortuna avrei avuto tutto il tempo per comprarne un altro uguale.
Avvertii un suono familiare…lo squillo del mio telefonino!
Indovinate chi era…
<< Pronto?>>
<< Buongiorno, Darling! Come va la febbre?>>
<< Tutto passato. E a te come vanno le cose? Fatto paura il dottore?>>
<< Spiritosa…anche io sto abbastanza bene….>>
Sembrava volesse continuare quella frase e dire qualcos’altro, ma non lo fece.
<< Fede????>>
<< Si?>>
<< Volevi dirmi qualcosa?>>
<< Bhe, io mi chiedevo se….sai, mi domandavo se tu…>>
<< Cosa ti chiedevi, scusa?>>
<< Cioè, insomma…poteva essere che, sai….Allora: io sto morendo dalla voglia matta di rivederti. Possiamo vederci domani pomeriggio???>>
Disse quell’ultima frase tutto d’un fiato,quasi l’avesse imparata a memoria…sorrisi; ma certo che volevo rivederlo! Stavo per dirgli di si quando mi ricordai di uno spiacevole particolare…domani pomeriggio sarei stata a Villa Clara…Mannaggia a mia madre e quei suoi party di stì cazzi!!!!!!
<< Ehm, Fede, veramente io…non che non mi va di uscire con te, ma vedi…è che domani pomeriggio io dovrei, cioè…>>
<< Non preoccuparti, capisco>> Sembrava un po’ deluso.
<< Mi dispiace davvero, ma sai è che io domani…>>
<< E dopodomani?>>
A momenti piangevo…dopodomani sarei stata ancora rinchiusa in quella cazzo di Villa!!!!
<< Oh Fede davvero mi dispiace tanto, ma vale lo stesso discorso di domani…ho già un impegno, purtroppo…>>
<< Ok, fa nulla. Allora tra tre giorni? Oh, no scusa, tra tre giorni non posso io…ho dimenticato che devo…ehm, no niente>>
<< Di questo passo ci vedremo davvero alla posta per la pensione!>>
Rise, ma la sua risata non esprimeva gioia.
<< Mi manchi davvero, Darling…io non so cosa mi succede, è che io, non so…se resto qualche altro giorno senza vederti mi sa che muoio>>
Ma diceva sul serio??? Oddio che dolce! Ero, non al settimo, ma all’ottavo cielo!!!! Anche a me lui mancava da matti!
<< Oh, Fede…>>
<< Cosa stavi facendo quando ti ho telefonato?>>
Non potevo certo dirgli che avevo appena rotto uno specchio con un pugno…
<< Stavo leggendo>>
<< Cosa???>>
<< Nulla di speciale, un libro che mi ha regalato una mia zia, sono ancora all’inizio…>>
<< Certo non sarà mai bello quanto il nostro Harry!>>
E già…il “nostro” Harry…
<< Come Harry nessuno mai!>>
<< Ben detto Luigi!>>
<< Federico!!! Non mi va che mi chiami così!>>
<< Dai, era solo per prenderti un po’ in giro…>>
<< E tu cosa facevi?>>
<< Pensavo ad una persona…>>
<< Chi???>>
<< Uhm…mi sa che la conosci, sai…>>
Non poteva essere come pensavo io….non poteva…sarei morta dalla felicità…
<< Davvero? Posso avere un indizio????>>
<< Un indizio, dici? Vediamo un po’…le sto parlando in questo momento. Hai capito chi è??? Su che ti ho aiutato molto!!!>>
Si!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Evvai!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
<< Ehm…con chi stai parlando oltre a me in questo momento??????>>
Fede rise…questa volta di gusto.
<< Sciocchina…non sai cosa darei per essere con te in questo momento…>>
Anche io…
Assaporai il dolce suono delle sue ultime parole…aveva una voce meravigliosa, come il resto di sé…
Sentii bussare alla porta. Era uno scampanellio discreto ed educato…di certo non era Luca!
