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26/03/2005 10:54
 
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Perché mi sentivo così maledettamente strana??? In fondo non era il primo ragazzo che mi mandava qualche sms…e nemmeno tanto sentimentale per giunta!
Pensandoci bene erano normalissimi sms che si possono scambiare tra amici. Molto probabilmente ha scelto proprio me perché ho una faccia simpatica, e vuole essere solo mio amico, così….si, si, è proprio così. oppure no?
Bhe, vorrei calmarmi perché sto realizzando che la cosa che di più mi interessa non è capire perché lui mi abbia mandato quei messaggi, ma perché io mi sia sentita così agitata e piena di adrenalina nel riceverli! Perché?
Avevo intenzione di raccontare tutto a Luca, perché lui di relazioni uomo\donna se ne intendeva molto di più di me.
Ora Luca mi stava davanti e mi guardava con aria interrogativa, molto probabilmente si aspettava almeno un ciao…ma io rimanevo sulla soglia della porta, pietrificata, senza proferire parola alcuna e persa nei miei ragionamenti.
Dopo qualche secondo fu lui a parlare:<< Allora…per la prima volta dopo quindici anni hai notato quanto sia interessante lo stipite della mia porta di casa e vuoi fermarti qui fuori tutta la notte a contemplarlo oppure ti va di entrare?>>
Io sorrisi, entrai e non dissi nulla. Luca non mi chiese se dovevo parlargli, poiché la stragrande maggioranza delle volte che vado lui non ho proprio nulla da dirgli, ma voglio solo cazzeggiare un po’.
Luca, allora, pensando che fossi lì senza nessun motivo specifico, cominciò a raccontarmi un’idiotissima barzelletta sui carabinieri…che non mi fece ridere affatto. Forse in fondo non era la barzelletta ad essere idiota, ma io che quel giorno non avevo voglia di ridere, perché tutta di un tratto ero diventata triste. Luca mi guardò in viso, si cimentò nel tentativo di un sorriso di compassione che gli riuscì un fiasco, e poi mi chiese: << Cos’hai?>>
Tutt’ad un tratto la mia mente ed il mio cuore si divisero e smisero di consigliarmi assieme. La mia mente, la razionalità, mi diceva di confessare tutto a Luca su Fede e sui miei stai d’animo. Il mio cuore mi diceva di star zitta, perché quelli erano stati d’animo miei, miei e solo miei, e belli o brutti che fossero dovevo viverli da sola…alla fine cuore e mente si incontrarono a metà strada. << Luca…io ho un amica, che non conosci. Questa mia amica non si è mai innamorata veramente, e nell’amore non ha né creduto né mai sperato molto. Però ora ha visto un ragazzo, che non conosce molto bene, anzi, quasi quasi non lo conosce proprio e ci ha scambiato solo un paio di messaggini formali…cmq questa mia amica, ti dicevo, da quando ha visto questo ragazzo comincia a comportarsi in modo strano, è sempre su di giri, con la testa altrove…roba così…tu che ne pensi?>>
Mi sentivo una vera merda: prima di allora in vita mia non avevo mai mentito a Luca, proprio mai. Di solito ero per natura un’ottima attrice, ma con Luca non aveva funzionato, e la mia interpretazione fu un vero skifo! Luca non rispose e si sforzava di guardare insistentemente il pavimento. Aveva un’aria offesa. Mi conosceva troppo bene e aveva capito l’inganno. Vedendo lo sguardo da cucciolo offeso di Luca mi sentii crollare il mondo addoso, ed andai via con la scusa che dovevo studiare.
Naturalmente non studiai. Non mangiai neppure.
Quando fui nel letto, sola con i miei pensieri sul cuscino cominciai a pensare seriamente alla bugia che avevo detto a Luca quel pomeriggio…ero stata ingiusta! Luca non meritava le mie bugie!
Era la prima volta che gli mentivo…cominciai a piangere senza riuscire a capire il vero motivo delle mie lacrime. In fondo era solo una piccola reinterpretazione della relatà ma io mi sentivo come la più grande traditrice della storia. Il problema non era che avevo mentito (cosa che più o meno facevo spesso per divertimento o per trovarmi le scuse), ma che avevo mentito “a Luca”. Mi girai su un lato, mi strinsi il cuscino sulla testa per soffocare il rumore dei singhiozzi e continuai a piangere.
Eh già, avevo proprio mentito a Luca, ma…perché lo avevo fatto?
Quella domanda mi colpì al cuore quasi come uno schiaffo ben assestato può colpire il viso.
Già…perché?
Piansi più forte.