<< Penso di sapere, sai, chi ha bussato alla tua porta in questo momento!>>
<< Come fai a saperlo se neppure io ne ho la più pallida idea!>>
<< Ehm…diciamo che ho un sesto senso…vai ad aprire, su…io ti lascio qui, con mio grande rammarico!>>
<< Oh…bhe, come vuoi…allora, ci sentiamo?>>
<< Si ci sentiamo, e spero anche di vederti, il prima possibile! Bye bye Darling!>>
<< Ciao Fede>>
Chiusi la telefonata ed andai ad aprire…
alischa
00sabato 16 aprile 2005 10:40

<< E’ in casa la signorina Lisa??? Avrei queste per lei>>
…davanti a me c’era il facchino del Flowers Express con un mazzo di trecento rose rosse tra le braccia!



Mamma mia! Un mazzo di rose! E che mazzo poi!!!!! Erano tantissime…e stupende!
<< Bhe, ecco…la signorina Lisa, sarei…cioè, sono io>>
Il ragazzo mi guardò e poi disse:
<< Degne della sua bellezza signorina, non pensa? Chi gliele ha mandate deve tenerci molto a lei…e deve avere anche molti soldi…con quello che costano le rose!>>
Le ultime due frasi erano decisamente poco professionali…
<< Ehm…io, bhe…ecco…>>
Prima che potessi dire altro il facchino mi ficcò il mazzo di rose tra le mani e disse:
<< E’ tutto a posto signorina. La consegna è già stata pagata>>
Altra frase decisamente poco professionale…mi sa che doveva essere alle prime consegne…
<< Ah, se è così, allora arrivederci>>
<< Arrivederci signorina, e tante care cose!>>
Il ragazzo mi voltò le spalle e cominciò a scendere le scale mentre io richiudevo la porta.
Andai in salotto e posai le rose sul tavolo…erano pesantissime.
Le guardai: erano di un rosso accesso, disposte a formare una coda di pavone, invasate in una bolla di cellophane piena d’acqua…erano davvero bellissime…c’era anche un biglietto!
Lo presi e lo lessi, diceva:
SPERO CHE LE ROSE TI PIACCIANO…IO LE ADORO; SONO FIORI BELLISSIMI, ANCHE SE MAI QUANTO TE, OVVIAMENTE…
FEDERICO
Non poteva essere vero…non poteva essere vero…non poteva essere vero…Era vero!
Mi si stava sciogliendo il cuore e mi tremavano le ginocchia…sentivo la felicità salirmi al petto come un’ondata di bollicine frizzanti!!!!!!
Cominciai a saltellare per il salotto nel vano tentativo di scaricare l’adrenalina in eccesso, canticchiando stonatamente un motivetto.
Mi sedetti sul divano e fissai le rose…me le aveva mandate proprio Fede!!!! Non riuscivo ancora a crederci…ecco cosa intendeva quando ha detto di sapere chi stava bussando allo porta! Aveva architettato tutto con un tempismo perfetto!!!
Sul mio viso si allargò il primo vero sorriso di quella stressante giornata…mi riguardai la mano: come cazzo avevo potuto perdere il controllo così velocemente???????
Ma non ero nello stato d’animo adatto per chiedermi certe cose…nella mia mente riuscivo a vedere un unico nome: FEDERICO.
Presi il telefonino e cominciai a scrivere un sms:
…HAI PROPRIO RAGIONE: LE ROSE SONO FIORI BELLISSIMI. GRAZIE PER AVERMELE MANDATE.
DI’ LA VERITA…MI AVEVI TELEFONATO APPOSTA!
GRAZIE ANCORA E UN GRANDE BACIO, LISA.
Non era proprio una frase da poema, ma sempre meglio di niente!
Inviai il messaggio e mi abbandonai sui cuscini del divano…penso che chiunque mi avesse visto in quel momento avrebbe potuto pensare che avevo una sorta di protesi facciale tanto che era grande il mio sorriso!!!!
Allora non dovevo fargli proprio schifo…in fondo mi aveva mandato un mazzo di rose!!!!!!! E se lo faceva con tutte???????
Non ebbi il tempo di rispondermi a quella domanda perché il cellulare vibrò…un messaggio di Fede!
MI PIACEVA SPECIALMNTE L’ULTIMA PARTE DEL TUO MESSAGGIO “UN GRANDE BACIO”…QUANDO POTRO’ AVERLO DAVVERO?
Quel ragazzo era straordinario…
SICURO DI VOLERNE SOLO UNO?
Gli inviai questa breve domanda e aspettai ansiosamente la sua risposta…che non tardò ad arrivare!!!!!
DI BACI TUOI NE VORREI ALL’INFINITO…SEMPRE CHE TU SIA DISPOSTA A DARMENE COSI’ TANTI…
Ma che cose erano quelle da dire!!!!!! Certo che gliene avrei dati quanti lui me ne avesse chiesti e anche di più!!!!!!!!!
Mi sfiorai le labbra con le dita…quanto avrei voluto toccare le sue…
UHM… NON SAPREI…DIPENDE DAL MODO IN CUI ME LI CHIEDERAI…
Chissà se era vero, come aveva detto al telefono poco fa, che mi stava pensando…e se si, cosa pensava di me?
AH…SE LE COSE STANNO COSI’…ASPETTA E VEDRAI…
Mi piaceva la sua maliziosità…ma la domanda di poco prima ritornò all’attacco nella mia testa: cosa pensava di me????
FEDE, MA TU COSA PENSI DI ME?
Inviai quel messaggio, ma me ne pentii subito! Che domanda scema che gli avevo fatto! Oddio! Chissà come la prenderà ora!!!! Quanto era cretina!!!!! Cretina! Cretina! Cretina! Cretina!
La risposta mi arrivò subito…
…IO “DI” TE NON PENSO PROPRIO NULLA, PENSO “A” TE…E LA COSA E’ DIFFERENTE…E TU DI ME COSA PENSI?
Non la reputava poi una domanda tanto stupida se anche lui me la poneva…la cosa mi sollevò.
COSA PENSO DI TE???? SEGRETO…
Chissà se avrebbe avrebbe risposto al messaggio…e cosa avrebbe detto…
Lo squillo del telefono rispose alla mia prima domanda…dovevo leggere per conoscere la risposta anche alla seconda…
SEGRETO, DICI? E TU, SIGNORINA,HAI IL CORAGGIO DI LASCIARE UN POVERO RAGAZZO CON QUESTO DUBBIO???
Era troppo simpatico! Cosa gli avrei risposto ora?
MA CERTO CHE CE L’HO, CARO MIO! MI SA CHE TI LASCERO’ CON IL DUBBIO FINO A CHE NON POTRO’ DIRTELO GUARDANDOTI IN FACCIA…
E si, volevo proprio rivederlo…
MI DAI UN MOTIVO IN PiU’ PER INCONTRARTI ALLORA! COME SE NON NE AVESSI GIA’ TANTI…ORA TI DEVO LASCIARE, DARLING. HO UNA PARTITA DI CALCIO. BACI, FEDE.
E così si concludeva la nostra conversazione…
ALLA PROSSIMA ALLORA, E SPERO CHE SIA PRESTO. BACI ANCHE TE, LISA.
Mi alzai dal divano e andai in cucina. Avevo fame.
DolceAry
00domenica 24 aprile 2005 20:14
Bellissima!!!!!!.....scusa se x un pò nn ho commentato ma sai c'è di nuovo il forum dei blue.....cmq VAI AVANTI!!!!!!!!!!!!
[SM=g27823] [SM=x150342] fede è tr[SM=x150359]

Baci
byaryryan
fefi87
00sabato 7 maggio 2005 16:47
lisa m manca la tua storia....
pikkolaveve
00sabato 7 maggio 2005 17:19
cavolo io la sto stampando e se la pubbliki ti viene fuori un bel libro
alischa
00sabato 7 maggio 2005 17:56
Che palle la scuola!!!!!!!!!!!
Avevo due ore di latino, due d’inglese e una di storia…da flebo!!!!
Quando finalmente la campanella dell’ultim’ora suonò ed io uscii all’aperto mi sembrava di rivedere la luce dopo dieci anni di galera!!!!!!
Come avevo detto a mia madre la scorsa mattina ritenevo la scuola una cosa importante…ma mi scocciavo di andarci perché era troppo noiosa!!!!!
D’altro canto sempre meglio i banchi di scuola che le passerelle…o almeno così la vedevo io!
Voltai le spalle all’edificio scolastico e stavo avviandomi verso casa quando sentii alle mie spalle il clason di un’automobile.