La mattina dopo ero molto stanca, come se avessi passato la notte a lottare contro un qualcosa, a lottare quasi fisicamente contro quella bugia e contro l’espressione offesa di Luca. Indossai il primo pantalone e la prima maglietta che ebbi sottomano senza pensare ad abbinare i colori, afferrai la cartella e uscì di casa.
Stavo per entrare a scuola quando una frase entrò come un fulmine nella mia testa messa a soqquadro dai pensieri notturni, e quella frase diceva solo : PARLA A LUCA, ORA, PARLA A LUCA!
Non saprei dire cosa mi prese in quel momento, neppure il perché e cosa mi stesse passando per la testa, so solo che improvvisamente feci dietrofront e, con passo spedito e senza lasciar detto nulla a nessuno, cominciai ad uscire dal cancello della scuola.
Nessuno cercò di fermarmi, i bidelli ci lasciavano fare ciò che volevamo prima che suonassero le otto e trenta. Erano le otto e un quarto.
Una volta fuori dal cortile scolastico cominciai a correre come una dannata con la cartella che mi pesava sulle spalle. Correvo e non avvertivo la fatica, la gente si spostava al mio passaggio impaurita, ma io non mi rendevo conto di nulla e continuavo a correre perché dovevo riuscire ad arrivare a scuola di Luca prima che lui entrasse in aula. Dovevo!
Al momento non sapevo che importanza aveva riuscire a parlare a Luca quella mattina e non, invece, aspettare il pomeriggio, e non lo saprei dire con certezza tutt’ora, ma penso che avessi solo paura che mente e cuore si dividessero come il pomeriggio precedente e che dovessi approfittare di quell’attimo in cui erano invece in perfetta sintonia.
Arrivai stremata al cancello dell’ Istituto Tecnico e comincia a cercare disperatamente Luca con lo sguardo tra i ragazzi che si accingevano ad entrare in aula. All’improvviso lo vidi in lontananza ed urlai con tutte le mie forze: <>
Lui si voltò, mi vide, mi guardò. Poi si incammino verso di me. Penso sapesse, già dal momento in cui si sentì chiamare, ciò che volevo dirgli.



Quando Luca mi fu vicino non disse una parola, mi prese solo la mano e mi portò via, come quando eravamo bambini…molti anni fa succedeva frequentemente che a causa della mia insolenza mi cacciassi nei guai con qualcuno che non si sarebbe certo fatto scrupoli a menare una bambina magrolina, ma fortunatamente Luca arrivava sempre in tempo per mollare un paio di ceffoni al malcapitato, poi mi prendeva la mano e mi portava via senza dire una parola…proprio come stava facendo adesso. Lo guardai in volto e riconobbi la stessa espressione che aveva in quei momenti…il viso contratto e lo sguardo duro come se volesse sgridarmi, ma poi, quando si girava verso di me e mi guardava, le sue labbra contratte si scioglievano in un sorriso e quegli occhi lasciavano trapelare una quantità immensa di bontà e tenerezza, e si limitava a farmi promettere che non mi sarei più cacciata in guai simili. Io puntualmente glielo promettevo, e puntualmente tornavo ad infrangere quella promessa.
Anche questa volta lui mi guardò con i suoi occhi azzurri e sorridendo mi disse: << Perché ieri non mi hai detto la verità? Sai che a me puoi dire tutto! Promettimi che non lo farai mai più, ti prego, promettimelo>>
A questo punto mi sentii salir al cuore due sentimenti contrastanti: il senso di colpa e la gioia dell’essere stata in cuor suo perdonata; e quando queste due emozioni si incontrarono all’altezza del petto scoppiai in lacrime tra le sue braccia e gli promisi che non gli avrei mai più nascosto la verità, ma questa volta quella promessa ero ben decisa a non infrangerla.


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