Mi voltai. Era una bella macchina color canna di fucile che si accostò vicino al marciapiede. Il finestrino si abbassò. Era Diana.
<< Ehi, Lisa! Salta su, forza! Mi manda tua madre, mi ha chiesto di accompagnarti a Villa Clara>>
Villa Clara, già! Me ne ero quasi scordata!
Entrai in macchina; Diana riaccese il motore e poi mi disse:
<< Allora, piaciuto il vestito?>>
<< E’ bello, si>>
<< Ehi!Un po’ più d’entusiasmo! Cosa c’è che non va?>>
La guardai in viso senza rispondere.
<< Ho capito. Ho capito… non ti piace vero il mondo della moda?>>
Scossi mestamente il capo, ancora senza parlare.
<< Secondo me dovresti parlarne con tua madre. Sei grande ormai, e sarai pur libera di fare le tue scelte! Se non è la passerella quello che tu vuoi dalla vita lei deve capire!>>
<< Ma come faccio! E’ fiera di me solo quando mi vede sfilare!>>
<< Questo non è vero! Tua madre è sempre contenta di te! E’ tua madre, capisci? Lei Ti-vuole-bene>>
<>
<< Su non dire così…è solo che quando sfili si rivede in te quando aveva la tua età, ecco tutto…>>
<< Diana, non cercare sempre di proteggerla!>>
<< Si, ok, ok! Avrai anche ragione, in fondo…lei vuole che tu faccia la sua stessa carriera, ma ciò non toglie che ti amerebbe ugualmente anche se non lo facessi, ecco…per questo io ti dico di fare ciò che vuoi tu, e non ciò che pensi possa volere tua madre da te!>>
<< Parli facile, tu! L’hai sentita ieri in boutique?>>
Questa volta fu Diana a non rispondere, e non disse più una parola fino a che non arrivammo ai cancelli di Villa Clara.
Scendemmo dalla macchina e trovammo mia madre in giardino che si affannava a dare istruzioni agli addetti al catering. Ci vide e ci venne incontro.
<< Ciao Diana, ehy tesoro! Oddio, sono stremata! Possibile che sia tanto difficile disporre cinquanta tavolini per il buffet a semicerchio?>>
<< Questioni di punti di vista…>> disse Diana.
<< E come vanno a te le cose, tesoro? Ho fatto preparare la tua stanza e ti ho portato alcuni vestiti, se ti va di salire puoi>>
<< Certo mamma, ci vado subito. Ciao mamma, arrivederci Diana>>
Salii in fretta le scale che portavano al quarto e ultimo piano della villa, dov’era la mia stanza.Sopra c’era solo il terrazzo….il posto della casa che preferivo. Aprii la porta. La mia stanza a Villa Clara era arredata secondo i finissimi gusti di mia madre…tappezzeria a veli e stoffe a fiorellini delicati…e letto con le tende…non che non mi piacesse quella stanza, no…ma preferivo il caos della mia.
Mi gettai sul letto…quelli erano solo i primi minuti di un weekend che si preannunciava infernale…non vedevo l’ora che finisse tutto per ritornare a casa da Luc…no, a casa non c’era nessun Luca ad aspettarmi quella volta! Tanto valeva rimanere lì….


Quei due giorni passarono relativamente in fretta, e quando mi affacciai alla finestra, la mattina del party, vidi,allestita in giardino,la passerella su cui avrei dovuto sfilare tra poche ore…
I tavoli erano disposti a semicerchio come voleva mia madre. Le scale erano piene di fiori e piante.
Scesi per vedere com’era stato preparato il salone.
Uscendo dalla mia stanza vidi che anche le scale di casa erano state ricoperte di fiori sul corrimano. In salotto ci trovai mia madre, Diana e Claudia.
<< Ehy, amore! Dormito bene stanotte?>>
<< Splendidamente, mamma. Buongiorno Diana, buongiorno Claudia>>
Le due mi risposero con un cortese cenno del capo.
<< Che ne dici, tesoro, dell’allestimento?>>
Diedi un’occhiata in giro… era stato fatto davvero un buon lavoro!
I divani e le poltrone color avorio erano ben disposti attorno al grande tavolo del rinfresco e dappertutto c’erano delle bellissime piante da interni.
<< Davvero carino, mamma. Davvero carino, si>>
<< Sono felice che ti piaccia.Chris e Matisse arriveranno nel pomeriggio presto. Quindi faremo meglio a mangiare qualcosa ora se non vorremo farli aspettare troppo. Su, tutti di là che il pranzo è pronto!>>
Chris e Matisse erano il truccatore e l’acconciatore professionisti che mia madre chiamava per me e per lei ogni volta che organizzava un party o una sfilata. Erano molto simpatici, mi facevano spesso ridere con il loro accenti, visto che erano francesi. Matisse aveva modi pesantemente effemminati e portava i capelli lisci a caschetto, mentre Chris era gay dichiarato. Formavano una coppia formidabile…
Pranzammo in fretta, mentre mia madre non la finiva più di parlare degli ospiti che ci sarebbero stati quella sera…nemmeno il cibo riusciva a chiuderle la bocca su quest’argomento!
Chris e Matisse arrivarono insieme,alle quindici in punto, a bordo di una mini couper fucsia acceso ( macchina che si addiceva a pennello alla loro personalità…)! Li vidi dalla finestra e corsi ad aprire!!!
Come mi videro allargarono le braccia e Matisse esclamò:
<< Oh! Tesoro mio…che piacere vederti! Diventi ogni giorno più bella!>> E così dicendo mi soffocò in un abbraccio.
<< Matisse…così mi soffocherai…>>
<< Oh! Hai ragione…scusami tanto>> E mi lasciò andare…ma dopo fu la volta di Chris…che mi strinse in un abbraccio se è possibile ancora più soffocante di quello di Matisse….
<< Ehi stupenda…dov’è la mia affascinante Clarisse?>>
<< Mia madre è di sopra, seguitemi>
Insieme per le scale formavamo un insolito trio… Io aprivo la fila saltellando per i gradini, e loro mi seguivano carichi di borse piene zeppe di cosmetici e roba per capelli…
<< Ehi tesoro rallenta un po’ che non ho più l’età per certe cose…>>
Arrivati al quarto piano aprii la porta della stanza di mia madre senza bussare. Le ci aspettava seduta composta sul letto. Accanto a lei c’erano i nostri vestiti.

Mia madre si alzò con grazia dal letto e salutò calorosamente Chris e Matisse.
<< Allora bellezze moie…sieto pronte per il trocco e parrocco?>>
La prima a passare per le abili mani di Chris e Matisse sarebbe stata mia madre…ci avrebbero messo molto tempo per decidere come renderla ancora più bella …ma davvero molto…per questo io mi scusai e uscii dalla stanza di mia madre, dirigendomi verso la mia.
Tenevo, in un cofanetto della mia stanza, l’unica copia esistente delle chiavi del terrazzo. Mia madre non ci andava mai, perché mal sopportava le altezze, io invece lo adoravo…specialmente di sera, quando le stelle sembrano buchi nel cielo che filtrano la luce dell’infinito e la luna ti accarezza con i suoi deboli raggi, chiedendo un po’ di compagnia in una notte silenziosa. Nonostante tutto il terrazzo mi piaceva anche di giorno; ragion per cui presi le chiavi e ci andai.
Nonostante non ci andasse mai nessuno, oltre a me, mia madre lo faceva sempre tenere in ottime condizioni dalle donne di servizio per pure ragioni di estetica. Lungo le balaustre c’erano le fioriere e in un angolo qualche sedia, un tavolino e un gazebo. Mi appoggiai alla balaustra…da lassù si riusciva a vedere quasi tutta la città…e il mare. E già, il mare…chissà se anche qui c’era qualche delfino…
Il pensiero dei delfini mi riportò inesorabilmente alla mente Federico. Erano ben due giorni che non mi dava sue notizie…mi sentivo un po’ tradita, anche se non avevo alcun buon motivo per esserlo, visto che non ero la sua ragazza…però avrei voluto tanto esserlo….
Chissà se era vero, come diceva lui, che ogni tanto mi pensava.
Mi ricordai, senza motivo, delle sue parole l’ultima volta che lo avevo sentito a telefono “ Allora tra tre giorni? Oh, no scusa, tra tre giorni non posso io…ho dimenticato che devo…ehm, no niente”. Cosa avrebbe dovuto fare stasera??? Mentre io sarei stata chiusa in questa villa ad aspettare impaziente la fine della serata, dove sarebbe stato lui???
Il pensiero di Fede lontano da me mi faceva male…chissà…forse avrebbe potuto incontrare un’altra ragazza e lasciare perdere me senza troppi complimenti…
Me ne stavo appoggiata su quella balaustra a pensare…a pensare a Federico, a pensare a Luca, a pensare a mia madre, a pensare al party che sarebbe cominciato tra poche ore…poi guardai l’orologio. Erano le cinque e mezza, cazzo! Alle sette sarebbero arrivati i primi ospiti. Corsi da Chris e Matisse…

Aprii la porta della stanza di mia madre e ansimavo a causa della corsa per le scale.
<< Oh, tesoro! Mi chiedevo dov’eri finita!!!! E’ tardissimo! Devi far presto! Forza! Diritta filata nella vasca da bagno!>>
Chris stava ancora dando un ultimo tocco ai suoi zigomi …era incantevole!
Senza dire una parola andai in bagno, riempii a metà la vasca, mi spogliai e mi ci immersi. Mi lavai di corsa il corpo e i capelli, poi misi l’accappatoio e tornai da mia madre. Oramai Chris aveva finito con lei, che stava discutendo con Matisse sull’acconciatura che avrebbe portato quella sera.
<< Tesoro…ti consiglio di mettere prima l’abito, se non vogliamo rischiare di rovinarti il trucco infilandolo>> mi disse Chris.
<< Certo Chris, faccio in un attimo!>>
Presii il mio vestito dal letto e andai nella mai camera, indossai il completo di biancheria che avevo scelto per quella sera e poi infilai cautamente il vestito dalla testa…evitando di guardarmi allo specchio…e poi tornai da Chris.
Come i due francesi mi videro si proferirono in esclamazioni di stupore e Chris cominciò a battere le mani entusiasta.
<< Oh, cheri!!!! Ma con questo abito sei incantevole!>>
Mia madre non disse niente, si limitò a guardarmi piena di soddisfazione con un mezzo sorriso.
Mi sedetti sulla sedia su cui era stata mia madre fino a pochi minuti prima e Chris cominciò ad armeggiare con i suoi piumini sul mio viso…
Quando Chris ebbe finito con me fu la volta di Matisse, che mi disse:
<< Allora tesoro…cosa hai in monte per i tuoi capelli???>>
<< Matisse caro, questa volta ti lascio campo libero. Puoi far tutto quello che vuoi tu con i miei capelli a sole due condizioni: 1) Niente gelatina, lacca o roba appicciosa. 2) Niente acconciature che tirano per tutta la sera>>
Matisse mi guardò sorridendo e poi mi disse, con aria complice:
<< Non preoccuparti cheri! Per stasera un nature look…>>
Cominciò ad armeggiare con i miei lunghi capelli scuri, e quando ebbe finito, circa un’ora dopo, mi ritrovai una cascata di morbidi boccoli,che partivano da sopra le spalle, al posto dei miei soliti capelli lisci come spaghetti…e questa volta si doveva proprio dire: bravo Matisse!
Mi alzai dalla sedia e indossai i sandali alla schiava. Stavo per andare davanti allo specchio, quando mia madre mi disse:
<< Ehi, ehi, amore mio! Aspetta un attimo! Non credi di aver dimenticato qualcosa?>>
Aveva tra le mani il gioiello di Cartier. Si avvicinò, mi alzò i capelli e me lo mise al collo. Poi mi prese la mano e mi accompagnò davanti allo specchio.
Quello che mi mostrò lo specchio fu ancora peggio di quello che avevo visto pochi giorni fa…grazie al lavoro di Chris e Matisse questa volta ero davvero di una bellezza abbagliante. Sentivo una lacrima di rabbia premere nei miei occhi, reclamando di uscire, ma la respinsi verso il basso, perché non avevo il coraggio di rovinare il sorriso che mia madre, guardandomi,aveva in quel momento…

Al piano terra,nella tavernetta, avevano finito di prepararsi anche le altre modelle che avrebbero sfilato quella sera. I primi ospiti cominciarono a riempire il giardino, e alle 19:45 in punto, quando tutti furono arrivati, si accesero i riflettori sulla passerella e tutti presero posto ai tavoli in giardino: la sfilata era cominciata.
Da dietro le scene riuscivo a vedere le espressioni interessate delle signore e la noia dissimulata dei loro mariti.
Contesse e mogli di cavalieri si guardavano in viso e poi annuivano al passaggio dei vestiti più belli, mentre i signori sembravano più interessati alle modelle…
Quando l’ultima modella finii di sfilare mia madre mi prese per mano…era arrivato il momento per me di salire in passerella.
Feci un paio di passi,con mia madre accanto, e la forte luce artificiale mi dava fastidio agli occhi. In quel momento ricordavo tutte le ore passate a camminare elegantemente nel corridoio di casa sotto la guida di mia madre, che già da piccola mi insegnava a sfilare, ricordavo i libri sulla testa e il ginocchio-davanti-al-ginocchio che mia madre mi urlava dietro ogni volta che andavo un po’ storta.
Camminavo alla sinistra di mia madre, ostentando una sicurezza che non avevo, sentendo addosso gli sguardi invidiosi e ammirati dei presenti.
Arrivate alla fine mia madre si girò verso i suoi ospiti e pronunciò un monotono ed inevitabile discorso di ringraziamento. Scorsi i presenti; c’erano come sempre le ricche signore, le loro figlie, i loro mariti, alcuni rappresentati del mondo della moda, ed i fotografi…ma non vedevo nessuna faccia nuova…dov’erano andati a finire la moglie dell’ambasciatore e suo figlio?
L’applauso concitato proveniente dai tavoli mi fece notare che mia madre aveva finito di parlare; insieme facemmo dietrofront e ritornammo dietro le scene. Appena non fummo più visibili ai nostri ospiti mi avvicinai al suo orecchio e dissi:
<< Mamma…ma non c’è la moglie dell’ambasciatore inglese?>>
<< Ehm, non ancora tesoro, ha telefonato dicendo che ha avuto un contrattempo, abbiamo dovuto iniziare senza di lei…ma arriverà a momenti>>
<< Ah, capisco>>.
Mia madre congedò le modelle e poi andammo in salotto, che nel frattempo si era affollato di ospiti. Strinsi un paio di mani e sopportai i discorsi pieni di moine di alcuni delle miglior clienti di mia madre, ma,non appena ne ebbi l’occasione, scappai di soppiatto nel giardino del retro, che non veniva mai occupato da nessuno durante le feste, perché era alquanto buio.
In casi normali avrei approfittato di questi minuti di tranquillità per chiamare Luca e riempire di parolacce le giovani ospiti che mi squadravano verdi invidia…ma questa volta non potevo farlo…
<< Lisa???? Lisa, sei qui?????>>
Era la voce di Claudia.
<< Si, Claudia, sono qui>>
<< Lisa, vieni con me! Tua madre ti sta cercando! Sono arrivati proprio ora la moglie e il figlio dell’ambasciatore, vuole presentarteli!>>
<< Si, arrivo>>
Tornai in salotto e mi feci strada tra le signore ingioiellate presenti. Vidi in lontananza mia madre che civettava allegramente con due persone, che non riuscivo a distinguere bene perchè coperte dal ventre prominente del Cavaliere Fiorelli.
Mia madre mi vide e oltrepassò il Cavaliere, mi tese una mano e disse:
<< Signora, sono lieta di presentarle mia figlia, Lisa>>
Le due persone che prima non ero riuscita a distinguere si fecero avanti.





sorry,ma m dimentico ogni volta di postare!![SM=g27811]
cmq ora è 1bel dubbio......k saranno la moglie e il figlio dell'ambasciatore??[SM=g27833] [SM=x150342]
ciokina
00domenica 21 maggio 2006 10:55
vengo su qst sito già da 1 pò e m sn tr appassionata a leggere la storia... xò manka la fine... qlcn m saprebbe dire da quale sito dei blue è stata presa...
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